Cos’è la disprassia?

La disprassia (dal greco πράσσω (prásso) = “fare”, quindi dis-prassia = “incapacità di fare qualcosa”) è l’incapacità o la ridotta capacità di pianificare ed organizzare delle azioni intenzionali, finalizzate al raggiungimento di uno scopo specifico; un deficit dei movimenti volontari caratterizzato dall’assenza di altri deficit cognitivi e sensoriali evidenti.

Questo disturbo determina tutta una serie di difficoltà per i bambini che ne sono affetti, con un impatto significativo sulla loro vita quotidiana e sulle loro famiglie. La disprassia non interessa solo la sfera motoria, ma interessa anche altri aspetti, senza necessariamente presentare problematiche intellettive o cognitive associate.

Cosa causa la disprassia

La disprassia influisce con l’autonomia personale e quotidiana (cura di sé), con gli apprendimenti scolastici (attività di scrittura, relazioni spazio-tempo) e le relazioni interpersonali. La disprassia evolutiva è un disturbo della coordinazione motoria che si manifesta sin dalla prima infanzia.

Spesso i sintomi possono essere confusi con quelli di altri disturbi. Nella maggior parte dei casi, i bambini con disprassia mostrano movimenti impacciati, maldestri e poco efficaci, hanno difficoltà nel disegnare, scrivere e nell’usare le forbici, presentano una ridotta coordinazione oculo-manuale e difficoltà nello svolgere attività che richiedono motricità fine. Presentano scarsa consapevolezza del loro corpo e faticano ad orientarsi nel tempo e nello spazio.

Esistono diverse forme di disprassia?

Pur essendo un deficit solitamente generalizzato (disprassia generalizzata), la disprassia può presentarsi con delle forme diverse e quindi presentarsi con disturbi selettivi che possono investire una sola area o abilità, nascondendo altri aspetti deficitari.

Tra i tipi più comuni che vengono diagnosticati a bambini in età scolare e prescolare si distinguono.

Disprassia dello sguardo

caratterizzata dall’incapacità di fissare l’interlocutore o da una fissazione di durata molto breve; da uno sguardo caotico ed iperfisso; si associa inoltre una mancanza di scioltezza nei movimenti di inseguimento durante la lettura e dunque da una tendenza nel saltare da una riga all’altra, nell’omettere delle parole ed infine da una difficoltà nello spostare lo sguardo dalla lavagna al foglio e viceversa e quindi nel copiare dalla lavagna.

Disprassia motoria

caratterizzata da una goffaggine generale nello svolgimento delle attività della vita quotidiana come mangiare, vestirsi, allacciarsi le scarpe.

Disprassia verbale

caratterizzata dalla difficoltà nell’eseguire la sequenza articolata dei movimenti necessari per produrre un suono e di conseguenza dalla problematicità nel disporli nell’ordine corretto per formare frasi o parole chiare e comprensibili.

Come capire se un bambino è disprassico?

Un bambino disprattico presenta:

  • goffaggine, caratterizzata da movimenti impacciati e maldestri con sequenze temporali e poco efficaci
  • posture inadeguate, che dipendono da una scarsa propriocezione del proprio corpo e interferiscono sia sul mantenimento dell’equilibrio, che sulla coordinazione di azioni e movimenti
  • difficoltà di orientarsi nello spazio e di trovare il proprio posto in una situazione nuova
  • scarsa consapevolezza del tempo e del pericolo
  • scarsa agilità, caratterizzata dalle cadute frequenti, dalla tendenza ad inciampare, dalla difficoltà nello svolgere delle attività sportive o nell’andare in bicicletta
  • incapacità o ridotta capacità di scrivere, di disegnare o di usare le forbici
  • incapacità o la ridotta capacità di stare fermo e di organizzare dei giochi tranquilli che richiedono delle abilità di motricità fine ed una coordinazione oculo – manuale
  • tendenza a distrarsi continuamente e facile affaticabilità, lentezza di esecuzione
  • l’incapacità o la ridotta capacità di vestirsi e di compiere attività che rientrano nella normale routine quotidiana
  • difficoltà di organizzarsi e di eseguire delle attività, che richiedono delle sequenze specifiche

Sintomi della disprassia

  • Difficoltà di apprendimento
  • Difficoltà di concentrazione
  • Difficoltà di linguaggio
  • Discalculia
  • Disgrafia
  • Disorientamento temporale e spaziale
  • Disortografia
  • Ipomimia
  • Perdita di coordinazione dei movimenti
  • Perdita di equilibrio.

Come si cura la disprassia?

La valutazione viene fatta da un’equipe costituita da vari esperti: neuropsichiatra infantile, logopedisti, terapisti della neuropsicomotricità, terapisti occupazionali, ortottisti che insieme collaborano per mettere a punto un profilo funzionale del soggetto ai fini sia della diagnosi che di un progetto di terapia mirato.

Attraverso colloqui con i genitori e con un’attenta osservazione il pediatra può monitorare l’evoluzione del bambino ed aiutare i genitori ad individuare eventuali segnali di disprassia evolutiva.

Le aree principali che vengono analizzate sono:

  • Competenze visuospaziali: assetto visuopercettivo, memoria visiva e visuospaziale, integrazione intersensoriale delle afferenze;
  • Assetto visuocostruttivo: disegno spontaneo e su copia, costruzioni bi e tridimensionali;
  • Prassie transitive e intransitive;
  • Livello intellettivo (profilo);
  • Memoria procedurale;
  • Processi elaborativi e inferenze.

Terapia per la disprassia

Una volta posta la diagnosi di disprassia è fondamentale attuare un’adeguata terapia per la disprassia, con l’obiettivo di migliorare la qualità della vita dei piccoli pazienti. Si lavora per ridurre le difficoltà connesse al disturbo, potenziare le abilità coinvolte nell’esecuzione delle azioni intenzionali, si compensano i limiti per permettere al bambino disprassico di portare avanti con successo le attività quotidiane. Va sottolineato che anche quando l’intervento è efficace e i sintomi si riducono, permane comunque una lentezza esecutiva e qualche lieve manifestazione.

Gli interventi si rivelano tanto più efficaci, quanto più precocemente vengono attuati, e la riabilitazione viene personalizzata per ogni bambino, in base alle specifiche caratteristiche e unicità di quest’ultimo. L’équipe riabilitativa collabora in sinergia con la famiglia e la scuola per generalizzare l’intervento e ridurre l’impatto del disturbo sulla vita quotidiana.

Dott.ssa Sara Toma Ortottista a Milano


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