Endobarrier: i vantaggi della nuova metodica contro obesità e diabete tipo 2

Focus

La metodica Endobarrier consiste in un dispositivo che produce gli stessi effetti del tradizionale intervento chiurgico di bypass intestinale. Attualmente, l’Endobarrier è utilizzato con successo nei migliori centri medici europei (Belgio, Olanda, Svizzera, Spagna, Gran Bretagna, Germania, Australia e Brasile.

I vantaggi dell’utilizzo di questa tecnica, rispetto alle altre tecniche di chirurgia per l’obesità, sono molteplici. Si tratta, innanzitutto, di una procedura totalmente endoscopica. Il paziente sottoposto a questo tipo di trattamento può lasciare l’ospedale entro 48/72 ore. Inoltre, è una procedura reversibile: il dispositivo, una volta inserito, può essere sempre rimosso. Infine, è meno costosa rispetto alla chirurgia tradizionale contro l’obesità (minor risparmio di farmaci, ridotta degenza, no terapia intensiva, etc.).

La procedura prevede una anestesia generale di circa 30 minuti. La tecnica consiste nell’introdurre un dispositivo endoscopico nel lume duodenale del paziente con l’obiettivo di ridurre l’assorbimento di cibo e modificare la produzione di ormoni pancreatici insulina/glucagone responsabili delle variazioni di concentrazione plasmatica di glucosio. L’Endobarrier è un tubo impermeabile e flessibile ancorato al bulbo duodenale con alcune ancorette metalliche. Questo “guscio protettivo” viene inserito attraverso la bocca del paziente tramite l’uso di un endoscopio sotto controllo radiologico intraoperatorio: il dispositivo, una volta inserito nel duodeno, crea una barriera tra cibo e la mucosa intestinale. Il device può restare in sede fino a 12 mesi, poi viene rimosso. I pazienti sottoposti a questo tipo di trattamento vengono quindi costantemente seguiti con visite di controllo periodiche prestabilite da un’équipe multi-disciplinare formata da diabetologo, nutrizionista, chirurgo/endoscopista, psicologo clinico.

I risultati preliminari degli studi avviati presso altri Paesi europei sono molto incoraggianti: dimostrano una perdita superiore al 40% dell’eccesso di peso e, soprattutto, la remissione clinica del diabete di tipo 2 con un netto miglioramento delle condizioni cliniche dei pazienti sottoposti a questo tipo di trattamento (riduzione Hb glicata 8,7>6,5 %). L’Endobarrier si pone come una terapia innovativa per il diabete tipo 2 e apre anche una serie di opportunità di ricerca biomedica per la comprensione dei meccanismi alla base di questa patologia. Questo device si inserisce nell’ambito di un ampio ventaglio di procedure endoscopiche da noi già eseguite introducendo una metodica malassorbitiva endoscopica prima destinata al solo trattamento chirurgico maggiore. La comprensione dei meccanismi ormonali correlati alla metodica potrà condurre inoltre allo sviluppo di ulteriori metodiche endoscopiche ed eventuali trattamenti farmacologici correlati.

Secondo tutti i più recenti studi, il diabete è la quarta causa di morte nei paesi occidentali. La sua prevalenza nel mondo è in continua crescita e raddoppierà nel corso dei prossimi 20 anni. Nel 90 per cento dei casi, si tratta di diabete di tipo 2 causato appunto da obesità. Si calcola che in Italia la metà della popolazione maschile fra i 47 ed i 74 anni è in sovrappeso. Gli italiani obesi sono ben 4 milioni e 700mila, il 9 per cento in più rispetto a 5 anni fa.  Obesità e diabete sono la causa di danni a carico di organi vitali quali il cuore, i reni e il fegato così gravi da poter richiedere il trapianto di questi organi per salvare i pazienti.

In questi anni si lavora non solo per cercare di trapiantare il maggior numero di pazienti che ne hanno bisogno, ma anche, e sempre di più, per prevenire i danni terminali agli organi vitali. La ricerca nel prevenire i danni terminali correlati al diabete vede nella metodica Endobarrier una possibile ed innovativa alternativa alla chirurgia bariatrica malassorbitiva maggiore (by-pass gastrico, diversione bilio-pancreatica, etc.) con riduzione del rischio anestesiologico e delle possibili complicanze chirurgiche correlate.

Si sottolinea, in ultimo, la riduzione dei costi relativi a ricovero, degenza, sala operatoria, terapia intensiva e farmaci impiegati. Il calo dell’assunzione quotidiana di farmaci per controllo glicemico indotta dal nuovo presidio (es. metformina, insulina, etc.) ha infatti come conseguenza la riduzione degli accessi ospedalieri dei pazienti diabetici per patologie correlate, quali coronariopatie, problemi per arteriopatie obliteranti periferiche, neuropatie, nefroangiopatie, cosa che a sua volta consentirà una diminuzione complessiva delle spese mediche a carico del sistema sanitario nazionale e degli enti assicurativi privati.

La redazione

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