Medicina Omeopatica veterinaria: il rimedio unico

Il dr. Samuel Hahnemann, fondatore della Medicina Omeopatica, ha imposto la regola di usare un solo rimedio alla volta.

Le sue parole:

Nella Omeopatia non è permesso somministrare al malato due diverse medicine contemporaneamente. In nessun caso di MALATTIA è ammessa la somministrazione al malato, in una volta, di più di un’unica medicina semplice oppure un miscuglio di più medicine diverse tra loro

Mi sono sempre presentato come medico veterinario omeopata aggiungendo il suffisso unicista.

Lo scopo è sottolineare la peculiarità specifica della prescrizione di un solo medicamento alla volta.

Sulla base delle parole espresse dal dr. Samuel risulterebbe superfluo: la Medicina Omeopatica è solo questa.

Non esistono varianti.

Solo quella descritta e voluta dal suo istitutore unico rappresenta l’originale.

 La terapia naturale che si discosta da questo principio non può e non deve essere catalogata come “omeopatia”.

Medicina Omeopatica: perché la scelta unitaria?

Come “omeopata” rivolgo la mia attenzione all’animale malato, ovvero, al singolo paziente.

L’animale malato fa la malattia in modo del tutto personalizzato secondo un suo stile unico e irripetibile.

Ogni singolo animale malato, pertanto, si diversifica dall’altro.

Se ciò è vero significa che necessita di un medicamento unitario in grado di racchiudere questa sua individualità.

La Medicina Omeopatica, pertanto, è una terapia che possiamo definire personalizzata.

 Il dr. Samuel Hahnemann la definisce “arte del guarire”.

Medicina Omeopatica: personalizzare la terapia

Paragonare il lavoro dell’omeopata a quella di un sarto è inusuale ma forse rende bene l’idea.

Il sarto, scelto il colore, tipo di stoffa e modello, prende le misure al cliente con il suo strumento prediletto: il metro.

Non s’interessa di una sola parte del suo corpo ma di tutte le aree anatomiche.

Il sarto, secondo arte, ne estrapola una sua visione olistica.

Taglia, cuce, imbastisce.

Il giorno della prova adatta gli angoli, smussa le imperfezioni, accorcia, allunga, sposta il bottone fino ad ottimizzare “l’insieme, il tutto”.

L’abito, una volta completato, sarà indossato solo da quel cliente fatto su misura “per lui”.

Il medico omeopata, imitando l’abile artigiano, prende le “misure” al malato e adatta sapientemente quel medicamento unitario (Belladonna, Mercurius, Gelsemium) al “suo insieme”: allo stesso modo di un abito fatto su misura.

La visione olistica del professionista si dimostrerà più completa poiché comprende il corpo e la mente.

Sintomi fisici, localizzazione del disturbo, tipo di dolore, lateralità ma anche sensazioni soggettive, stato emotivo (paura, gelosia dispiaceri ecc.), sogni particolari (di ladri, di morti, di fuoco) ecc..

La strategia terapeutica convenzionale

La Medicina Convenzionale (M.C.) rivolge l’attenzione alla malattia e allestisce, per ognuna di esse, un protocollo terapeutico specifico ma identico per ogni malato.

Al mattino si presenta in ambulatorio la cagna femmina X.

La malattia individuata è gravidanza isterica per cui il protocollo terapeutico convenzionale prevede l’utilizzo di un farmaco antiprolattinico specifico da somministrare secondo prassi.

Nel pomeriggio si presenta la cagna femmina Y.

La diagnosi clinica è gravidanza isterica.

Poiché la malattia della cagna Y e della cagna X corrispondono la prescrizione farmacologica, secondo protocollo, sarà identica.

Qualora capitasse una terza cagna Z la situazione non cambierà.

La strategia terapeutica omeopatica

Nella concezione omeopatica l’attenzione è rivolta al malato.

Non è possibile applicare per ciascun malato lo stesso protocollo terapeutico.

A malattia uguale non corrisponde uguale malato. 

Possibile che non ci si renda conto che la cagna X, la cagna Y e quella Z non sono lo stesso malato?

La malattia è identica, va bene, ma questo non significa che il corredo sintomatologico sia perfettamente sovrapponibile.

Allo stesso modo non lo sono lo stato costituzionale, quello temperamentale, comportamentale, emotivo.

Se lo fossero sarebbero “robot”.

Faccio un esempio per rendere chiaro il concetto:

cagna X: piccola taglia, al primo estro, addome dilatato alla palpazione, forte edema delle mammelle addominali, perdita spontanea di latte, forte inappetenza, disturbi umorali: attaccamento morboso ad un peluche che porta in bocca tutto il tempo e tendenza a fare il nido. La descrizione mi indirizza verso il biotipo Pulsatilla: come veterinario omeopata prescriverò Pulsatilla.

cagna Y: taglia grande, al quarto estro, non ha mai avuto problemi in passato, lieve coinvolgimento delle mammelle, forte incremento dell’appetito, vomito frequente dopo mangiato, irritabilità al contatto fisico (ringhia o mostra i denti). L’insieme dei sintomi descritti, sempre a titolo di esempio, mi indirizzano verso il biotipo Mercurius: prescrivo il rimedio Mercurius.

cagna Z: taglia media, al secondo estro ecc… mi porta al biotipo Gelsemium ed ecco che prescrivo Gelsemium.

Medicina Omeopatica: prendere fischi per fiaschi

In poche righe ho riepilogato la differenza sostanziale tra due strategie terapeutiche che non possono essere confuse o inter scambiate come fosse un semplice cambio di biancheria.

Gli obbiettivi, come specificato, sono differenti.

Per la medicina convenzionale la malattia e per la medicina omeopatica il malato.

Per il benessere dei nostri animali suggerisco di utilizzare la strategia terapeutica che il veterinario conosce in modo più approfondito: a fare gli apprendisti stregoni c’è sempre tempo.

Dr. Luca Antonioni veterinario omeopata unicista Brescia

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