Il Bite: quando e come usarlo

E’ sempre più di moda che l’odontoiatra proponga e consegni un bite al proprio paziente per contrastare l’usura dentale ed il bruxismo.

In questi casi, basta prendere una o due impronte (a seconda del tipo di bite che si intende approntare) e dopo una prima seduta odontoiatrica per consegna e bilanciamento del manufatto più una seconda seduta per il ricontrollo occlusale, il gioco è fatto.

No al fai-da-te

In quest’ambito ci sono molti pazienti che ricorrono al “fai da te” acquistando bite preconfezionati in farmacia. In poco tempo, però, questi cadono in disuso poiché non individualizzati e pertanto molto scomodi. Se si vuole risparmiare, piuttosto consiglio i paradenti che si possono trovare in qualsiasi negozio per articoli sportivi, ma il risultato finale sarà sempre lo stesso: insoddisfacente.

DCCM – Disfunzione Cranio Cervico Mandibolare

Un altro discorso è il paziente che presenta un quadro clinico di disfunzione cranio cervico mandibolare (DCCM) con uno o più di questi sintomi: cefalea muscolo tensiva, cervicalgia, dolori dell’articolazione temporo mandibolare (ATM), vertigini-capogiri, acufeni, giusto per citare i quadri sintomatologici più frequenti.

Bite personalizzato

Se ci si trova davanti ad un quadro clinico e sintomatologico di questo tipo, le solite due impronte non bastano più.  Prima di tutto va fatta una diagnosi approfondita, capire l’origine del problema e distinguere se le problematiche di DCCM sono causate da:

  •  un problema prettamente occlusale “discendente”,
  • un problema che deriva dal rachide e per comodità chiameremo “ascendente”,
  •  un problema misto dove sia l’occlusione che la postura, alterata, del paziente concorrono nel determinare un quadro di DCCM.

In questi casi, lo Gnatologo, deve effettuare tutta una serie di esami:

  • montaggio in articolatore con modelli in relazione centrica,
  • valutazione elettromiografica dei muscoli masticatori,
  • valutazione chinesiologica,
  • condilografia,
  • valutazione posturale,
  • chinesiografia,
  • pedana stabilometrica,
  • approfondita anamnesi con mappatura dei dolori.

Ogni caso clinico è “unico”, pertanto lo specialista decide di volta in volta quali esami eseguire per oggettivare la diagnosi.   

In caso di DCMM l’approccio è multidisciplinare

La letteratura cita che, un quadro clinico di DCCM, nel 65-70% dei casi ha origine “ascendente”. In questi casi lo gnatologo può utilizzare la mandibola per compensare le problematiche posturali, come se fosse l’ottava vertebra cervicale. Pertanto, attraverso l’uso del bite si può aiutare il paziente a ridurre il suo quadro sintomatologico.

Tale tipo di approccio terapeutico va coadiuvato da trattamento fisioterapico e osteopatico, a patto che, prima, si escludano altre patologie sistemiche più complesse che per semplificare non citeremo   e che sono di pertinenza di Neurologi, Otorinolaringoiatri, Fisiatri.

In questi casi, va benissimo utilizzare il bite (la notte) per migliorare il quadro sintomatologico del paziente, ma le informazioni dettate dal bite non vanno trasferite all’occlusione né con rialzi occlusali né con trattamenti ortodontici né tantomeno con riabilitazioni protesiche.

Conclusioni

I pazienti con un quadro clinico di DCCM devono essere valutati da un’equipe che prima escluda le patologie più gravi e successivamente collabori per migliorare il quadro sintomatologico del paziente. A seconda delle problematiche “uniche” del paziente, sarà più indicato un trattamento prevalentemente Odontoiatrico-gnatologico, Fisioterapico, Neurologico, eccetera.

Dott.-Carmelo-Antonio-Condorelli-ortodontista-Gallarate
Dott.-Carmelo-Antonio-Condorelli-ortodontista-Gallarate

Dott. Carmelo Antonio Condorelli

                                                                                                                                                                                                                                                                                                          

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