Una delle notizie più succose del cosiddetto “calcio d’agosto” è il recente infortunio di Paul Pogba, il fuoriclasse francese, che, novello figliol prodigo, una volta scaduto il contratto con il Manchester United, ha voluto tornare a tutti costi alla Juventus, squadra dove aveva mosso i primi passi da professionista entrando in pochi anni nel firmamento dei potenziali fuoriclasse.
Ebbene, nel corso di una delle prime amichevoli, Pogba si è improvvisamente fermato.
Una fitta dolorosa al ginocchio lo ha bloccato costringendolo ad uscire dal campo.
L’infortunio e i dubbi
Ad una prima analisi era sembrato un infortunio di poco conto. Poi gli accertamenti hanno invece evidenziato una lesione a carico del menisco laterale sul cui trattamento si sono aperti dibattiti.
I tanti dubbi hanno al momento indotto l’atleta a riservarsi ancora un po’ di tempo prima di prendere una decisione definitiva.
Ma perché tutto questo elucubrare intorno ad un menisco? Nella coscienza comune un banale menisco si toglie in artroscopia e dopo poco meno di un mese un atleta può tranquillamente tornare in campo.
Tutti ricordano il capitano del Milan, e pilastro della nazionale, Franco Baresi , che ai mondiali degli Stati Uniti del 1998 si ruppe un menisco, fu operato in urgenza e una ventina di giorni dopo fu in grado di scendere in campo per giocare la finale Italia-Brasile (sbagliando sciaguratamente uno dei rigori decisivi).
O il grande Pirmin Zurbriggen, campione svizzero di sci che, trenta giorni dopo una meniscectomia parziale artroscopica , vinse i mondiali di discesa libera.
E allora perché tutti questi dubbi su Pogba?
Perché in questo caso parliamo di menisco laterale e non di menisco mediale.
La lesione del menisco laterale
Quando si pensa comunemente ai menischi, si ritiene che il mediale, quello interno, sia assolutamente uguale al laterale, quello esterno.
In fondo entrambi hanno la stessa struttura, fatta da acqua e fibre collagene, hanno una forma lievemente diversa, il mediale a C più aperta rispetto al laterale, e svolgono la stessa funzione, quella cioè di ammortizzare i carichi che si concentrano sull’ articolazione del ginocchio. In realtà, ad un’analisi più approfondita, i due menischi si comportano in modo profondamente diverso, perché la conformazione della porzione articolare dove sono posizionati è differente.
L’articolazione interna, mediale, fra femore e tibia è più stabile, perché la tibia in quella zona è concava e quindi accoglie in modo più congruente la convessità del femore, che è una sorta di emisfera. Il menisco mediale fa da ammortizzatore ma di un’articolazione che lo sollecita e lo impegna di meno.
Al contrario l’articolazione femoro-tibiale laterale è molto più instabile, perché la tibia in quell’ area anatomica è convessa, e quindi non accoglie l’ emisfera del femore. Per aumentare la congruenza fra le due superfici il menisco laterale deve muoversi e lavorare di più e il suo ruolo diventa determinante.
La diretta conseguenza è che quando si rompe il menisco mediale e se ne deve togliere un pezzo, il ginocchio ne risente di meno, i tempi di recupero sono relativamente brevi e le conseguenze sull’ articolazione (evoluzione artrosica),ci sono , ma sono meno immediate e meno condizionanti.
Se si rompe il menisco laterale invece , soprattutto per un’atleta , sono guai.
L’asportazione di una parte del menisco infatti, viene tollerata molto meno dal ginocchio. Può svilupparsi in poco tempo un’ artrosi, e cioè un collasso precoce dell’articolazione laterale, con potenziale sviluppo di dolore, gonfiore e in generale “discomfort” del ginocchio, che può condizionare sensibilmente la prestazione dell’atleta. I tempi di recupero, dopo una meniscectomia laterale sono molto più lunghi rispetto a quelli di una mediale.
Parliamo di 2-3 mesi rispetto a un mese.
Le conseguenze a distanza di una meniscectomia laterale rispetto ad una mediale sono assolutamente peggiori, con una evoluzione artrosica di quella parte di articolazione assai più grave.
La sutura del menisco
L’alternativa, per salvaguardare l’articolazione ed evitare le conseguenze anche a breve della meniscectomia parziale , è quella di suturare il menisco nel tentativo di salvaguardarne la funzione determinante.
Non tutte l le lesioni meniscali sono suturabili, ma oggi , proprio al fine di salvare il menisco e di mantenerne la fondamentale funzione all’interno dell’articolazione, la’ dove è possibile, si cerca comunque di seguire questa soluzione chirurgica
Il problema, nel caso di un atleta professionista , è quello dei tempi di recupero.
Dopo una sutura meniscale, soprattutto se si tratta di un menisco laterale, è molto difficile rientrare prima di sei mesi dall’intervento. Vuol dire perdere tre quarti della stagione e, nel caso di Pogba, saltare i mondiali che si terranno in inverno in Qatar.
Insomma il dubbio è amletico.
A 29 anni salvaguardare il proprio ginocchio e probabilmente anche le prestazioni future saltando una stagione con importanti appuntamenti, o optare per un rientro potenzialmente più veloce rischiando di ridurre nel futuro breve il livello del proprio rendimento ed essendo sicuri, nel lungo periodo di ritrovarsi con un’articolazione che ha sviluppato precocemente un’artrosi laterale?
Conclusioni
Uscendo dal “caso Pogba” è chiaro che il consiglio dello specialista, ad atleti non professionisti o amatoriali, ma anche a coloro che non hanno nell’attività sportiva il proprio principale interesse, è quello, la’ dove è possibile, di salvare il menisco, sottoponendosi, ad una sutura che può consentire ad una struttura fondamentale del nostro ginocchio, di continuare a svolgere la propria preziosa e insostituibile funzione.
La redazione
Dott. Massimo Berruto -Ortopedia – Chirurgia Articolare del Ginocchio
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