La colposcopia è un esame ginecologico che consente di visualizzare in maniera accurata e approfondita la vulva, la cervice uterina e la vagina.
Ha l’obiettivo di analizzare il collo dell’utero ed individuare eventuali anomalie nelle mucose vaginali ma, soprattutto, di diagnosticare in maniera precoce i tumori della cervice uterina e altre patologie che colpiscono i genitali femminili.
Quando eseguire la colposcopia
Solitamente, i ginecologi sottopongono le pazienti a colposcopia:
- dopo Pap test con risultati anomali, da approfondire
- in caso di sospetto di malattie sessualmente trasmesse
- per indagare su perdite ematiche sospette
- in caso di neoplasie
Il Pap test è un esame routinario nella vita delle donne adulte, ed è prescritto come esame primario volto alla prevenzione delle malattie dell’apparato riproduttivo femminile.
I ginecologi lo prescrivono periodicamente, almeno ogni tre anni nelle giovani donne, annualmente dopo i quarant’anni.
Il Pap test consiste nel prelievo su tampone di alcune cellule dal collo dell’utero al fine di identificare la presenza di tumori alla cervice uterina o cancro al collo dell’utero.
Se il risultato del Pap test rileva dati preoccupanti, il ginecologo può approfondire la diagnosi mediante colposcopia.
In questo senso, la colposcopia rappresenta un esame diagnostico “di secondo livello” per la prevenzione delle malattie femminili.
La colposcopia è prescritta anche per diagnosticare malattie sessualmente trasmissibili, come il Papilloma Virus, la sifilide, l’herpes genitale e le verruche genitali.
Perdite di sangue anomale (fuori dal ciclo mestruale o durante i rapporti sessuali) e neoplasie possono essere altre cause per decidere di ricorrere all’esame della colposcopia, per verificare la natura benigna di tali episodi.
Le neoplasie, ad esempio, sono proliferazioni di cellule tessutali di varia natura, che possono essere benigne o evolvere in malattie cancerose gravi.
Come si esegue la colposcopia?
La colposcopia avviene attraverso l’utilizzo di uno strumento diagnostico, il colposcopio.
Questo è un microscopio che, avvicinato all’apparato genitale femminile, è in grado di ingrandire fino a quaranta volte i tessuti e gli organi puntati (vagina, vulva, cervice).
Il colposcopio può essere monocolo o binocolo, ed è in grado di analizzare precisamente i tessuti e le eventuali lesioni e neoplasie.
La colposcopia viene effettuata utilizzando uno speculum vaginale, un piccolo dispositivo utilizzato dai ginecologi che serve per divaricare la vagina e consentire l’osservazione del collo dell’utero.
A seconda dei casi, il ginecologo può decidere di applicare in vagina dei reagenti che servono a visualizzare meglio eventuali anomalie cellulari.
Tali soluzioni sono rappresentate soprattutto da acido acetico e liquido di Lugol, una preparazione medica a base di iodio solubilizzato in acqua.
Per poter essere sottoposte a colposcopia le donne:
- non devono essere in fase mestruale
- devono astenersi da rapporti sessuali (per almeno due giorni)
- non devono aver fatto uso di lavande, ovuli, creme vaginali
La paziente deve riferire al ginecologo, prima dell’esame di colposcopia, l’uso recente di farmaci e eventuali allergie a farmaci specifici.
Inoltre, potrebbe essere sconsigliata la colposcopia alle donne che assumono regolarmente farmaci anticoagulanti o antiaggreganti.
Nel caso di gravidanza in corso o sospetto di essere incinta, la paziente deve riferirlo al ginecologo.
Infatti, sebbene la colposcopia non sia incompatibile con la gravidanza, l’esame può provocare nella donna perdite di sangue e il medico deve essere posto nella condizione di fronteggiare tale eventualità.
Nel caso, invece, la donna abbia partorito da poco, la colposcopia è possibile solo dopo sei mesi dal parto.
Colposcopia: esistono rischi?
La colposcopia non è dolorosa né comporta dei rischi per la paziente.
Non è necessaria alcuna anestesia né crema anestetizzante, prima dell’esame.
E’ un esame ginecologico e dura lo stesso tempo.
L’unico fastidio che la donna può percepire è riconducibile all’applicazione delle soluzioni, che possono provocare una sensazione di leggero bruciore.
Anche qualora il ginecologo ritenesse opportuno il prelievo di un campione di tessuto da analizzare per una biopsia, la procedura non sarebbe dolorosa e non comporterebbe alcun effetto collaterale.
Eventualmente, nelle ore successive alla colposcopia, potrebbero verificarsi solo lievi perdite ematiche.
Pertanto, la paziente può da subito riprendere le attività consuete.
In casi rarissimi, dopo la colposcopia potrebbero verificarsi episodi di febbre molto alta o dolore severo e persistente alla zona pelvica o, ancora, abbondante sanguinamento.
In questi rari casi, il ginecologo va avvisato immediatamente.
Colposcopia e poi?
Se l’esito ottenuto con lo screening colposcopico dovesse risultare positivo, ovvero rivelare la presenza di un tumore della cervice uterina o di altra lesione o patologia vaginale, lo specialista indicherà il trattamento successivo.
La professionalità del ginecologo permette di riconoscere la terapia adatta e gli interventi necessari.
Per quanto riguarda il tumore al collo dell’utero, vi sono diversi approcci, anche ambulatoriali, che garantiscono esiti positivi.
E’ fondamentale, quindi, una diagnosi tempestiva per agire quanto prima sulla patologia.
A questo scopo la colposcopia rappresenta una risorsa preziosa per la donna, che insieme al suo medico di fiducia, riesce a intervenire presto su malattie anche gravi che colpiscono la sua zona più intima.
Dott. Marco Salvatores Ginecologo ad Aosta
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