Bambini: 5 consigli per gestire al meglio i terribili due anni

I primi mille giorni del bambino sono un periodo particolare, delicato.

Il neonato, infatti, con il passare dei mesi diventa un bambino e acquisisce diverse capacità e competenze che lo portano ad essere sempre più autonomo e più consapevole di essere una persona a se stante, e non un “prolungamento” della mamma.

La consapevolezza dell’IO e i primi veri rapporti sociali

I due anni (mese più, mese meno) sono tendenzialmente una fase molto delicata, tavolta turbolenta, meravigliosa ma non priva di interperie. Il bambino, di solito, a quest’età ha buone capacità di linguaggio, riesce ad esprimersi e a comunicare più o meno bene, fa le prime esperienze di socialità, al Nido, alla Primavera o semplicemente al parco con gli altri bambini.

Ama dire di no, imporsi per definirsi, per rimarcare chiaro che esiste, che c’è, che ha un suo pensiero che, molto spesso, non coincide con quello dei genitori. Ama provocare chi si prende cura di lui (soprattutto la mamma), facendo con intenzionalità quello che gli viene chiesto di non fare, continuando a fare qualcosa nonostante gli si dica di smettere di farlo e via così. In questo modo testa il mondo, come se fosse un piccolo scienziato. Testa le reazioni degli altri, capisce fin dove può spingersi, cerca di arrivare al confine e al limite, che ha ancora voglia di sentire e di avere e che è importante che, con le dovute eccezioni, gli venga ricordato.

…i capricci apparentemente senza motivo…

È il periodo dei capricci apparentemente senza senso, delle scenate in pieno supermercato, degli scatti di ira e di nervosismo che tanto mettono a dura prova la pazienza dei genitori e di chi si prende cura di lui. Può essere che un bambino che è sempre stato abbastanza tranquillo, in quel periodo all’improvviso cambi, diventi vivace, magari un po’ aggressivo, pretenda di voler fare tutto da solo, ma contemporaneamente è in mammite acuta e richiede la presenza dei genitori, solitamente della mamma, in momenti in cui non era solito farlo (per esempio alle 4 di notte).

…e  il rapporto con i genitori

Il suo rapporto nei confronti dei genitori è di forte ambivalenza: se da una parte vuole fare tutto da solo e, in alcuni momenti, non vuole i genitori con lui, in altri richiede ancora tanto la mamma e il papà, il loro aiuto o semplicemente le loro coccole. Si sente in bilico tra l’essere grande e l’essere piccolo e ha bisogno di rassicurazioni.

Quello che i genitori possono fare in questo periodo è accogliere. Accogliere tutto quello che viene e i bisogni del bambino, parlargli, stargli vicino e fargli sentire che ci sono e che lo amano, anche quando si arrabbiano e lo sgridano.

Essere genitori è un duro lavoro, ma la soddisfazione di vedere una piccola personcina farsi strada nel mondo è davvero immesa!

5 piccoli consigli

  1. E’ importante mantenere i nervi saldi. È normale perdere la pazienza ogni tanto, ma è fondamentale poi, una volta passato il momento di rabbia e di nervosismo, parlare al bambino, spiegargli cosa è successo e perché ci si è arrabbiati;
  2. È bene lasciare, in certi momenti, che il bambino si sfoghi e dargli modo di piangere e scaricare le emozioni;
  3. Poche regole, che siano chiare e imprescindibili;
  4. È importante che tutte le persone che si prendono quotidianamente cura del bambino (nonni, baby-sitter ecc) condividano e applichino le medesime regole;
  5. Non abbiate paura di viziare il vostro bambino se accogliete i suoi bisogni; è fondamentale, per una crescita sana e lo sviluppo di una buona autostima, che il bambino si senta accolto. Solo così sarà a sua volta in grado di accogliere se stesso e gli altri nel corso della vita.

Tecla Marelli – Counsellor, Pedagogista e Educatrice Professionale – Studio Sinergia

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