Medico e veterinario: due figure professionali distinte

Quando si affronta l’argomento Medicina Omeopatica è necessario prendere in considerazione le due figure professionali di riferimento: il medico e il veterinario.

Nell’articolo del mese scorso, “Medicina Omeopatica per gli animali d’affezione: perché l’ho scelta e perché sceglierla”, ho voluto presentarmi e spiegare le motivazioni per cui ho scelto di occuparmi della Medicina Omeopatica, per la cura degli animali.

Soprattutto, spero di aver espresso le motivazioni per cui sceglierla.

In questo articolo ritengo sia utile specificare una differenza molto importante, quella fra Medico Omeopata e Veterinario Omeopata.

Nessuna delle due figure è superiore o inferiore all’altra, ma è bene che io lo precisi e ne spieghi il motivo.

Medico e Veterinario omeopatici: chi è agevolato?

Un paio di anni fa sono stato invitato ad un Convegno, un evento gratuito e aperto a chiunque, anche ai non addetti ai lavori.

Il relatore che mi ha preceduto, uno neuropsichiatra omeopata, si è rivolto al pubblico presente affermando: “Per il veterinario è facile. Il proprietario lo informa di tutti i sintomi dell’animale, lui acquisisce le informazioni che gli servono e prescrive il rimedio omeopatico!

Dopo aver espresso il suo pensiero ha rivolto lo sguardo verso di me come per cercare un cenno di approvazione.

In quel preciso momento mi è venuto in mente un proverbio: “Non stuzzicare il can che dorme!”.

Per l’occasione avevo preparato filmati e diapositive con lo scopo di dimostrare l’efficacia della Medicina Omeopatica nel mio settore di competenza.

Prima d’iniziare mi sono sentito in dovere di rispondere a quella che ritenevo una provocazione con lo scopo di dimostrare l’infondatezza del suo pensiero.  

Perché il Veterinario Omeopatico è svantaggiato

Nell’esercizio della Medicina Omeopatica è indubbio che esistano differenze tra “medico”e  “veterinario”.

Non voglio sminuire o esaltare il lavoro professionale di una categoria a favore all’altra.

Le difficoltà oggettive esistono da entrambi le parti ma sono convinto che il veterinario omeopata”, per una serie di motivi, sia più svantaggiato.

Il medico omeopata ha come unico punto di osservazione clinica una sola specie di “essere vivente”: l’ “Homo sapiens”.

I suoi studi universitari si concentrano specificatamente su una singola anatomia e fisiologia le cui variabili riguardano il sesso (maschile, femminile) e l’età del paziente (fase neonatale, prepuberale, puberale, adulto, senile).

Mi sia anche consentito affermare che le patologie riguardano sempre e comunque un ambito più ristretto.

Se analizzo la professione del veterinario omeopata a 360° mi trovo di fronte ad una galassia di “esseri viventi differenti per anatomie, fisiologie e patologie.

La Medicina Omeopatica può essere sfruttata potenzialmente a tutti i livelli.

Esistono colleghi impegnati in diversi settori ed eccone alcuni esempi:

  1. animali da reddito: soggetti presenti negli allevamenti intensivi e non (bovini, bufalini, ovi-caprini, suini, lepri, volatili come pollo, gallina, tacchino, fagiano faraona).
  • Animali d’affezione: quando si pensa a questa categoria si è soliti restringere il campo al cane e al gatto ma negli ultimi anni sono entrati a fare parte di questa famiglia una quantità variegata di soggetti per i quali viene chiesto l’intervento sanitario del veterinario:
  • coniglio nano.
  • Cavallo, mulo, l’asino.
  • Roditori (criceto, cavia, gerbillo, cincillà, scoiattolo, porcellino d’India, il cane della prateria).
  • Rettili (tartaruga, iguana, serpente).
  • Volatili (rapaci, pappagalli, cardellini, canarini, merlo indiano ecc…).
  • Procione.
  • Furetto.
  • Riccio.
  • Maialino nano.
  • Ragni.
  • Scorpioni.
  • Animali marini: pesci d’acquario (d’acqua dolce e/o salata) o pesci dei parchi acquatici (delfini, orche, foche, trichechi ecc..)
  • Animali circensi: zebra, elefante, tigre, leone, puma, pantera, scimmia ecc…

Nel solo settore degli animali da compagnia, che è quello di mia competenza specifica, se restringo l’applicazione della Medicina Omeopatica al solo cane e gatto, riscontro variabilità legate alle “razze” di appartenenza.

Alcune hanno:

  • anatomia differente (es: cani brachicefali).
  • Fisiologia diversificata.
  • Predisposizione genetica verso patologie specifiche.
  • Attitudini diverse (es: il cane da caccia, il cane sportivo).

Come si svolge il lavoro del medico omeopata?

Il medico omeopata affronta il caso clinico in modo diretto.

Cosa significa?

Tutte le informazioni ottenute dal medico omeopata sono espresse in prima persona dal malato.

Il paziente si sente rivolgere una serie di domande (interrogatorio omeopatico) che hanno lo scopo di conoscere:

  • la sua storia clinica (anamnesi) malattie familiari, malattie infantili.
  • La dettagliata sintomatologia di cui soffre: sensazioni, stati d’animo, periodi di aggravamento e miglioramento dei sintomi.

Il malato descrive il tipo di dolore, la localizzazione, l’eventuale irradiazione in alcuni distretti del corpo.

Non mancano riferimenti nei riguardi di avversioni e/o desideri alimentari, condizioni metereologiche favorevoli e non, stagioni ecc…

Come si svolge il lavoro del veterinario omeopata?

Tutti gli animali, pur con le loro diversità anatomiche, fisiologiche e patologiche, condividono un aspetto non trascurabile: non parlano, non sono in grado di esprimersi verbalmente.

Il mio lavoro è sovrapponibile a quello del pediatra omeopata.

Mi limito a considerare la mia esperienza ambulatoriale.

Affronto il caso clinico in modo indiretto, ovvero, ottengo informazioni di seconda mano.

E’ il proprietario dell’animale che funge da intermediario o ambasciatore.

Se i proprietari sono rappresentati da una coppia il tutto deve essere moltiplicato per due e tutto ciò limita e rende più artificioso il mio operato.

Le difficoltà riguardano non solo la quantità ma soprattutto la qualità delle informazioni ricevute perchè subiscono, irrimediabilmente, la fase interpretativa del e dei proprietari.

Di fronte alla malattia o ai sintomi ognuno interpreta a modo suo ciò che ha visto o sentito e spesso si arriva a supporre di aver visto o sentito qualcosa.

L’interpretazione del linguaggio degli animali

Il linguaggio ha certamente la sua importanza e il repertorio è uno dei più variegati che ci sia.

Ecco alcuni esempi:

Si parte dal presupposto che se si incontra un medico è bene parlare la sua lingua perché la classe medica ha un suo vocabolario.

Il cliente ha il terrore di non essere compreso e si adegua di conseguenza.

Il cliente pignolo

Ripete, come un automa, termini scientifici riportati tal quale sui referti medici o usa le identiche espressioni verbali del veterinario che mi ha preceduto convinto di fare cosa gradita.

C’è chi, da cliente particolarmente diligente e pignolo, durante gli anni, ha annotato per iscritto anche il numero degli starnuti avuti molti anni prima dall’animale in uno sporadico caso di rinite allergica.

Ricorda cronologicamente i fatti e li vuole raccontare tutti.

Ogni cosa è importante.

I clienti nostalgici e i mimi

  • C’è chi, per nostalgia, fa confronti con cani/gatti avuti in precedenza e magari già passati a miglior vita o con altri animali conviventi.

Si finisce a parlare degli altri ma del paziente oggetto della consulenza poco o nulla.

  • C’è chi addirittura arriva a mimare i sintomi del proprio cane/gatto nel caso di colpi di tosse, conati di vomito, prurito cutaneo.

Si arriva ad imitazioni degne di “Tale e quale show” di Carlo Conti.

  • L’italiano è personaggio talmente fantasioso che sfrutta persino l’espressione “dialettale” degna dei migliori romanzi di Andrea Camilleri.

E’ con quella che sente di esprimersi al meglio delle sue capacità.

Il cliente distratto, superficiale, disinteressato

  • C’è chi è distratto e conosce superficialmente l’animale.

Di solito si nasconde dietro la giustificazione “Dottore io esco la mattina alle h. 06.00 e rientro a casa alle h. 20.30. L’animale resta solo tutto il tempo”.

  • Ricordo, molto tempo fa, il caso di una persona che portò il cane in ambulatorio e lo pose sul tavolo da visita.

Qualunque mio tentativo di venire a conoscenza del motivo della visita, i sintomi del cane, e via dicendo andò in fumo.

L’unica risposta ottenuta, come un disco in vinile bloccato all’infinito, era “Il cane non è il mio è di mia sorella: mi ha detto di portarlo dal veterinario!

A dispetto di quello che si potrebbe pensare riuscii a curarlo ugualmente con la Medicina Omeopatica

Dr. Luca Antonioni – veterinario omeopata unicista a Brescia

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