I radicali liberi sono “materiale di scarto”, quindi nocivo, che viene prodotto da alcuni fattori esterni, fra cui stress, fumo, inquinamento.
Da qualche tempo è stata riconosciuta anche l’attività fisica fra le cause della produzione dei radicali liberi.
In realtà, si tratta di una normale conseguenza perché anche la semplice respirazione cellulare produce piccole quantità di scorie, dunque, a maggior ragione durante l’attività sportiva, stato in cui aumenta il consumo di ossigeno.
Questo accade nei soggetti meno in allenamento, ovvero negli sportivi occasionali.
Come si formano i radicali liberi durante lo sport?
I radicali liberi vengono prodotti con processi precisi.
Il primo processo avviene nel mitocondrio, cuore delle singole cellule; qui si forma l’anione superossido (O2–), il radicale libero prodotto nelle fibre muscolari proprio con l’esercizio fisico.
Il 3% dell’ossigeno consumato si trasforma in anione superossido, ma anche in altri tipi di radicali liberi con reazioni diverse a danno dei tessuti.
Il secondo processo di formazione dei radicali liberi prende in esame lo sportivo occasionale, ovvero un soggetto i cui muscoli lavorano poco.
Con l’attività fisica il sangue irrora improvvisamente i muscoli e i mitocondri si trovano a dover gestire un sovraccarico di ossigeno; ed ecco che la produzione di radicali liberi aumenta significativamente, salvo poi normalizzarsi man mano che il corpo si allena.
Inoltre, durante l’allenamento il corpo diminuisce l’afflusso di sangue ad altri organi per concentrarlo su pelle e muscoli causando, di conseguenza, una produzione di radicali liberi concentrata proprio in quegli organi.
Il terzo processo coinvolge il ferro.
Nel suo viaggio attraverso il sangue e nel suo lavoro nei tessuti, il ferro è protetto da diverse proteine, come transferrina, ferritina ed emoproteine; il loro compito è di proteggerlo dalle reazioni con il perossido di idrogeno (H2O2), che a sua volta si forma durante il ciclo di ossidoriduzione del metabolismo del ferro.
Quando il meccanismo di protezione non funziona, il ferro reagisce producendo radicali liberi.
Il primo danno dei radicali liberi: la perossidazione lipidica
L’iperproduzione di radicali liberi comporta un danno cellulare di tipo ossidativo, soprattutto la perossidazione lipidica.
I danni cellulari di tipo ossidativo contribuiscono all’insorgere, 24 o 48 ore dopo l’allenamento, di dolori muscolari e al rilascio di enzimi muscolari come CPK (creatinfosofochinasi), LDH (lattato deidrogenasi), GOT (transaminasi glutammico-ossalacetica).
Queste conseguenze, tuttavia, si attenuano nel tempo con le sedute di allenamento perché intervengono fenomeni di adattamento del corpo, proteggendolo dai fenomeni ossidativi.
Ed è questo il motivo per cui a rischio sono gli sportivi occasionali, mentre gli atleti sono i più difesi dai radicali liberi.
Le vitamine che eliminano i radicali liberi
Gli atleti, con l’allenamento costante, producono più SOD, Catalasi e GSHPx: ovvero i 3 enzimi atti ad eliminare i radicali liberi.
Questi, tuttavia, necessitano del supporto delle Vitamine antiossidanti C ed E al fine di catalizzare le giuste reazioni chimiche che eliminano i radicali liberi.
Nel 1978 C.J. Dillard osservò che la somministrazione per 14 giorni di 1200UI di tocoferolo, ovvero Vitamina E, apportava notevoli benefici sulla riduzione della perossidazione lipidica.
Dallo studio di Dillard scaturirono ulteriori studi fino ad arrivare alla definitiva dimostrazione che la Vitamina E, in special modo concentrata cruda nell’olio extravergine di oliva, aiuta la diminuzione della perossidazione lipidica.
L’ossidazione delle LDL, causata da un intenso lavoro muscolare, viene invece contrastata dalla Vitamina C.
Tuttavia è bene precisare che la letteratura scientifica ha recentemente smentito che dette vitamine migliorino le prestazioni atletiche o la forza.
L’utilizzo degli antiossidanti vitaminici prolungato nel tempo
Gli studi, sull’utilizzo prolungato nel tempo di integratori di vitamine C ed E, non hanno dato ancora esiti sufficienti per poter stabilire se siano innocui o se presentino effetti collaterali.
Sicuramente è stato dimostrato che i soggetti con cancro al polmone causato da fumo, dopo l’assunzione di antiossidanti, sono deceduti prima del previsto; come se un eccesso di antiossidanti peggiorasse, anziché migliorare, il danno tissutale.
La scienza invita ad agire con buon senso, consigliando l’assunzione degli integratori per cinque giorni a settimana con una pausa di due giorni.
Il motivo è che in questo modo, da un lato, si evitano accumuli di sostanze che l’organismo non riesce a smaltire, dall’altro se ne trae il massimo beneficio.