Il fumo fa male ai denti…e non solo

Il fumo fa male, lo sappiamo tutti, ma in genere i danni a livello odontoiatrico sono poco evidenziati, nonostante siano numerosi e che la bocca sia di fatto la porta d’accesso del fumo nel nostro corpo.

Quando si vieni presi in carico da un nuovo dentista, tra le domande che vengono poste c’è sempre “fumatore o non fumatore?”.

Passiamo in rassegna i diversi deterioramenti causati dalla sigaretta e da tutti gli altri tabacchi.

Lo smalto dentale è soggetto nel tempo alla formazione di macchie, con la colorazione che passa dal giallo al marrone, che si tratti di denti naturali, restaurati, protesizzati.

Inoltre, il fumo accentua il deposito di tartaro, con conseguente aumento del rischio di carie e infiammazioni gengivali.

Pochi sanno che il fumo influisce anche sul digrignamento notturno, cosa che favorisce l’usura delle superfici dentali.

In tema di gengive, l’essere fumatore provoca la riduzione di ossigeno nei relativi tessuti e la sopravvivenza dei batteri più aggressivi presenti nella placca.

Il risultato è un rischio maggiore di sviluppare forme gravi di parodontite, con tutte le ricadute del caso: mobilità dentaria, ritiro delle gengive e precoce perdita dei denti, che nei forti fumatori è tre volte più probabile che nei non fumatori.

In ambito di chirurgia orale, senz’altro fumare non aiuta.

Il fumo di tabacco, infatti, peggiora e rallenta la guarigione delle ferite e, in particolare in implantologia, tale vizio innalza da 2,3 a 5,8 volte il rischio di insuccesso e da 3,6 a 4,6 volte quello di ammalarsi di perimplantite, rispetto ai non fumatori.

Ciò è dovuto al fatto, come accennato il precedenza per le gengive, che il fumo riduce l’ossigeno presente nel sangue, cosa che in generale altera tutti i processi di guarigione e rende più facili problematiche post chirurgiche.

Ad esempio, le alveoliti post-estrattive (infezioni dell’osso dopo un estrazione dentaria) sono quattro volte più frequenti nei fumatori rispetto ai non fumatori.

Un danno meno grave, ma fastidioso e imbarazzante è l’alitosi, che porta il fumatore a eccedere con mentine gomme da masticare per coprire il costante alito di fumo.

La presenza, però, di zuccheri e/o acido citrico in questi “espedienti” non fa che aggravare le erosioni dello smalto.

I bambini, per fortuna, non fumano, anche se oggi si inizia sempre più precocemente (il 37% dei sedicenni italiani fuma rispetto al 21% della media europea), ma è bene sottolineare come gravi difetti congeniti, ad esempio la labio-palatoschisi (meglio nota come “labbro leporino”), siano più frequentemente rilevati quando le madri hanno fumato in gravidanza.

Inoltre, i figli dei fumatori hanno una maggiore probabilità di sviluppare carie in età precoce e di soffrire di bruxismo.

Il fumo, abbassando fisiologicamente le difese immunitarie, può anche favorire malattie delle mucose (leucoplachia e candidosi) e il tumore al cavo orale.

Oltre l’80% di tutti i carcinomi orali è attribuibile all’uso di tabacco. Il cancro orale comprende quello del labbro, della lingua, della gengiva, delle mucose della bocca, dell’oro-faringe (parte iniziale della gola).

L’associazione fra cancro orale e tabacco dipende strettamente dalla dose, dalla durata dell’esposizione e dalla modalità di esposizione.

Di contro, l’abbandono del fumo consente una progressiva riduzione di tale rischio.

Il tutto è amplificato dall’eventuale consumo abituale di alcol, così come non va dimenticato il fumo passivo, che non è come fumare, ma poco ci manca (il rischio del 63%).

Anche il riposo notturno è influenzato dall’essere fumatore: le apnee e i risvegli sono più frequenti e diminuiscono la qualità del sonno.

Il fumo ha poi un’altra meno grave, ma comunque spiacevole conseguenza: la perdita graduale del gusto e dell’olfatto.

Infine, a livello estetico, togliendole ossigeno, il fumo rende la pelle spenta e opaca, favorendo macchie e rughe, soprattutto intorno alle labbra.

Alessia Almasio

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