Ricevo una telefonata da un collega di Brescia con il quale collaboro da tempo: “Richiedo la tua presenza perché c’è un caso clinico che vorrei provare a risolvere con la Tua medicina!”.
Il caso
Cane femmina sterilizzata di taglia media: incrocio di 5 anni.
Diagnosi clinica: paraparesi (= totale assenza di movimento volontario a carico delle zampe posteriori).
Assenza di esami strumentali (Rx, Ecografia, esami del sangue, esami delle urine ecc..).
Il collega ha consigliato, a suo tempo, una RM (Risonanza Magnetica) ma la proprietaria ha negato il consenso e la cagna, da 10 giorni, è sottoposta a terapia cortisonica.
Nessun miglioramento del quadro clinico.
Breve testimonianza verbale
Interrogare la proprietaria (“D” sono le domande ed “R” le risposte ricevute).
D: “Mi può dire come si sono svolti i fatti?”
R: “Eravamo a casa di mia mamma. La cagna è saltata giù dal divano due volte e ha finito per rimanere bloccata con la schiena. Non riesce a muoversi con le zampe posteriori; con le zampe anteriori si comporta normalmente. È in grado di fare regolarmente i suoi bisogni senza problemi. Lei non si accorge di essere così perché vuole comunque andare o annusare. È sempre stata una cagnolina molto curiosa. Quando suona il campanello si muove verso la porta con le zampe anteriori come se non avesse nulla”.
D: “Da quanto tempo non cammina?”
R: “È successo di notte. Abbiamo dormito nella casa di mia mamma. È morto il nonno e, dopo il funerale, ci siamo fermati a dormire a casa sua. La cagnolina ha dormito sul divano in sala. La notte, verso le h. 04.00, si è messa a piangere davanti alla porta della camera nella quale dormivo io. Mi sono alzata, l’ho presa in braccio e riportata sul divano. Alle h. 06.00 l’ho risentita piangere di nuovo fuori dalla porta ma, questa volta, non mi sono alzata dal letto. Al mattino alle h. 7.30 si alza mia mamma e trova la cagnolina con il posteriore in terra che non cammina più. È stata più di un’ora a diretto contatto con il pavimento freddo davanti alla porta della camera. Forse è stato quello a creare il problema.”
Analisi del caso
Mentalmente cerco di rimettere al giusto posto le informazioni ottenute come i pezzi di un puzzle. Rileggo mentalmente la versione della testimone chiave.
A verbale la signora riferisce di una sospetta caduta dal divano.
Logico pensare, secondo quanto dichiarato, che il “disturbo neurologico” della cagna sia di natura traumatica.
Due però gli elementi che non convincono.
La donna non è stata fisicamente presente al momento dell’accaduto, ha ipotizzato un trauma fisico.
Il sintomo paretico della cagna, secondo lei, può aver avuto origine solo così, ma non sono certo che i fatti si siano svolti esattamente come descritto.
La terapia antidolorifica e antinfiammatoria prorogata 10 giorni non ha sortito alcun effetto.
Il sintomo persevera.
Come in una fiction
Prendo in prestito espressioni verbali del commissario Salvo Montalbano quando chiarisce i suoi pensieri riguardo una indagine in corso: “Sempre più mi faccio persuaso che ……”il punto focale di questo caso non sia il trauma fisico.
Qualcosa di sicuro è successo ed è stato di una portata tale da indurre un sintomo acuto così grave.
Il poliziotto di Vigata è solito aggiungere: “Ecco come penso si siano svolti realmente i fatti!”.
La proprietaria ha testimoniato che, verso le h. 04.00, è stata svegliata dalla cagna. Raspava con insistenza alla porta della camera e pigolava per entrare.
La donna, innervosita, si è alzata dal letto. Ha preso la cagna in braccio e l’ha riportata sul divano della sala. Ma non si è limitata a questo: probabilmente l’ha anche rimproverata con una frase del tipo “Stai qui e guai se ti muovi”.
La cagna, a casa sua, era abituata a restare nella camera da letto tutta la notte. Verso le h. 06.00 si è ripresentata alla porta ripetendo il comportamento precedente.
La sua padrona, questa volta, l’ha completamente ignorata.
C’è trauma e trauma
Nella cagna si è innescato un meccanismo psiconeuroendocrinoimmunologico (PNEI) complesso.
Si è sentita come esclusa, abbandonata, tradita.
Non è riuscita ad ottenere ciò che voleva: la sua compagnia.
Delusa e mortificata ha interiorizzato la rabbia e creduto di essere lei la causa di tutto (senso di colpa).
Il rimprovero subito ha scalfito, in primo luogo, la sua sfera emotiva e dato origine, in secondo luogo, ad un “disturbo neurologico”.
La “paralisi motoria” è l’effetto periferico e secondario di un trauma emozionale.
Per ottenere un risultato terapeutico efficace non è sufficiente agire sugli effetti ma occorre intervenire sull’elemento eziologico principale (= causa).
La Medicina Convenzionale (M.C.) esercita la sua azione sintomatica sui primi, ma nulla può fare sulla vera causa del fenomeno: sfera emozionale del paziente.
La Medicina Omeopatica, viceversa, agendo sulla seconda, è in grado di ripristinare quella armonia “mente + corpo” temporaneamente perduta.
Così è avvenuto. Ho prescritto il rimedio omeopatico unitario che ha permesso alla paziente di ripristinare l’equilibrio emotivo (= causa) e rimuovere la paralisi delle zampe posteriori (= effetto) nel più breve tempo possibile.
Dr. Luca Antonioni veterinario omeopata unicista Brescia
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