Nel precedente articolo abbiamo trattato l’importanza della vitamina C per rafforzare un sistema immunitario debole. Studi recenti focalizzano l’attenzione sull’importanza anche della vitamina D per potenziare le difese immunitarie.
Carenza di vitamina D: problema diffuso
La carenza è un problema che riguarda il 50% della popolazione mondiale. Si stima che 1 miliardo di persone in tutto il mondo, di tutte le etnie e fascia di età, abbia una deficienza di vitamina D. Questa carenza diffusa su scala mondiale è ancora più grave a fronte dell’attuale emergenza legata al coronavirus.
Cause di carenza
L’ insufficienza può essere principalmente attribuita allo stile di vita e a fattori ambientali che riducono l’esposizione alla luce solare necessaria per la sua produzione (indotta dai raggi ultravioletti uvb). Il doveroso obbligo di stare a casa per contenere il contagio di coronavirus priva molti di noi dell’abituale esposizione solare.
Composizione
La vitamina D è costituita da un gruppo di ormoni, di cui esistono cinque diverse forme D1, D2, D3, D4, D5. Si può trovare solo nella forma D2 di origine vegetale e nella forma D3 (di origine animale). L’uomo sintetizza la vitamina D3 che è la forma più naturale.
E’ fondamentale per la salute delle ossa e aiuta ad assorbire il calcio. Carenze di vitamina D, infatti, sono associate a rachitismo ed osteoporosi.
Sintomi da carenza
Inoltre, i sintomi correlati all’ipovitaminosi D sono:
- dolore alle ossa,
- dolore articolare,
- osteomalacia (fragilità ossea),
- paradontite,
- malumore,
- eccessiva sudorazione.
Vitamina D e difese immunitarie
La vitamina D esercita diverse azioni biologiche sul nostro organismo. Questo articolo tratterà solo la relazione tra vitamina D e il Sistema immunitario.
Attualmente, sono molti gli studi che hanno dimostrato un’associazione tra infezioni delle vie respiratorie (influenza, raffreddore, asma e altre patologie) e bassi livelli di questa vitamina.
Un ampio studio diretto da scienziati della Queen Mary University di Londra, pubblicato sul British Medical Journal, è stato condotto in 14 paesi (anche in Italia). Lo studio ha preso in esame 25 trial clinici a cui hanno preso parte 11000 persone. Da questi trial è emerso che l’integrazione di vitamina D ha ridotto significativamente il rischio di contrarre influenza.
Gli effetti protettivi sono risultati tanto maggiori quanto più un individuo è carente (fino al 50% in meno di probabilità di ammalarsi), ma gli effetti, anche se più modesti, si sono registrati anche in individui non carenti (-10%rischio di infezioni).
Vitamina D in età pediatrica
In Italia l’ipovitaminosi D riguarda il 50/70% della popolazione neonatale e adolescenziale. Difatti, l’integrazione è raccomandata dai pediatri almeno fino a un anno di età.
In uno studio giapponese randomizzato e controllato effettuato su bambini trattati con un supplemento giornaliero di 1200ui, si è riscontrato un tasso di influenza inferiore del 40% rispetto ai bambini trattati con placebo.
Vitamina D e stagionalità
Nei mesi invernali le concentrazioni plasmatiche di vitamina D diminuiscono a causa di una minore esposizione solare. Ciò comporterebbe una maggiore esposizione a virus e batteri.
Questa tesi (che è tuttora una teoria) era già sostenuta da Robert Edgar-Hope-Simpson, un epidemiologo inglese che ipotizzò come l’influenza fosse correlata alla radiazione solare.
Basti pensare che nella stagione estiva esporsi al sole circa 20 minuti nelle ore più calde consente di immagazzinare dalle 15 alle 20000ui di questa vitamina
Vitamina D regolatrice del sistema immunitario
Le ricerche condotte negli ultimi anni spingono a credere che la vitamina D svolga un ruolo chiave nella regolazione del sistema immunitario. Questo è dimostrato dal riscontro della presenza del recettore della vitamina D (vdr) su diverse cellule del sistema immunitario come macrofagi, monociti, linfociti t.
Monociti e macrofagi in presenza di questa vitamina rilasciano un peptide, la catelicidina, in grado di distruggere diversi agenti infettivi virali e batterici.
Attualmente, la vitamina D è utilizzata per uso compassionevole (in associazione a diversi farmaci) nella terapia della tubercolosi.
Fonti alimentari
In questo periodo di isolamento dovuto al coronavirus, è ancora più importante assumere vitamina D attraverso l’alimentazione.
La fonte che ne contiene maggiormente è l’olio di fegato di merluzzo, seguito da salmone e tonno. Piccole quantità sono presenti nel formaggio, nel latte e nel tuorlo d’uovo.
Dosaggio giornaliero ed effetti collaterali
Il fabbisogno giornaliero varia a seconda dell’età: dai 200ui nei bambini ai 600ui dopo i 60 anni. Ad alte dosi può provocare calcificazioni e disturbi gastrointestinali.