L’esperienza professionale “in acuto”

Sono le h. 18.45 di un sabato caldo e afoso. Il campanello della sala visita trilla. È una persona dai capelli bianchi: “Dottore avrei la mia gatta da farle vedere! Posso portarla? È in macchina!

Entra in ambulatorio con una cestina. Al suo interno una gatta nera e bianca.

Il dialogo fra dottore e padrone del paziente

(D: = Domanda / R: = Risposta).

D: “Cosa è successo?

R: “Questa mattina alle h. 09.00 sono uscito in giardino e ho trovata la gatta sdraiata a terra, tutta sporca, dentro una pozza di materiale giallastro, forse vomito. Non stava in piedi: sembrava ubriaca. Ogni tanto muoveva la zampa davanti però è sempre rimasta così: sdraiata a terra senza muoversi.

Il mio vicino mi ha detto che probabilmente è stata avvelenata. Purtroppo hanno l’abitudine di mettere il veleno per i topi. Non vorrei che la gatta l’avesse ingerito.

D: “Ha visto la gatta vomitare?

R: “No. Era materiale acquoso: presumo fosse vomito. Lei cosa dice? E’ uscito dall’altra parte?

Le mammelle della gatta sono ingrossate.

D: “Quando ha partorito?

R: “Dieci giorni fa: ha sfornato 6 gattini. Li ha allattati tutti fino a ieri sera. Ieri era in piena forma ed ha mangiato regolarmente. Questa mattina l’ho trovata così.

La visita clinica e la diagnosi

Gatta emaciata (3,100 Kg.) distesa sul fianco sinistro con mantello imbrattato da materiale liquido.

Mammelle: gonfie, dure, anelastiche. Assenza di latte.

Auscultazione toracica: battito cardiaco regolare ed aumento del murmure vescicolare. Stimolando la gola manualmente riesco ad indurre il riflesso della deglutizione.

Temperatura corporea: 37.8°C. Linfonodi: nella norma. Polso: flebile. Respiro: superficiale e rantoloso.

Stato del sensorio: incoscienza completa. Non risponde agli stimoli ambientali.

Postura e posizione del corpo a riposo: assenza di rigidità muscolare, nessuna curvatura della colonna vertebrale, nessuna deviazione della testa. Bocca semiaperta che lascia intravedere la punta della lingua. Pinzo la lingua e la estraggo liberamente. Palpebre chiuse. Con l’apertura forzata della rima palpebrale evidenzio la terza palpebra che ricopre buona parte del globo oculare. È un segno di disidratazione. Sguardo fisso nel vuoto. Pupille miotiche (ristrette).

Identificazione di movimenti involontari anomali: assenza di tremori muscolari. Contrazione muscolare involontaria ed episodica a carico di una zampa anteriore sinistra (mioclonia): come se volesse allontanare qualcosa attaccato alla zampa. Il coinvolgimento del Sistema Nervoso Centrale è evidente. Diagnosi clinica: “disturbo neurologico acuto in fase puerperale”.

Preferisco ospedalizzare la paziente: “Venga domani mattina alle h. 10.00: ci vorrebbe un miracolo!” L’anziano si allontana. L’atteggiamento è quello di una persona preparata al peggio.

Commento ed analisi del caso

La gatta, secondo la testimonianza dell’anziano, la sera precedente era in perfetta salute. Al mattino è stata trovata nelle condizioni descritte.

Il “disturbo neurologico”, pertanto, è insorto in questo lasso di tempo.

Cosa può averlo provocato e perché?

Le informazioni disponibili sono frammentarie e vaghe. Un bravo chef sarebbe in grado di allestire un piatto di “alta ristorazione” anche con pochi ingredienti. Come lui devo saper valorizzare al massimo i pochi ingredienti a disposizione.

Nulla deve essere lasciato al caso, la gatta ha 6 piccole bocche da sfamare.

I sintomi neurologici sono insorti in fase di allattamento.

È un indizio chiave per la risoluzione del caso.

Strategia terapeutica

Identificato il rimedio omeopatico unitario sfrutto la via di somministrazione orale.

 Il riflesso della deglutizione è intatto: 3 gocce in bocca. Effettuo 4 somministrazioni distanziate 15 minuti l’una dall’altra. Lascio riposare la paziente all’interno di una gabbia da degenza per la notte.

Questo l’insegnamento di uno dei più famosi omeopati americani: “Wait and see” (J.T. Kent).

Al mattino successivo trovo la paziente in posizione seduta: brevi tremori a carico della testa e pupille dilatate (midriasi). Ha defecato e urinato: mantello imbrattato.

Una volta lavata, spazzolata e asciugata con il phon il mio primo pensiero è stata quella di farla mangiare: ciotola con alcuni bocconcini di carne. La midriasi bilaterale mi ha indotto a pensare che fosse affetta da uno stato di cecità momentanea.

L’ho imboccata. Ha divorato con grande foga ogni singolo bocconcino di carne. Ottimo segno prognostico.

Una paziente miracolata

All’ora prestabilita si è presentato il proprietario.

Al centro del tavolo visita avevo predisposto la cestina vuota. L’espressione dell’uomo, alla sua vista, si è fatta cupa. Testa china in avanti non ha proferito parola. Pochi secondi dopo mi sono allontanato portandogli la gatta in braccio.

 “Dottore lei ha fatto un miracolo. Ho passato tutta la notte insonne pensando di non poterla più rivedere. Non credo ancora ai miei occhi”. Ho spiegato all’anziano dei piccoli disturbi neurologici ancora presenti; sarebbero spariti gradualmente nelle successive 48 ore.

A distanza di qualche settimana vedo l’uomo passare in bicicletta davanti all’ambulatorio: “Dottore la volevo avvisare che la gatta si è ripresa benissimo. È ritornata in piena forma!

Dr. Luca Antonioni veterinario omeopata unicista Brescia

SI PREGA DI INDICARE IL PROPRIO NOME E QUELLO DEL DESTINARIO DELLA RICHIESTA.

Le richieste saranno inoltrate al medico o professionista sanitario il quale risponderà direttamente. DossierSalute.com non è responsabile di tardive o mancate risposte.

Condividi su