Medicina Omeopatica veterinaria: una terapia vale l’altra?

Nel novembre 2019 visito Leone, gatto maschio sterilizzato nato nel 2015 adottato all’età di 2 mesi.

Paziente affetto da epilessia in terapia con farmaci anticonvulsivanti da quasi due anni.

 La proprietaria avrebbe intenzione di sospendere la terapia tradizionale e passare a quella “omeopatica”.

 Quello descritto, ovviamente, è un piccolo estratto del caso clinico.

Raccontami la storia di Leone

In casa avevo già un gatto maschio sterilizzato di 2 anni, Jack.

Il primo giorno Leone cercava di avvicinarsi ma Jack soffiava, mentre il secondo giorno dormivano insieme.

Nel giro di una settimana sono diventati inseparabili.

Nel giugno 2016 ho adottato una terza gatta, Peppa, di 31 giorni ed anche in questo caso sono bastati 2 giorni perché andassero d’accordo.

A distanza di 3 anni è ancora così e nulla è cambiato.

In seguito ho adottato una quarta gatta, Lasagna ed anche in questo caso Leone non ha avuto alcun problema ad accettarla.

Tutto bene fino al mese di luglio 2017, quando sono incominciate le crisi convulsive di Leone

Cosa mi dici delle crisi epilettiche?

Sono incominciate all’improvviso.

Qualche giorno prima avevo trovato Leone sul tavolo della cucina con la bocca spalancata un paio di volte ed ho pensato fosse il caldo.

Un pomeriggio, verso le h. 16.00, si è sdraiato all’interno della sua cestina ed ha avuto una crisi epilettica.

Una crisi durava 10 – 15 secondi con irrigidimento della testa, collo e tremori a carico delle zampe anteriori senza perdita di coscienza.

Era capace di avere 8-10 crisi all’ora e tra l’una e l’altra se ne stava all’interno della sua cesta.

La sera stessa l’ho portato dal veterinario.

Le crisi, nel frattempo, erano diminuite anche se in 2 ore ne ha manifestate 4-5.

Il giorno successivo è stato tenuto in Clinica e monitorato sottoposto ad esami del sangue, ecografia addominale,  ha incominciato l’assunzione del farmaco tradizionale (1 pastiglia ogni 12 ore).

La stessa sera era migliorato.

L’ho riportato a casa per la notte ma, il giorno successivo, di nuovo in Clinica per il monitoraggio.

Negatività a Toxoplasmosi, FIV,  FeLV, visita specialistica del veterinario neurologo e richiesta di R.M. (Risonanza Magnetica).

Mi accorgo che Leone ha i linfonodi sottomandibolari ingrossati.

Il veterinario, pensando ad una reazione avversa al farmaco anticonvulsivante, lo sostituisce con un secondo farmaco: 1 pastiglia ogni 8 ore per i primi 3 mesi e poi 1 ogni 12 ore ed è ancora così.

Dalla R.M. non è emerso nulla di particolare e la somministrazione di iniezioni ha contribuito a sgonfiare i linfonodi.

Adesso è un gatto normale.

Rapporto con cibo e acqua?

Grande mangione di crocchette.

La ciotola deve essere sempre piena altrimenti non mangia e mi chiederà cibo almeno 25/30 volte al giorno, urla se non gli dai quello che vuole.

Mangia l’omogeneizzato di coniglio, il merluzzo, la bresaola invece sputa il prosciutto cotto.

Grande bevitore di acqua: sta anche 5 minuti a bere in continuazione.

Beve da un bicchiere colmo oppure dal lavandino della cucina quando lascio aperto un filo il rubinetto.

Beve anche il latte fresco senza lattosio.

Adesso pesa 7 Kg.

Caratterialmente cosa mi sai dire?

È un chiacchierone. Coccolone.

Ama farsi massaggiare i polpastrelli delle zampe posteriori: si lascia fare e apre le falangi.

Buono come il pane con tutti ma con gli estranei all’inizio è sospettoso, poi si lascia andare.

Con gli altri gatti di casa non ci sono mai stati problemi.

Ogni tanto si mette a miagolare forte e corre come un dannato per tutta la casa, anzi diciamo spesso.

Altre volte sembra fissare lo sguardo nel nulla.

Scalcia parecchio con la zampa posteriore quando finisce di mangiare.

La mia analisi del caso e risoluzione

Leone si dimostra particolarmente amichevole.

Accetta di buon grado il contatto fisico e si lascia manipolare senza problemi.

Per comprendere alcuni aspetti della sua personalità lo metto a terra.

Nessun timore o paura, anzi si aggira con disinvoltura per l’ambulatorio e perlustra ogni singolo angolo.

Esprime sicurezza di sé e dimostra un elevato grado d’indipendenza.

Scopo è prendere possesso dell’ambiente che lo circonda.

Senza entrare negli aspetti puramente tecnici del mio lavoro individuo quel singolo rimedio omeopatico che ritengo utile al caso.

In accordo con la proprietaria inserisco il medicamento omeopatico in gocce e, contemporaneamente, tra il mese di novembre e dicembre 2019, faccio scalare con gradualità le dosi del farmaco convenzionale.

A Natale 2019 Leone sospende completamente la medicina tradizionale.

Prosegue solo con le gocce omeopatiche suggerite.

Sono passati esattamente due anni e le crisi epilettiche sono solo un vago ricordo.

Non è rimasta alcuna traccia di loro.

Attualmente Leone assume 3 gocce di rimedio omeopatico “unitario” nel cibo una sola volta la settimana come terapia di mantenimento.

Che ne pensate?

La redazione

Dr. Luca Antonioni veterinario omeopata unicista Brescia

SI PREGA DI INDICARE IL PROPRIO NOME E QUELLO DEL DESTINARIO DELLA RICHIESTA.

Le richieste saranno inoltrate al medico o professionista sanitario il quale risponderà direttamente. DossierSalute.com non è responsabile di tardive o mancate risposte.

Condividi su