Coronavirus: ruolo dell’alimentazione

L’alimentazione è un fattore determinante per la salute e anche oggi per guarire dal coronavirus.

Gli studi evidenziano anche sui pazienti con COVID-19 (coronavirus) la rilevanza indiretta della nutrizione nel determinare un esito positivo dei trattamenti curativi.

Coronavirus: primi protocolli alimentari

Al momento, esistono però solo protocolli basati sull’esperienza clinica che possono aiutare a stimolare le discussioni sulle opzioni di nutrizione.

Tali protocolli stanno portando miglioramenti nella standardizzazione degli approcci nutrizionali e nell’identificazione delle cure ottimali.

E’ il caso, ad esempio, del protocollo ideato da un team multidisciplinare di esperti che lavorano in Lombardia, pubblicato il 2 Aprile 2020 sulla rivista Nutrition.

In esso, si evidenzia come le diete enterali contenenti acido eicosapentaenoico (EPA), acido gamma-linolenico (GLA) e agenti antiossidanti possano offrire un beneficio clinico in ossigenazione e giorni di ventilazione nei pazienti con ARDS/danno polmonare acuto.

Coronavirus: differenze dalle linee guida nutrizionali

Nel protocollo, alcune procedure differiscono dalle linee guida nutrizionali disponibili.

Tuttavia, le discrepanze sembrano giustificate dalle caratteristiche cliniche specifiche dei pazienti con COVID-19 e da situazioni emergenziali. Possiamo citare la carenza di medici e infermieri, l’aumento del carico di lavoro quotidiano, la necessità di ridurre il contatto con i pazienti infetti da COVID-19.

Coronavirus: la sfida delle linee guida tradizionali

Tutto ciò ha influenzato in alcuni casi la decisione di preferire determinate vie di alimentazione in un’apparente contraddizione con le linee guida internazionali.

Le società scientifiche internazionali sull’alimentazione, compresa la Società europea per l’alimentazione e il metabolismo clinici, stanno affrontando la sfida di sviluppare linee guida aggiornate specifiche.

L’obiettivo è venire incontro alle esigenze dei pazienti che sono gravemente malati di COVID-19 e gli sforzi di queste società saranno disponibili tra pochi giorni.

Acido eicosapentaenoico (EPA)

L’EPA è un acido grasso polinsaturo omega-3, assunto con la dieta mediante l’ingestione di alcuni pesci (merluzzi, aringhe, sgombri, salmoni e sardine). 

Il corpo umano può anche ricavare l’EPA dalla trasformazione dell’acido α-linolenico (ALA) assunto con la dieta (conversione molto meno efficiente rispetto all’assorbimento diretto di EPA).

In questo caso, gli alimenti vegetali da consumare sono, ad esempio, olio di cartamo/vinacciolo/germe di grano/mais/semi di lino, avocado, frutta secca (noci, pinoli, mandorle), olio extravergine di oliva.

Acido gamma linolenico (GLA)

Il GLA è un acido grasso polinsaturo omega-6, prodotto dall’organismo utilizzando come substrato l’acido linoleico (la conversione è parziale come accennato in precedenza).

Viene assunto con la dieta mediante l’ingestione di semi di lino, germe di grano, semi di canapa, semi di sesamo, olive, olio extra vergine di oliva, olio di mais, olio di girasole, olio di borragine, quinoa.

L’acido gamma linolenico (GLA) è a sua volta precursore dell’acido diomo gamma linolenico (DGLA), fonte diretta di eicosanoidi (assieme all’EPA).

Nello specifico, il DGLA sembra produrre esclusivamente un tipo di prostaglandina e uno di trombossano ad azione antinfiammatoria e immunomodulante.

Gli acidi grassi polinsaturi omega-3 e omega-6 sono necessari per sintetizzare gli eicosanoidi, molecole che svolgono la funzione di modulare la risposta di importanti apparati del corpo.

Quali? Il sistema cardiovascolare, renale, la coagulazione del sangue, la risposta immunitaria e infiammatoria.

Non tutti gli omega-6 fanno bene

Nell’alimentazione tipica dei Paesi occidentali, l’introduzione di omega-6 è nettamente superiore a quello di omega-3.

Ciò avviene per il considerevole aumento del consumo di cibi da fast food, piatti elaborati, merendine e snack industriali, unito a quello della carne di animali.
A causa della massiccia introduzione di omega-6, in particolare dell’acido arachidonico (AA):

  • aumenta il rischio cardiovascolare,
  • si indebolisce il sistema immunitario,
  • peggiorano i dolori alle articolazioni,
  • si tende al sovrappeso, con oscillazioni di peso frequenti.


Gli omega-3 e alcuni omega-6, come i GLA, producono invece eicosanoidi, dotati di azione antinfiammatoria.

Gli antiossidanti

Gli antiossidanti (vitamina E o Tocoferolo, vitamina C o acido ascorbico, polifenoli e flavonoidi) sono molecole presenti nella frutta e verdura. Hanno un ruolo maggiore nell’effetto protettivo per le patologie infiammatorie.

Tali molecole agiscono sui radicali liberi con un effetto diretto sullo stato di infiammazione sistemico del corpo.

Il potere antinfiammatorio è maggiore quanto più gli alimenti contenenti molecole antiossidanti sono introdotti in grossi quantitativi e con varietà, in modo da permettere alle molecole d’agire in sinergia.

Conclusioni

La patologia COVID-19, anche se apparsa da poco, è qui per rimanere e devasterà paesi e continenti. Scomparirà e poi riemergerà qua e là, quando le condizioni ambientali e sociali lo consentiranno.

E’ necessario continuare a registrare e considerare i fattori di rischio che si stanno piano piano evidenziando dai dati osservazionali (come l’obesità e le patologie metaboliche). Ciò però non basta.

Finchè non sarà scoperta una cura adeguata, infatti, è altrettanto necessario gestire al meglio la cascata infiammatoria.

Come fare? Cercando di mantenere nella normalità il livello di massa grassa e seguendo piani nutrizionali adeguati dall’alto contenuto di alimenti ad azione disinfiammatoria.

Bibliografia

Emanuele Rondina Biologo Nutrizionista a Bologna
Dott. Emanuele Rondina biologo nutrizionista a Bologna

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