Diabete di tipo 1 e di tipo 2: il ruolo dell’alimentazione

 Molto spesso si parla genericamente di Diabete, ma in realtà ne esistono diverse forme. La più comune è quella definita “Diabete Mellito” che a sua volta si divide in Diabete Mellito di tipo 1 e di tipo 2. Il Diabete Mellito è una patologia in forte crescita a livello mondiale e in Italia colpisce tra il 5% e il 7% della popolazione: in oltre 9 casi su 10 si tratta di Diabete di tipo 2 (non insulino-dipendente), nei casi residuali di Diabete di tipo 1 (insulino-dipendente). I numeri crescono perché la popolazione invecchia, perché mangia male ed è più obesa, ma anche perché vi sono più diagnosi precoci e farmaci che riducono il tasso di mortalità. In generale, Il Diabete è causato dall’iperglicemia, ovvero dall’aumento del livello di glucosio nel sangue, dovuto a un difetto di secrezione o a un’azione inadeguata dell’insulina, l’ormone prodotto dalle cellule del pancreas e deputato al controllo dei livelli di zucchero.

Diabete di tipo 1 e di tipo 2: differenze

Per semplicità ometteremo d’ora in avanti l’aggettivo “mellito” che sta ad indicare la dolcezza delle urine (appunto come il miele) ricche di zuccheri, peculiarità dei diabetici. I due tipi di Diabete spesso sono confusi, ma si tratta di due forme ben distinte.

Diabete di tipo 1

Il Diabete di tipo 1 è una malattia autoimmune, cioè deriva dal sistema immunitario che attacca per errore parti del corpo. Nel caso specifico, il sistema immunitario prende di mira le cellule beta produttrici di insulina nel pancreas. Di conseguenza, il nostro corpo non riconosce le cellule che producono l’insulina nel pancreas, organo responsabile del dosaggio del glucosio nel sangue, impedendo a queste ultime di svolgere in modo adeguato il loro compito. Si definisce insulino-dipendente proprio perché i pazienti devono necessariamente seguire una terapia che prevede la somministrazione di insulina. Purtroppo, perché ciò accada è ancora ignoto, ma l’attacco alle cellule continua finché il pancreas non è più in grado di produrre insulina.

Diabete di tipo 2

Il Diabete di tipo 2, il più comune, è una malattia metabolica, multifattoriale (le cause sono molteplici), strettamente legata all’alimentazione (che invece non ha un ruolo nel tipo 1). E’ caratterizzato da glicemia alta in un contesto di insulino-resistenza e insulino-deficienza relativa. In questo caso, non si verifica una mancata produzione di insulina o una risposta immunitaria che impedisce al pancreas di funzionare, ma la sua quantità è ridotta oppure si verifica quella si chiama una insulino-resistenza, che consiste in un’inadeguata utilizzazione del glucosio da parte delle cellule. Tra i fattori di rischio più rilevanti per l’insorgenza del diabete di tipo 2 figurano la familiarità, lo stile di vita sedentario, l’alimentazione troppo ricca di grassi e zuccheri, il sovrappeso corporeo.

Diabete di tipo 1 e di tipo 2: sintomi

Spesso la sintomatologia del Diabete resta silente per molti anni, in particolare quella del tipo 2 che si manifesta dopo i 30-40 anni. Quando sintomatico, non può essere però ignorato dal momento che improvvisamente si inizia ad avere molta sete, a dover urinare molto spesso, a sentirsi molto stanchi e con difficoltà respiratorie, ad avere una visione sfocata, a soffrire più spesso di infezioni urinarie o vaginali… Una delle complicanze più diffuse, e molto gravi, consiste poi nella cosiddetta chetoacidosi diabetica. Significa che il nostro organismo non riesce a trovare glucosio a sufficienza dal quale trarre energia ed è costretto così a rimediare sugli acidi grassi. Bruciando questi acidi, però, produce scarti chiamati chetoni che se si accumulano rendendo il sangue più acido e abbassando il PH. Si manifesta attraverso un alito acido, che ricorda l’odore della frutta molto matura. Purtroppo, questa condizione, se non trattata, provoca disidratazione, nausea, vomito, ipotensione, aritmie, sonnolenza, stato confusionale fino al coma e morte.

Diabete di tipo 1 e di tipo 2: prevenzione e cura

Come è facile intuire, prevenire il Diabete di tipo 1 è impossibile, trattandosi di malattia autoimmune di cui si ignorano le cause (sembrerebbe associata a fattori ereditari su cui agiscono dei determinanti ambientali come alcune infezioni virali, in particolar modo nell’infanzia e nell’adolescenza). Allo stesso modo, l’unica cura possibile è la somministrazione dell’insulina con le classiche iniezioni sottocutanee oppure con i sistemi di infusione continua. Con questo trattamento i pazienti possono condurre una quotidianità normale. Nel caso del Diabete di tipo 2, invece, un ruolo fondamentale è quello dell’alimentazione e dello stile di vita. Una dieta sana, a basso contenuto di grassi e calorie, regolare attività fisica e mantenimento del peso forma, o comunque di un peso non eccessivo, sono infatti accortezze che risultano particolarmente efficaci. Vi sono sono studi che confermano come queste abitudini salutari introdotte nel proprio stile di vita siano più efficaci di un intervento farmacologico nel ridurre la glicemia. Ciò non toglie che in molti casi l’affiancamento di un’adeguata terapia farmacologica sia fondamentale, in particolare sul rischio cardiovascolare, che rappresenta la maggiore causa di mortalità nel Diabete di tipo 2. Senza entrare nei dettagli in questa sede, vi sono farmaci innovativi in grado di facilitare la secrezione dell’insulina prodotta dalle cellule intestinali a seguito dell’ingestione di cibo e di favorire l’eliminazione del glucosio attraverso le urine, agendo su un recettore renale. In ogni caso, non esiste un’unica terapia farmacologica valida per tutti i pazienti con Diabete di tipo 2. Le terapie vanno personalizzate sulla base delle necessità, delle caratteristiche e della storia clinica del paziente. Per fare diagnosi di Diabete è sufficiente un semplice dosaggio della glicemia con un normale prelievo di sangue.

Diabete di tipo 1 e di tipo 2: cosa mangiare e cosa evitare

Ed eccoci, infine, a fornire qualche consiglio pratico su un’alimentazione anti Diabete, valido come prevenzione e come cura. In maniera molto semplice e schematica, partiamo da cosa mangiare. Sicuramente vanno consumati i legumi, 2-3 volte a settimana, perché dotati di un alto contenuto di fibre solubili che aiutano a tenere a bada i livelli di glucosio nel sangue. I legumi aumentano il senso di sazietà che contribuisce a ridurre le tentazioni che portano a ricercare i cibi zuccherini. C’è poi la verdura che ha le stesse qualità dei legumi in termini di controllo dell’assorbimento degli zuccheri e dello stimolo della fame. La frutta, invece, va consumata con moderazione, evitando, tranne rare eccezioni, i frutti più zuccherini (uva, banane, fichi, cachi, melone). Pane e pasta vanno bene purché integrali. Infine, nella dieta del diabetico (ma di chiunque voglia tenere lontana questa patologia) non possono mancare pesce, carne, affettati e formaggi magri, latte e yogurt scremati, olio evo. Cosa evitare? Senza dubbio gli zuccheri raffinati (presenti in marmellate, dolci) così come quelli “nascosti” in soft drink, frutta sciroppata, snack dolci, succhi di frutta, cocktail alcolici e analcolici. Al bando vanno messi pasta e riso con farina bianco così come i prodotti da forno non integrali. E’ chiaro che questi divieti sono assolutamente validi per chi soffre di Diabete, mentre chi è sano, svolge una vita attiva, non è in sovrappeso, tiene sotto controllo il glucosio nel sangue, può tranquillamente consumare tutto con moderazione. In conclusione, seguire la Dieta Mediterranea, di cui abbiamo parlato in un precedente articolo, è il miglior consiglio che si possa dare per prevenire e contrastare il Diabete.

La Redazione in collaborazione con il Dott. Alberto Luigi Vaccaro Biologo Nutrizionista

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