Il digiuno: le 3 importanti azioni biochimiche e metaboliche

Il digiuno non vuol dire la totale assenza dal cibo, ma  rappresenta  una modulazione dell’introito alimentare grazie alla quale l’organismo riesce a vivere per mezzo delle proprie riserve, senza intaccare gli organi e le strutture fondamentali per la sopravvivenza.

E’ una pratica utilizzata per raggiungere un risultato i cui motivi ed obiettivi, per cui essa viene messa in atto, possono essere vari.

Digiuno: una pratica millenaria

Il digiuno ha rappresentato, nel passato, una pratica molto utilizzata da varie religioni in particolari occasioni (quaresima, ramadan) ed è citato sia nel nuovo che nel vecchio Testamento.

Ci sono i digiuni di 40 giorni di Mosè e di Isaia, e il digiuno di 40 giorni di Gesù. 

Questa era una pratica diffusa,  in Assiria, in Persia, in Grecia, in India, in Palestina, presso i Druidi e gli Indiani d’America,  anche in casi di lutto e per penitenza.

Utilizzato in molte tribù come strumento di iniziazione, il digiuno era adottato anche da molti eremiti come mezzo di purificazione e di elevazione spirituale. 

L’organismo umano: cosa accade durante il digiuno

Il corpo umano conosce il digiuno ed è stato strutturato dalla natura a superare l’assenza del cibo.

In carenza di alimenti l’organismo umano utilizza la riserva di glicogeno (carboidrati) accumulato all’interno degli epatociti, cellule del fegato.

Se il fegato scarica tutto il suo glucosio, il cervello può avere carenza di glucosio, quindi non avere energia, condizione incompatibile con la vita.

In questa condizione di emergenza energetica il fegato contribuisce con la produzione di corpi chetonici ottenuti dagli acidi grassi, liberati dai depositi adiposi.

I corpi chetonici sono molecole prodotte solo dal fegato, ottenute dagli acidi grassi saturi liberato dagli adipociti (cellule dell’organo adiposo):

  • Acetone,
  • Acido acetoacetico.
  • Acido beta-idrossibutirrico.

I corpi chetonici possono sostituire, in via provvisoria, il glucosio quale substrato energetico del cervello.

Questo è quanto succede durante il digiuno.

Il digiuno può essere una sana pratica per ridurre la massa adiposa accumulata.

Digiuno: evitare di passare dal digiuno alla carestia

Il punto critico da evitare è il passaggio da digiuno a carestia.

Il digiuno diventa carestia quando i corpi chetonici superano nel sangue il valore di 3 mg /100 ml e compaiono nelle urine (esistono cartine colorimetriche in farmacia per verificare presenza di corpi chetonici nella propria urina).

In questa condizione il cervello registra la presenza di carestia alimentare e attiva un diverso profilo ormonale.

Le 3 azioni biochimiche e metaboliche del digiuno

Durante il digiuno temporaneo si ha una variazione del profilo ormonale con netta riduzione della insulina (ormone dell’accumulo di grasso e della sensazione di fame continua).

Questa riduzione di insulina permette l’attivazione dell’ormone del digiuno, il glucagone, che svolge queste importanti azioni.

La prima azione la svolgono le cellule del fegato (gli epatociti).

Queste liberano la riserva di glucosio custodito “scaricando” il fegato dell’eccesso dei carboidrati.

Questa azione garantisce adeguato e continuo rifornimento di glucosio al cervello, senza cadere in chetosi e quindi nella pericolosa carestia!

La seconda azione la svolge sugli adipociti, cellule della massa grassa.

Agisce facendo uscire grassi dall’interno dalle cellule del grasso (gli adipociti), permettendo il dimagrimento!

La terza azione la svolge sulla ritenzione.


Agisce riducendo il gonfiore generato dell’eccesso dei carboidrati giornalieri che trattengono acqua e sodio!

Le azioni antitumorali del digiuno

Il digiuno fa si che il corpo utilizzi depositi di glucosio, grassi e chetoni, attingendo anche ad una parte importante di globuli bianchi.

Riducendo, così, l’enzima PKA (protein-chinasi A) e abbassando i livelli di IGF-1, un ormone collegato all’invecchiamento, alla progressione dei tumori e quindi al rischio di cancro.

Un recente studio pubblicato su Cell Stem Cell mostra che cicli di digiuno prolungato non solo proteggono contro i danni al sistema immunitario, un importante effetto collaterale della chemioterapia, ma inducono la rigenerazione del sistema immunitario, spostando le cellule staminali da uno stato inattivo a uno stato di auto-mantenimento.

I risultati di esperimenti sui topi e un test clinico umano di fase 1, hanno dimostrato che lunghi periodi di digiuno abbassano significativamente i livelli di globuli bianchi

Nei topi, il digiuno ha cambiato le vie di segnalazione delle cellule staminali ematopoietiche, un gruppo di cellule staminali che generano sangue.

I dati sembrano dunque confermare che il digiuno innesca un meccanismo rigenerativo che spinge le staminali a creare nuovissime cellule del sangue, in particolare, nuovi globuli bianchi  essenziali per ripristinare l’intero sistema immunitario, promuovere la rigenerazione di cellule staminali del sistema ematopoietico.

Digiuno: chi può farlo e come farlo

Sono necessarie almeno 16 ore dall’ultimo pasto, ovvero circa 12 ore dopo la fine dalla digestione, per finire le scorte di glucosio e per far passare il metabolismo da una modalità in cui si utilizzano gli zuccheri ad un altro in cui si utilizzano chetoni.

Ovvero in 16 ore il nostro organismo entra in uno stato chiamato di chetosi.

Il digiuno intermittente di 16 o 24 ore è considerato molto più sicuro e facile da eseguire rispetto ad un digiuno più lungo che richiede invece il controllo medico.

Tuttavia anche il digiuno intermittente in alcune persone non perfettamente in salute può provocare dei disturbi.

Per esempio, coloro che hanno livelli di cortisolo alti, ovvero ghiandole surrenali affaticate per via di una vita stressante o magari traumi psicofisici precedenti, è bene che evitino il digiuno.

Analogament,e coloro che hanno valori troppo alti o bassi di glicemia, o glicemia instabile, è bene che evitino il digiuno.

Infatti in presenza di cortisolo e/o glicemia fuori dalla norma, il corpo non riesce a stabilizzare i livelli di glucosio a digiuno dando sintomi come:

  • stanchezza improvvisa.
  • Senso di svenimento.
  • Secchezza delle fauci.
  • Secchezza degli occhi.
  • Irritabilità.
  • Rabbia o ansietà.

Queste persone dovrebbero fare invece pasti più frequenti del normale, anche ogni 2-3 ore, per normalizzare i loro valori.

Ovviamente bisogna avere una dieta sana senza zucchero e farine bianche, prodotti da forno, e in generale senza cibi ad alto indice glicemico.

Digiuno: un esempio pratico

Astenersi totalmente dal cibo per 24 ore alla settimana produce enormi vantaggi per il corpo.

Un recente studio effettuato dall’Intermountain Medical Center di Murray, nello Utah, e presentato al congresso annuale nel 2011 dell’American College of Cardiology, conferma che un semplice digiuno di 24 ore fa aumentare la resistenza del corpo.

Meglio se ripetuto periodicamente, per esempio una volta alla settimana, 

tale digiuno consuma più colesterolo, riduce il numero delle cellule adipose e, non ultimo, diminuisce il rischio di diabete e malattie del cuore e può arrestare il cancro.

Il digiuno intermittente massimo di uno, due giorni o massimo tre giorni può essere praticato preferibilmente in soggetti sani sotto controllo di personale esperto e qualificato

Per chi volesse invece effettuare il digiuno terapeutico arrivando quindi ai 5 giorni è caldamente consigliato effettuarlo in ambito ambulatoriale e seguito da un professionista in ambito sanitario, medico o biologo nutrizionista, in quanto il corpo è sottoposto ad uno stress maggiore.

A colazione è bene mangiare:

  • latti vegetali (riso o mandorla o soia o avena o altro cereale…)
  • Yogurt e cereali integrali, senza aggiunta di zucchero o di cioccolato (sono biscotti camuffati).
  • Frutta fresca di stagione.
  • Mandorle o noci o altro seme oleoso gradito

Gli spuntini di mattina e pomeriggio devono prevedere:

  • frutta fresca di stagione.
  • Oppure centrifugati, meglio gli estratti, di frutta (80%) e verdura fresca cruda di stagione (20%).

A pranzo e cena durante il digiuno “temporaneo” è necessario mangiare una porzione di verdura cruda mista, finemente tritata per agevolare la digestione gastrica e una porzione di verdura cotta, per agevolare assorbimento di caroteni.

Il radicchio, per esempio, favorisce anche la secrezione biliare il cui rilascio  genera una vera e propria azione detox da parte delle cellule del fegato.

Dose libera condita con olio extra vergine di oliva, aceto, aggiungere alcuni gherigli di noci o mandorle o pinoli o semi di zucca, pane integrale di segale (g 40).

I semi oleosi apportano proteine vegetali, omega 3, fibra alimentare prebiotica (utile per gestire il microbiota intestinale) e minerali.

Sono da considerare veri integratori naturali utili nel digiuno temporaneo.

Ovviamente non devono essere salati e neppure tostati.

Bere almeno un litro di acqua durante la giornata con residuo fisso secco superiore a 500 mg / litro (migliore introduzione di minerali).

Dott.Emanuele Rondina-Biologo Nutrizionista

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