Medicina Omeopatica Veterinaria: ciak si gira!

Quanti proprietari di animali da compagnia, entrati in una Clinica Veterinaria, sentono parole del tipo:

E’ nostra abitudine eseguire esami del sangue e urine di routine, una radiografia total-body e una ecografia addominale. Si eseguono test specifici per escludere X,Y e Z. Solo così è possibile fare diagnosi e impostare la corretta terapia. Il preventivo è di € ……, I.V.A. esclusa!”.

Scopo è individuare la malattia o darle un nome.

Solo così il veterinario sceglierà il protocollo terapeutico ad essa corrispondente.

Come in un film.

Il protagonista principale a grandi lettere nei titoli di testa: MALATTIA. Il “malato”? Devono averlo aggiunto nei titoli di coda.

Cinema per intenditori

Cerco di far comprendere ai lettori, per l’ennesima volta, che al centro del “modus operandi” di un omeopata c’è il MALATO: non la MALATTIA.

Sono le h. 9.30.

In ambulatorio si presenta una gatta femmina, razza europea, 1 anno. La paziente è all’interno del trasportino.

Queste le parole della proprietaria: “Dottore la gatta ha sintomi strani. Temo sia stata avvelenata. I miei figli sono disperati e piangono in continuazione nel vederla così. La gatta non riesce a stare in piedi con le zampe posteriori”. (D: Domanda/R: Risposta).

D: “Cosa è successo precisamente?”

R: “La gatta esce tutti i giorni in giardino. Io e i miei figlio siamo andati a fare la spesa. Al ritorno l’abbiamo trovata in questo stato sotto l’albero di pino: cammina in modo strano, barcolla, non sta in piedi. Sembra drogata. Non ci vede: sembra addirittura cieca. Si è lamentata di continuo durante il viaggio per venire qui.

per art. veterinaria

Osservazione clinica del MALATO

Miosi bilaterale (pupille ristrette), sguardo fisso nel vuoto, tremori a carico delle palpebre superiori e regione delle sopracciglia, scatti della testa con movimenti ondulatori verticali.

 Il trasportino presenta due porte: la prima sul tetto e la seconda laterale. Apro lo sportello laterale e avvicino lentamente il dito indice davanti agli occhi della gatta. Nessun tentativo di retrarre la testa o sottrarsi al contatto.

La sua mancanza di reazione mi permette di toccarle la punta del naso. La gatta effettua uno scatto repentino della testa all’indietro. Ripeto questa manualità: ottengo il medesimo risultato.

Il disturbo visivo è confermato.

Sciocco le dita vicino al padiglione auricolare per verificare l’udito. La gatta effettua scatti della testa allontanandola dalla fonte del rumore.

 L’udito è conservato.

Rigidità delle mascelle: non riesco ad aprirle la bocca.

Emette miagolii che interrompe chiamandola per nome. La paziente è posizionata sul fondo del trasportino. Provo a spostarla delicatamente in avanti ma ritorna nella sua posizione iniziale. La estraggo dal trasportino e, in seguito alla manipolazione, avverto un odore “come di flatulenza”.

Le zampe posteriori sono rilassate, flaccide senza tono muscolare. Il corredo sintomatologico coinvolge il Sistema Nervoso Centrale.

Diagnosi clinica sospetta: affezione neurologica aspecifica.

Trattengo la paziente in osservazione per 60 minuti.

Protagonista principale: il MALATO

Il MALATO si esprime “a modo suo” con un corredo sintomatologico personalizzato.

Vogliamo prenderlo in considerazione o no?

Solo dopo essere uscita di casa la gatta ha inanellato una serie di sintomi fisici particolari. Il corredo sintomatologico si protrae da ore. In giardino l’istinto della caccia ha prevalso su tutto: lucertole, insetti di ogni tipo o piccoli volatili caduti dal nido sono prede particolarmente ambite. Non escluderei l’ipotesi che la gatta possa aver ingerito qualcosa. Ciò potrebbe aver innescato un meccanismo di “blocco” a carico del sistema digerente.

In parole povere i sintomi neurologici rappresentano l’effetto secondario di un disturbo digestivo primario.

La “flatulenza”, sintomo fisico apparentemente irrilevante, rappresenta la chiave d’accesso per la comprensione del caso clinico. Indica un rallentamento della peristalsi digestiva con fermentazioni locali che dilatano le anse intestinali. Uno dolore colico provocato dallo spasmo della muscolatura liscia di una ansa intestinale è sufficiente a creare un quadro clinico analogo.

Come posso aiutare il MALATO?

Il corredo sintomatologico espresso dal MALATO mi indirizza verso un rimedio omeopatico unitario.

Lo somministro alla paziente in gocce. La deglutizione della gatta è conservata. Attraverso la rima boccale introduco 3 gocce a distanza di 5 minuti l’una dall’altra per 3 volte (15-20 minuti).

  • Dopo la prima somministrazione: nel breve lasso di tempo, le pupille ristrette si rilasciano. Reazione lenta ma visibile.
  • Dopo la seconda somministrazione: la gatta, prima rintanata nel fondo del trasportino, ora si dispone al centro. Il ripristino della funzione visiva è in atto.
  • Dopo la terza somministrazione: scompaiono i movimenti ondulatori a carico della testa.

Attendo altri 5 minuti dall’ultima dose. La estraggo dal trasportino. La sollevo sull’anteriore e la deposito sul tavolo da visita in modo che siano le zampe posteriori a venire a contatto con il tavolo visita.

La gatta effettua dei movimenti muscolari a carico delle zampe posteriori. La muscolatura è tonica. Permane un lieve tremore della regione sopraciliare ma la compromissione del Sistema Nervoso Centrale sembra svanita.

Risvegliata dal letargo

Puntuale come un orologio svizzero si presenta la proprietaria dopo 1 ora. Al suo arrivo la gatta emette un saluto sotto forma di miagolio. Durante la fase interlocutoria si toeletta le zampe anteriori poi si solleva in piedi e stira il dorso.

Sembra essersi risvegliata da un lungo sonno. La signora è felice ed incredula del risultato. Un altro modo per sorprendere chi è ancora convinto che la Medicina Omeopatica (M.O.) sia una terapia “lenta”.

Dr. Luca Antonioni – veterinario omeopata unicista a Brescia

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