L’embolizzazione è una procedura di radiologia interventistica che sta diventando sempre più popolare per il trattamento dei fibromi uterini, tumori assolutamente benigni dell’utero.
Si tratta di un metodo minimamente invasivo che mira a ridurre le dimensioni dei fibromi, senza la necessità di un intervento chirurgico tradizionale.
Ma cos’è esattamente l’embolizzazione del fibroma, detto anche mioma? Come funziona? Quali sono i rischi e i benefici?
In questo articolo, esploreremo 5 cose che dovresti sapere sulla procedura di embolizzazione del fibroma dell’utero, comprese le indicazioni, il processo di esecuzione, il recupero e i risultati attesi. Ne parliamo con il Dr. Tommaso Lupattelli il maggiore esperto in Italia in questa tecnica, che ha avuto il merito di aver per primo cominciato a diffonderla su vasta scala grazie alla collaborazione con l’inventore di questa tecnica sull’utero, il francese Jacques Clerissi, e alla successiva creazione di un proprio e vero centro per l’embolizzazione delle patologie della pelvi come anche l’adenomiosi e il varicocele pelvico.
1) Embolizzazione del fibroma: cos’è e come funziona?
L’embolizzazione del fibroma uterino è una procedura che mira a ridurre le dimensioni dei fibromi uterini, come abbiamo già accennato, senza la necessità di un intervento chirurgico tradizionale.
Durante l’embolizzazione, il medico inserisce un piccolo catetere, previa anestesia locale o spinale, nell’arteria femorale e lo guida fino all’arteria uterina di destra e di sinistra che nutrono il fibroma. Successivamente, viene iniettato un agente embolizzante attraverso il catetere, bloccando l’afflusso di sangue al fibroma e causandone la riduzione delle dimensioni. L’embolizzazione del mioma è considerata una procedura sicura e minimamente invasiva gravata fortunatamente da modesti rischi intra e post operatori. Tra i rischi potenziali si annoverano la perforazione dell’arteria uterina, la perdita di sangue e l’infezione. Rischi che tuttavia si abbattono praticamente del tutto se la procedura è eseguita da mani esperte
I benefici dell’embolizzazione del fibroma includono il fatto che non richiede anestesia generale, ha tempi di recupero più brevi rispetto alla chirurgia tradizionale e può essere eseguita, in casi molto selezionati anche in regime ambulatoriale. Inoltre, la totalità delle donne , salvo rarissimi casi, segnala un miglioramento significativo dei sintomi associati ai fibromi dopo essersi sottoposte all’embolizzazione. E’ tuttavia importante che l’intervento sia eseguirò da operatori molto esperti.
2) Quando è indicata l’embolizzazione del fibroma?
L’embolizzazione del fibroma è solitamente raccomandata per le donne che soffrono di sintomi debilitanti associati ai fibromi uterini, come:
- dolori pelvici,
- sanguinamenti intermestruali intensi e prolungati,
- difficoltà a concepire,
- compressioni su organi adiacenti, in particolare la vescica,
In molti casi , l’embolizzazione può anche essere utilizzata come alternativa alla chirurgia tradizionale per rimuovere i fibromi. Tuttavia, non tutte le donne sono candidate all’embolizzazione del fibroma. La procedura non è indicata per le donne in gravidanza o per chi ha in anamnesi una storia di gravi allergie al mezzo di contrasto. Non e’ indicata inoltre per quelle pazienti in cui esista un sospetto di tumore maligno piuttosto che di un fibroma uterino che, a tutti gli effetti, come già sottolineato, è un tumore del tutto benigno. Tuttavia un esame RM con mezzo di contrasto e sequenze in diffusione è oggi in grado di escludere con assoluta certezza la presenza di un tumore maligno.
Solo un Radiologo interventista esperto nell’ embolizzazione potrà valutare attentamente ogni caso singolo e decidere se l’embolizzazione sia la scelta migliore per la paziente. È infatti fondamentale interpellare questa figura nel caso ci si volesse sottoporre ad embolizzazione. Ad oggi è solo questo il medico in grado di dire con assoluta certezza se l’embolizzazione sia o non sia indicata.
3) Come viene eseguita l’embolizzazione del fibroma?
L’embolizzazione del fibroma dell’utero è una procedura medica che viene eseguita in ospedale o in una clinica, sotto guida radiologica. In genere, la procedura richiede dai 20 ai 60 minuti e viene eseguita con il paziente sveglio, ma sedato. Il medico inserisce un piccolo catetere nell’arteria femorale e lo guida fino all’arteria uterina che nutre il fibroma. Successivamente, viene iniettato un agente embolizzante attraverso il catetere, bloccando l’afflusso di sangue al fibroma e causandone la riduzione delle dimensioni.
La maggior parte delle donne riferisce solo un lieve fastidio durante la procedura, ma il medico può somministrare dei farmaci per alleviare eventuali dolori o crampi. Dopo l’embolizzazione, il paziente rimane sotto osservazione per 24-48 ore pechè il dolore post embolizzazione può essere anche significarivo e spesso è necessaria una terapia con analgesici in vena . È infatti possibile sperimentare alcuni effetti collaterali dopo la procedura, come crampi e dolori addominali, nausea o febbre leggera, ma questi sintomi tendono a scomparire entro pochi giorni.
4) Rischi e benefici dell’embolizzazione del fibroma uterino
Come ogni procedura medica, l’embolizzazione del fibroma uterino comporta alcuni rischi. Tra i rischi potenziali ci sono una lieve perdita di sangue e l’infezione. Tuttavia, questi rischi sono generalmente considerati molto bassi e la paziente sperimenta solo lievi effetti collaterali dopo l’embolizzazione.
I benefici dell’embolizzazione del fibroma includono il fatto che non richiede anestesia generale, ha tempi di recupero più brevi rispetto alla chirurgia tradizionale e non provoca cicatrici chirurgiche all’interno dell’utero, cicatrici che possono invece inevitabilmente compromettere una gravidanza. L’assenza di cicatrici post intervento fa di questa procedura una valida scelta anche per quelle donne che vogliono sottoporsi successivamente a procreazione assistita ma più in generale a tutte quelle donne che desiderano concepire. E’ stato ormai infatti dimostrato da diversi studi scientifici internazionali che dopo embolizzazione è tranquillamente possibile avere una gravidanza a termine.
5) Cosa aspettarsi dopo l’embolizzazione del fibroma: il recupero ed i risultati attesi.
Dopo l’embolizzazione del fibroma, è possibile sperimentare alcuni effetti collaterali di cui abbiamo già accennato
- Dolori e/o crampi addominali,
- Nausea,
- febbre leggera.
Tuttavia, questi sintomi tendono a scomparire entro pochi giorni e il recupero dall’embolizzazione è generalmente rapido. Molti pazienti possono tornare alle normali attività quotidiane entro una settimana dalla procedura.
I risultati dell’embolizzazione del fibroma dell’utero possono variare da persona a persona, ma praticamente tutte le donne segnalano un miglioramento significativo dei sintomi associati ai fibromi uterini, come il dolore pelvico, la compressione sulla vescica e i sanguinamenti intensi. Inoltre, i fibromi tendono a ridursi gradualmente dopo l’embolizzazione e possono continuare a diminuire di dimensioni anche nei mesi successivi alla procedura.
E’ importante notare che l’embolizzazione potrebbe non essere in grado di eliminare completamente tutti i fibromi.
Infatti, in caso di fibromi multipli e molto grandi potrebbe essere necessaria dopo embolizzazione una successiva rimozione chirurgica ( o miomectomia) di quei fibromi, che seppur ridotti dall’embolizzazione ancora compromettono una gravidanza.
Il vantaggio dell’embolizzazione in questi casi è il fatto che questa procedura renderebbe possibile una successiva rimozione dei fibromi in tutte quelle pazienti che vengono destinate inizialmente esclusivamente alla rimozione dell’utero. Embolizzazione prima e miomectomia a qualche mese di distanza ha infatti portato diverse pazienti ad avere una gravidanza anche quando inizialmente il responso comune di tutti i ginecologi era solo quello di dover asportare l’utero. Fortunatamente, ciò non è invece vero in caso di fibromi di dimensioni limitate, dove dopo embolizzazione la possibilità di gravidanza è notevole e non è richiesta generalmente nessun altro procedura chirurgica aggiuntiva come la miomectomia.
È infine importante seguire le istruzioni del radiologo interventista per il periodo di recupero post-procedura e partecipare a visite di follow-up regolari per monitorare la salute uterina a lungo termine.
Conclusioni
In conclusione, l’embolizzazione è una procedura interventistica sicura e minimamente invasiva che può essere utilizzata per trattare anche i fibromi dell’utero.
Come ogni procedura comporta alcuni modesti rischi, ma i suoi benefici sono significativi per tantissime donne che soffrono di sintomi debilitanti associati ai fibromi. L’embolizzazione fibroma può ridurre le dimensioni dei fibromi e alleviare i sintomi senza la necessità di un intervento chirurgico tradizionale. Inoltre, ha tempi di recupero estremamente più brevi rispetto alla chirurgia. Sono inoltre pochissime le donne a non poter essere candidate a questo intervento. Operatori di comprovata esperienza sono anche in grado di trattare fibromi uterini superiori a 18 cm di diametro o fibromatosi multiple. Recentemente ottimi risultati sono stati riportati anche nell’embolizzazione dell’adenomiosi, patologia che può essere la sola presente o associarsi contemporaneamente ad uno o più fibromi uterini.
Con un attento monitoraggio post-procedura e visite di follow-up regolari, molte donne sperimentano un miglioramento significativo della loro salute uterina dopo l’embolizzazione del fibroma. Ad un anno è possibile sancire la completa guarigione dalla malattia che dopo embolizzazione presenta una recidiva estremamente più bassa rispetto a quella osservata dopo miomectomia.
L’embolizzazione è una procedura senza dubbio molto efficace e mini invasiva, ma è necessario affidarsi ad un radiologo interventista esperto in questo campo , unica figura in grado di decidere se l’embolizzazione sia o non sia indicata nella paziente in esame.
La redazione in collaborazione con il Dott. Tommaso Lupattelli Chirurgo Interventista a Milano
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