L’elastocompressione: cos’è e quando serve

L’elastocompressione rappresenta un momento fondamentale nel percorso terapeutico del paziente che presenta edemi degli arti inferiori da insufficienza venosa o linfatica (linfedema).

Si affianca ad altri approcci terapeutici consolidati quali:

  • la terapia farmacologica con farmaci classici o integratori naturali,
  • le soluzioni chirurgiche (ad es. la safenectomia),
  • l’azione meccanica (il linfodrenaggio manuale o la pressoterapia),
  • l’esercizio fisico,
  • la cura dei fattori di rischio quali l’obesità in primis.

L’elastocompressione: le tipologie di presidi

L’elastocompressione favorisce il ritorno venoso e linfatico riducendo così il trasudato e quindi l’edema.

Riduce l’infiammazione locale e migliora la qualità della vita per remissione di segni e sintomi.

Esistono svariati tipi di presidi elastocompressivi, ciascuno con caratteristiche ed indicazioni terapeutiche diverse.

Il concetto però attorno al quale ruotano tutti questi prodotti è quello della “compressione graduata controllata” che da una pressione massima alla caviglia passano poi gradualmente ad un 70% della pressione massima a livello del polpaccio sino al 40% al ginocchio.

Ogni presidio elastocompressivo si caratterizza per una pressione di riposo riferita all’arto in posizione supina e corrispondente alla pressione nominale del prodotto e da una pressione di lavoro riferita all’arto durante il movimento e direttamente proporzionale alla rigidità del tessuto.

In parole semplici due calze elastiche della stessa classe di compressione avranno uguale pressione di riposo ma la calza più rigida avrà maggiore pressione di lavoro.

Ne deriva che una calza elastica più rigida sarà più efficace sull’edema ma sarà meno confortevole da indossare.

In ordine crescente di rigidità troveremo le calze elastiche a maglia circolare, quelle a maglia piatta, i tutori anelastici (i cosiddetti wraps).

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Come scegliere il presidio più idoneo

La scelta della calza più corretta deve tenere conto di una serie di fattori legati non solo al tipo di patologia ma anche alle caratteristiche del singolo paziente:

  • quadro clinico (stadio della malattia, condizioni della cute, ecc.);
  • morfologia degli arti;
  • età e capacità motorie;
  • preferenze e possibilità economiche.

I presidi elatocompressivi sono particolarmente indicati nel paziente anziano nel quale, oltre a rappresentare un valido trattamento dell’insufficienza venosa e linfatica, riducono il rischio di cadute svolgendo un effetto positivo sulla regolazione posturale.

Le difficoltà legate alla capacità di indossare e rimuovere i presidi elastocompressivi da parte del paziente anziano sono oramai superate dalla disponibilità in commercio di validi ausili.

Per quanto tempo bisogna indossarli?

Sebbene ci sia un’indicazione generale che indichi un minimo di 24 mesi, oggi  il chirurgo vascolare è in grado di assegnare ad ogni singolo paziente il periodo terapico ad hoc.

Questo significa che per alcuni pazienti possono bastare anche meno di 2 anni di terapia con presidi elastocompressivi, l’importante è affidarsi solo ed esclusivamente alle indicazioni del proprio medico.

Dott. Leonino A. Leone – chirurgo vascolare

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Le richieste saranno inoltrate al medico o professionista sanitario il quale risponderà direttamente. DossierSalute.com non è responsabile di tardive o mancate risposte.

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