Con il termine incontinenza urinaria si intende una involontaria perdita di urine tale da creare disagio psicologico, imbarazzo e vergogna in chi ne soffre, con ripercussioni e forti limitazioni sul suo stile di vita.
L’incontinenza urinaria può interessare entrambi i sessi con cause diverse.
Se nella donna può presentarsi in particolare durante e dopo la prima gravidanza, oltre che essere correlabile ai processi di invecchiamento fisiologico, nell’uomo è quasi sempre strettamente secondaria ad interventi chirurgici legati alla prostata.
Ne consegue come si tratti di un problema soprattutto femminile: ne soffrono il 20-30% di donne giovani, il 30-40% di mezza età, per arrivare fino anche al 50% di donne anziane.
Focalizzandoci sul tema di questo articolo, cioè l’incontinenza urinaria durante e dopo la gravidanza, nelle donne gravide a termine la sua presenza oscilla tra il 26% e il 40% (con remissione media di tre mesi dopo il primo parto fino all’86%). Nel post partum, fino al 15% delle puerpere ne soffre a 3 mesi dal parto.
Perché in gravidanza e dopo il parto si manifesta l’incontinenza urinaria?
Partiamo dall’anatomia: lo sfintere vescicale, una valvola muscolare che si trova nella parte inferiore della vescica, controlla il flusso di urina.
Durante la gravidanza l’espansione dell’utero mette pressione sulla vescica. I muscoli della vescica e del pavimento pelvico sono quindi travolti da un ulteriore stress e dalla pressione.
A questo punto potrebbe fuoriuscire urina quando vi è una pressione aggiuntiva esercitata (per esempio, quando una donna incinta tossisce o starnutisce). Dopo la gravidanza, i problemi di incontinenza possono continuare ulteriormente perché il parto può indebolire i muscoli del pavimento pelvico, o addirittura lesionarli.
Durante il parto possono verificarsi danni anche ai nervi controllori della vescica.
Fattori di rischio dell’incontinenza urinaria in gravidanza e dopo il parto
Le donne over 35 che affrontano una gravidanza sono più a rischio incontinenza, così come quelle in sovrappeso più o meno marcato.
Anche una storia familiare di incontinenza può favorire l’insorgenza del disturbo. Per quanto riguarda il post parto, il parto cesareo risulta più protettivo di quello vaginale, ma al secondo cesareo la differenza sostanzialmente scompare.
Caratteristiche dell’incontinenza urinaria in gravidanza e dopo il parto
L’incontinenza può essere leggera ed infrequente in alcuni casi oppure più severa in altri. Il tipo di incontinenza urinaria sperimentato durante la gravidanza è di solito quello da sforzo, ovvero la perdita è causata da un aumento della pressione sulla vescica. Nell’incontinenza da stress, lo sfintere della vescica non funziona abbastanza bene nel mantenere le urine.
I sintomi di incontinenza da stress includono perdite con tosse, starnuti, esercizio fisico, tutto ciò che aumenta la pressione all’interno dell’addome.
L’incontinenza urinaria durante la gravidanza può anche essere il risultato di una vescica iperattiva, una condizione in cui segnali nervosi irregolari inducono i muscoli della vescica a stringersi in tempi inadeguati.
Le donne che hanno una vescica iperattiva hanno bisogno di urinare più spesso di quanto si farebbe normalmente.
Esami e diagnosi
La storia clinica del paziente ed un attento esame obiettivo urologico/uro-ginecologico sono i primi strumenti che consentono la formulazione di una diagnosi preliminare.
Potranno essere richieste indagini complementari di base quali un esame delle urine per verificare la presenza di infezioni.
Una ecografia dell’addome per valutare il completo svuotamento vescicale, l’esame urodinamico, un esame funzionale che ha il fine di riprodurre le fasi di riempimento (compliance detrusoriale), stoccaggio (stabilità detrusoriale e competenza sfinterica) e svuotamento vescicale (sinergia sfintero detrusoriale, possibili ostruzione a carico del collo vescicale), comprendendo possibili alterazioni di una di queste tre funzioni.
Altro importante strumento è rappresentato dal diario minzionale, ovvero la registrazione giornaliera estesa ad un’intera settimana del numero e volume delle minzioni spontanee, del numero e volume perdite correlate al tipo di attività eseguita in quell’istante (pesatura del pannolino).
Il fine di quantificare le perdite è quello di personalizzare il trattamento per ottenere il massimo del risultato. Una ulteriore classificazione dell’incontinenza, infatti, vede una stratificazione a seconda del volume di urine perse nell’arco della giornata: media (volume <200ml), moderata (volume compreso tra 200 e 400ml), severa (volume >400ml).
Come si può trattare e prevenire l’incontinenza urinaria in gravidanza e dopo il parto?
A scopo preventivo, è fortemente consigliato ridurre il consumo di caffeina (in gravidanza è consigliato a prescindere dal rischio incontinenza), modificare l’assunzione di liquidi sulla base delle indicazioni mediche, seguire una dieta salutare e bilanciata che in gravidanza non faccia ingrassare più del dovuto, soprattutto se si è già in sovrappeso, e che dopo il parto contribuisca a recuperare o raggiungere il peso forma.
La ginnastica e le buone abitudini sopra descritte saranno più efficaci se la donna inizierà seguirle ancor prima di restare incinta.
Svuotare spesso la vescica è sicuramente utile, ci sono però metodi comportamentali che aiutano le donne. Ad esempio, bisogna “allungare” i tempi in cui ci si reca al bagno, ovvero trattenerla un po’ di più per rinforzare i muscoli del pavimento pelvico.
Gli esercizi di Kegel sono un ottimo aiuto per trattare l’incontinenza urinaria in gravidanza e dopo il parto.
Arnold Kegel è stato un ginecologo statunitense che ha inventato una “ginnastica” per rinforzare i muscoli del pavimento pelvico, migliorando la funzione dell’uretra e dello sfintere rettale.
Per eseguire gli esercizi di Kegel è necessario svuotare la vescica facendo la pipì e mantenere addominali, cosce, glutei e muscoli rilassati, tenendo solo i muscoli del pavimento pelvico in tensione e contando fino a 10. Vanno fatte 10 ripetizioni, con pause di 10 secondi tra una e l’altra in cui rilassare i muscoli, tre volte al giorno (mattino, pomeriggio e sera).
Durante la gravidanza Biofeedback e Chinesiterapia sono le migliori metodiche riabilitative che le donne possono eseguire fin dal secondo trimestre.
Dopo il parto invece, oltre alle precedenti, si possono usare varie metodiche, da scegliere con lo specialista, che vanno dalla elettrostimolazione, alla radiofrequenza, alla elettrotrazione e ossigenoterapia. I mezzi per combattere questo problema sono quindi numerosi.
Dott.ssa Anna Bernabei – Ginecologo a Siena
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