Il trattamento mininvasivo alla valvola aortica

Come spesso ripetiamo, la scienza, se abbinata sapientemente alla tecnologia, può donare ai ricercatori e ai medici dei risultati importanti. Infatti, grazie a quest’ultima e ai suoi sviluppi, è possibile, ogni giorno, salvare delle vite umane.

Ne è un esempio il trattamento mininvasivo alla valvola aortica. Un intervento, a differenza della chirurgia tradizionale, molto meno impegnativo a livello tecnico e in grado di garantire meno complicanze al paziente.

La chirurgia mininvasiva e le sue peculiarità

Si sente spesso parlare della chirurgia mininvasiva e delle sue grandi potenzialità. Ma quali sono le differenze che è in grado di offrire rispetto, invece, alla chirurgia tradizionale?

La chirurgia mininvasiva o meglio ancora il trattamento percutaneo permette di sostituire la valvola aortica utilizzando dei dispositivi miniaturizzati che possono essere inseriti praticando due piccoli “fori” del diametro di una matita (5-6 mm) a livello delle arterie femorali (quindi dell’inguine). Questo significa, come già anticipato, risparmiare al paziente un intervento chirurgico molto demolitivo e quindi abbattere notevolmente il rischio di complicanze, di infezioni e la mortalità operatoria.

Il trattamento mininvasivo alla valvola aortica rimane comunque un intervento delicato ed importante, ma sicuramente con minori rischi.

Inoltre, i giorni di ricovero necessari sono minori e, di conseguenza, anche le tempistiche di ripresa del paziente sono più veloci.

Per questo motivo gli studi clinici hanno chiaramente dimostrato la superiorità di questa metodica nei pazienti con più di 75 anni rispetto alla chirurgia convenzionale a prescindere dalla categoria di rischio.

Inoltre possono beneficiare di questo intervento pazienti molto compromessi che non potrebbero mai affrontare un intervento chirurgico tradizionale e storicamente venivano lasciati al loro destino di ripetuti scompensi cardiaci e morte. Perché ricordiamo che la malattia quando diventa severa e sintomatica ha una mortalità annuale del 25%.

Ad oggi, dunque, la nuova frontiera, quello che dovrà rappresentare lo standard, è proprio il trattamento percutaneo della della valvola aortica detto comunemente TAVI.

Ovvero, un’ulteriore opzione nel trattamento della valvulopatia aortica.

Che cos’è la valvulopatia aortica degenerativa

La valvulopatia aortica degenerativa è la malattia acquisita più frequente al mondo. Si manifesta quando i foglietti che costituiscono la valvola, degenerando nel tempo, cominciano a fondersi e a diventare particolarmente spessi e ipomobili.

In questo modo, la valvola perde la sua capacità di aprirsi e chiudersi correttamente causando principalmente un restringimento che viene comunemente chiamato anche stenosi.  Il cuore si trova così nella difficoltà di dover “pompare” il sangue all’esterno passando per un orifizio ristretto che lo costringe a fare molto più fatica. 

Fino a non troppo tempo fa, con un quadro clinico come questo, l’unica alternativa valida era quella di affrontare un intervento chirurgico di sostituzione valvolare aortica.

L’intervento chirurgico tradizionale

L’intervento chirurgico tradizionale prevede un’apertura molto ampia del torace. Si procede poi collegando il corpo del paziente ad un cuore artificiale per tutta la durata dell’intervento.

Si continua fermando volutamente il cuore del paziente per poi incidere la valvola aortica danneggiata, rimuoverla e sostituirla con una nuova.

Terminato questo delicato processo, si fa ripartire il cuore del paziente e, infine, si richiude il torace.

Un intervento impegnativo, salvavita, ma che richiede una tempistica di recupero piuttosto importante. È infatti fondamentale per la persona operata stare a riposo per un bel po’ di tempo.

Il paziente torna a casa non prima di tre settimane di ospedalizzazione e solo nei 2-4 mesi successivi all’intervento, riuscirà a riprendere in mano la sua vita completamente.

Quindi, nonostante l’importanza di questo intervento, la sua complessità e rischiosità, può non essere affrontata da molti pazienti anziani e fragili perchè le complicanze post-operatorie potrebbero essere troppo pericolose.

Questa fetta di popolazione rappresenta circa il 40% di tutti coloro che sono malati di stenosi aortica.

Sostituire la valvola aortica mediante un intervento mininvasivo è possibile

Sono già svariati anni che è possibile andare a sostituire la valvola aortica, in caso di stenosi grave, per via completamente transcutanea (TAVI).

La TAVI rappresenta un importantissimo strumento di cura per quanto concerne il trattamento della stenosi aortica in tutti quei pazienti nei quali, il classico intervento a cuore aperto, è fortemente sconsigliato.

Quest’ultimo, infatti, rappresenta un intervento molto complesso e alquanto delicato. Quando si opera a cuore aperto significa dover aprire completamente il torace. Mentre, agendo in modalità mininvasiva, significa riuscire ad esercitare un approccio totalmente percutaneo.

La TAVI è dunque una tecnica davvero rivoluzionaria che è in grado di sostituire la valvola aortica non più funzionante, senza però dover sottoporsi ad un intervento chirurgico di stampo tradizionale.

Perché nasce la TAVI

La TAVI (Trans Aortic Valve Implantation) nasce proprio per questo motivo: permettere cioè a tutti i pazienti, indifferentemente dalla loro età, di essere curati di tale patologia e garantire loro un futuro migliore ed in salute.

In questi ultimi dieci anni poi, le tecniche, ma anche i materiali stessi con cui si svolge questa tipologia di intervento, sono migliorati moltissimo.

Oggi, si può dunque affermare con estrema sicurezza, che si tratta di un intervento all’avanguardia, nonché, inclusivo.

Come funziona la TAVI

La TAVI prevede che il paziente venga sedato blandamente per poi venire praticata una anestesia locale.

L’arteria femorale è, di norma, la porta d’accesso. Attraverso quest’ultima si posiziona un filo metallico, il quale viene condotto sin dentro il ventricolo sinistro. E, attraverso questo percorso, il filo passa anche per la valvola aortica ristretta.

Sul filo si monta un dispositivo simile a uno “stent” di grandi dimensioni (5-7 mm) che al suo interno, contiene la valvola aortica nuova.

Il “viaggio” dello stent continua sino a livello della valvola aortica ormai danneggiata per venire poi rilasciato. Questo rilascio permette subito al dispositivo di aprirsi, di aderire perfettamente alla parete aortica schiacciando così la valvola inefficiente.

Lo stent aprendosi, contiene al suo interno una valvola biologica costituita da foglietti che inizieranno subito ad aprirsi e chiudersi. La sua funzionalità sarà la medesima di una valvola convenzionale.

La TAVI ha una durata media di circa dieci anni.

Il post intervento

Il post intervento è molto breve. Dopo circa 3-5 giorni il paziente può tornare a casa e riprendere subito le sue normali abitudini senza necessità di una riabilitazione.

Ogni caso di sostituzione della valvola aortica va valutato e discusso

Chiaramente, per ogni paziente si dovrà agire diversamente in base a svariati fattori. Quando si tratta di un organo così tanto complesso quanto fondamentale per l’organismo, ovvero il cuore, è importante agire con criterio.

Il team di interventisti e chirurghi, dopo essersi confrontato a lungo, e dopo aver valutato le varie analisi, sarà in grado di offrire a ciascun paziente la soluzione terapeutica migliore per la propria patologia scegliendo il percorso da effettuare, che tipo di valvola impiantare, di che dimensione, avendo accortezza di prevedere e correggere eventuali difficoltà operatorie.

Molti sono i fattori che devono essere presi in considerazione:

  • età,
  • quadro clinico generale (attuale e pregresso),
  • condizione cardiocircolatoria,
  • condizione respiratoria,
  • metabolismo,
  • stile di vita,

Possiamo dire che anche questa procedura per essere efficace e sicura ha bisogno di essere “ritagliata” sulle esigenze di ogni singolo paziente proprio come un abito sartoriale. 

La redazione in collaborazione con il Dr. Gianfranco Aprigliano – cardiologo

Le richieste saranno inoltrate al medico o professionista sanitario il quale risponderà direttamente. DossierSalute.com non è responsabile di tardive o mancate risposte.

Immagine di Freepik

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