In una scena di un film il medico dell’ambulatorio prescrive al suo paziente una medicina.
La frase da lui pronunciata in occasione della ricettazione è particolare:
“Con questo atto mi limito solo a curare il corpo. Non mi è consentito fare altro!”.
L’espressione verbale lì per lì mi ha fatto sorridere ma è stata anche l’occasione per riflettere.
L’approccio convenzionale consente al medico veterinario di rivolgere le proprie attenzioni al malato secondo uno schema ormai collaudato.
Ma il malato è inteso solo come “materia”, ovvero, corpo.
Per dirla alla George Clooney “what else?”.
Il codice genetico
Un corpo descritto perfettamente nei testi accademici, un corpo studiato nei particolari più intimi, un corpo visto in tridimensionale, un corpo esplorato anche in miniatura con le tecnologie più avanzate (es: microscopio elettronico).
Ma ci si è spinti oltre.
Abbiamo ormai superato il concetto biologico di corpo inteso come “cellula animale”: membrana citoplasmatica, citoplasma, organuli citoplasmatici, nucleo e nucleolo.
Oggi dal materiale biologico è possibile isolare sequenze di genoma (DNA) responsabile di una malattia “congenita”.
Test genetici specifici identificano precocemente “corpi” di cani e/o gatti “portatori sani” da escludere ai fini riproduttivi.
Esistono banche dati.
Tutto sembra ormai essere contenuto nel codice genetico di ogni singolo essere vivente.
La medicina veterinaria del futuro sarà proiettata in questa direzione e in grado di riprogrammare, in laboratorio, il DNA eliminando le sequenze genomiche “anomale”.
Identificata la sequenza x causa della patologia X la si cancellerà, così per la sequenza y causa della patologia Y e così via.
Il corpo “guasto”
Ancorati al presente posso affermare che l’animale da compagnia è portato alle attenzioni del veterinario il più delle volte quando non sta bene.
Affermare spudoratamente che quel “corpo” può essere paragonato ad un elettrodomestico “guasto” potrebbe sembrare una immagine brutale ma è la pura realtà.
Così come una lavatrice, lavastoviglie, cellulare o computer devono fisicamente stare sul tavolo dell’operatore per essere ripristinati, allo stesso modo, il medico veterinario esige la presenza reale di quel “corpo” sul tavolo da visita perché diagnosi e terapie lo richiedono.
Le strutture veterinarie moderne richiedono la presenza fisica del malato.
Visita clinica generale, visita clinica specialistica (dermatologo, cardiologo, nefrologo, neurologo ecc..), esami di laboratorio di routine (sangue, urine), esami strumentali (radiografia, ecografia, endoscopia, Risonanza Magnetica, TAC) sono all’ordine del giorno.
Il ripristino funzionale e fisiologico di quel “corpo” può avvenire solo così.
Anche nella terapia, in alcuni casi, si richiede che il “corpo” sia presente agli appuntamenti secondo intervalli di tempo prestabiliti (es: radioterapia, chemioterapia ecc..).
Malattia del corpo
Nel linguaggio medico convenzionale la “malattia” è provocata da qualcosa di estraneo proveniente dall’esterno che viene dentro il corpo.
Nascono reazioni indesiderate: febbre, dolore, infiammazione, infezione, vomito ecc.
Si attua una terapia farmacologica atta a contrastare le naturali reazioni del corpo: l’“anti-piretico”, l’“anti-dolorifico”, l’“anti-infiammatorio”, l’“anti-biotico”, l’“anti-emetico”, l’”anti-acido” e via dicendo.
Fino a qualche tempo fa, per esempio, la diarrea degli animali domestici si affrontava con una terapia antibatterica.
L’antibiotico non è in grado di riconoscere i batteri buoni da quelli cattivi.
La sua azione farmacologica è indiscriminata.
Oggi, grazie al microbiota intestinale, si affronta la stessa patologia in modo concettualmente opposto: il “pro-biotico”.
Si aiuta, cioè, l’organismo ad esercitare la propria funzione autoguaritrice naturale.
Sono gli stessi batteri intestinali ad autocontrollarsi.
Gli uni, quelli buoni, tengono sotto controllo quelli cattivi.
Si crea un equilibrio mediante il quale buoni e cattivi convivono senza alcun nocumento per l’organismo.
Una forma di integrazione sociale sostenibile.
Cittadino di Marte
Anni fa partecipai come auditore ad una serata informativa di Dermatologia Veterinaria.
Il relatore, ad un certo punto della serata, disse:
“Adesso Vi presento il caso clinico in un gatto affetto da ulcera cutanea sulla guancia!”.
Alzai il braccio: “Posso farti una domanda?”.
Il collega dermatologo mi guardò e sorrise:
“Non ho ancora fatto vedere la diapositiva. Come puoi farmi una domanda adesso?”
Insistetti: “Hai anticipato il tema di una ulcera cutanea in una guancia. Posso sapere se la guancia del gatto in questione è quella destra o sinistra?”.
Il collega incredulo mi guardò e mi scrutò come fossi appena atterrato dal pianeta Marte: “Non capisco la tua domanda ma, soprattutto, non capisco l’importanza di questo tipo d’informazione”.
Ad ognuno il suo
Cercai di spiegare lui il senso della domanda: “Il fatto di trovarsi a destra o a sinistra potrebbe essere una informazione che ha una sua valenza specifica. Non credi? Ti sei chiesto il perché della lesione su quel lato del corpo e non su quello controlaterale?”
Dallo sguardo compresi che era in gravi difficoltà.
La sua risposta fu lapidaria:
“Io, come dermatologo, devo curare l’ulcera e solo quella.
Non conta sapere il perché si trovi in un luogo del corpo piuttosto che in un altro e non conta nemmeno sapere se dietro a quell’ulcera ci sia un cane, gatto o qualche altra cosa vivente. Spero di averti convinto!”.
Fu una serata molto istruttiva.
Come veterinario dermatologo si limitava a fare ciò che sapeva fare meglio: trattare farmacologicamente il “corpo”.
“WHAT ELSE?”.
La Redazione
Dr. Luca Antonioni veterinario omeopata unicista Brescia
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