Omeopatia veterinaria: il cliente ha sempre ragione

Nel mio lavoro professionale sono molte le cartelle cliniche di animali da compagnia provenienti da strutture o cliniche veterinarie preposte alla terapia tradizionale.

C’è il proprietario che telefona, fissa un appuntamento e richiede specificatamente la mia consulenza di omeopata.

Esami diagnostici, referti medici, ricette di medicinali convenzionali da visionare con attenzione, per questo mi ritaglio sempre qualche minuto per leggere il tutto e comprendere la storia clinica del paziente.

Il punto di vista del cliente

Immancabilmente c’è sempre il cliente che desidera anticipare il suo pensiero.

Dottore, guardi che il cane ha già effettuato le cure omeopatiche ma senza alcun risultato.Il suo collega ha prescritto i granuli di Nux vomica per il vomito per 7 giorni ma, il vomito, lo ha ancora!”.

Prima ancora che io possa esprimermi, vuole rendermi edotto delle sue conclusioni.

Ci tiene a testimoniare la suaversione dei fatti.

In cuor suo sembra voler suggerire un messaggio subliminale: “Inutile proseguire e perdere tempo in questa direzione: non pare anche a lei?

Come dargli torto: il cliente ha sempre ragione!

Se non è zuppa è pan bagnato

Ciò che mi urta è il fatto che, nei confronti della Medicina Omeopatica, emerga sempre quel piccolo granello di scetticismo latente.

La conclusione risulta essere sempre troppo scontata, ovvero si scarica sul metodo terapeutico tutte le inefficienze del caso.

Spaghetti, aglio, olio e peperoncino è un piatto che esige ingredienti di prima scelta, svolgimento corretto e tempi di preparazione ottimali.

Se il risultato finale è un disastro gli errori non sono attribuibili alla ricetta, non pare anche a voi?

Il cuoco è il vero responsabile della cattiva esecuzione, con la sua inesperienza, scarsa conoscenza degli ingredienti, errori di impostazione ecc.

Se fosse un concorrente dello show televisivo “Gino cerca chef” al termine della prova si sentirebbe dire: “Per il momento, ma solo per il momento, non puoi lavorare nei miei ristoranti!”.

Allo stesso modo del cuoco, il collega veterinario ha sbagliato la sua prescrizione: inesperienza, scarsa conoscenza della farmacologica omeopatica, formazione professionale insufficiente ecc.…?

La Medicina Omeopatica è praticata da oltre due secoli, certo si è evoluta ma le sue basi dottrinarie sono rimaste immutate nel tempo.

Proprio come la ricetta di cui sopra.

Ciò che cambia sono gli operatori sanitari, ovvero ci sono medici che la praticano seriamente e altri che, per il momento, ma solo per il momento tentano di praticarla.

Omeopatia veterinaria: strategie in medicina come in cucina

Diversi anni fa, in una delle cartelle cliniche che ho avuto modo di visionare, ad un cane era stato somministrato il BUSCOPAN® compresse.

Farmaco convenzionale dotato di un effetto farmacologico miorilassante specifico, indicato nel trattamento sintomatico delle manifestazioni spastico-dolorose del tratto gastroenterico.

Poiché la terapia farmacologica si protraeva da lungo tempo, la collega, presso la quale il cane era in cura, decise una variante con un rimedio omeopatico di origine minerale: CUPRUM METALLICUM 7CH granuli, posologia 4 granuli due volte al giorno.

La dottoressa, con la sostituzione, pensò bene di fare cosa gradita al paziente.

Ma siamo sicuri che sia stata la scelta migliore?

Apparentemente sembrerebbe di sì.

Cambiare strategia terapeutica: è sempre la scelta giusta?

Cambiare strategia terapeutica significa fare qualcosa di nuovo e diverso rispetto a quanto fatto in precedenza.

Idea coraggiosa ed ammirevole quella di aver proposto un farmaco naturale meno invasivo, ma se l’idea è buona concettualmente è totalmente errata la metodica di applicazione.

Non è possibile sostituire un farmaco “convenzionale” con uno “omeopatico” supponendo che siano sovrapponibili dal punto di vista degli effetti farmacologici sull’organismo.

Se lo fossero non apparterrebbero a due categorie differenti.

Il primo appartiene alla medicina tradizionale ed il secondo alla Medicina Omeopatica, ognuno di loro esercita una funzione farmacologica legata specificatamente alla categoria terapeutica di appartenenza.

Un esempio per capirci meglio

Semplifico il concetto espresso con un esempio culinario.

Oggi cucino il minestrone con i broccoli ed al mercato acquisto la varietà X di broccolo.

Domani decido di fare lo stesso, mi reco allo stesso banco del mercato ma trovo disponibile la varietà Y di broccolo.

Poiché sono “analoghe” il risultato finale sarà sovrapponibile: minestrone con uguale colore, profumo e sapore di broccolo.

Ho modificato l’ingrediente ma non la strategia culinaria di base: fare un minestrone col broccolo.

Se il BUSCOPAN®, allo stesso modo del broccolo, lo sostituisco con un altro farmaco “convenzionale” appartenente allo stesso gruppo di appartenenza, l’effetto terapeutico finale non si modifica.

Il risultato è sempre e comunque quello miorilassante mirato al distretto corporeo desiderato.

Dopodomani, di mia iniziativa, voglio dimostrare la mia grande abilità in cucina e sorprendere i presenti: decido la sostituzione del broccolo con l’asparago.

Nessuno noterà mai la differenza.

Attenzione, sto cambiando strategia culinaria!

Ottengo un minestrone il cui colore, profumo e sapore non è sovrapponibile a quello del broccolo.

Allo stesso modo il BUSCOPAN® broccolo, “per il momento, ma solo per il momento” non può essere sostituito da CUPRUM METALLICUM asparago!

Sono pienamente convinto che ciò non accadrà nemmeno in futuro.

Dr. Luca Antonioni – veterinario omeopata unicista a Brescia

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