2 aprile: giornata della consapevolezza dell’autismo

L’autismo è un disturbo caratterizzato da interessi e comportamenti limitati e ripetitivi, dall’incapacità di comunicare e sviluppare relazioni sociali.

A queste caratteristiche si possono associare anche disturbi del sonno e dell’alimentazione, deficit nelle abilità cognitive, disturbi sensoriali (i soggetti autistici non sopportano i rumori), autolesionismo, aggressività e scarsa autonomia.

Autismo: le cause e i trattamenti

L’autismo è un disturbo del neuro sviluppo, ovvero della crescita e sviluppo del sistema nervoso centrale, in particolare della parte dell’encefalo.

La causa scatenante oggi non è assolutamente conosciuta, non è stata individuata, ma alcune teorie supportano tesi secondo cui la causa potrebbe essere riconducibile a natura genetica o ambientale.

Sicuramente nell’ambito medico si è arrivati ad una certezza, ovvero che l’autismo non ha legame con vaccini quali:

  • Morbillo.
  • Rosolia.
  • Orecchioni.

Non ci sono cure per l’autismo ma trattamenti di supporto che hanno come obiettivo:

  • minimizzare i problemi indotti dall’autismo.
  • Massimizzare le capacità dei soggetti autistici.

 Come capire i bambini autistici

I bambini colpiti da autismo assumono comportamenti problematici, difficili da capire a volte e difficili da gestire anche perché molto soggettivi.

I bambini autistici, cioè, non sono assolutamente tutti uguali.

Per questo è molto importante saper, e poter, interpretare i motivi per cui i bambini agiscono in determinati modi per accompagnarli consapevolmente nella loro vita quotidiana.

Il decalogo che aiuta a comprendere l’autismo

In un articolo di oggi, il quotidiano la Repubblica pubblica un interessante ed utile decalogo che aiuta ad orientarsi nel modo quasi sconosciuto dell’autismo:

  1. I bambini autistici provano tantissime emozioni: spesso le percepiscono, le elaborano e le gestiscono in modo estremamente differente dalle persone neurotipiche.
  2. I disturbi dello spettro autistico non sono causati da uno scarso affetto da parte dei genitori del bambino, ma hanno un’origine neurobiologica.
  3. L’autismo non passa con l’età: è una condizione che comporta un funzionamento cerebrale ‘neurodiverso’, che dura tutta la vita e di cui molte persone autistiche vanno assolutamente fiere.
  4. Per aiutare un bambino autistico serve indubbiamente tanto amore, ma questo da solo non basta: sono altrettanto fondamentali le competenze specifiche e il lavoro di rete.
  5. Anche le persone ‘a sviluppo tipico’ devono cercare di compiere degli sforzi per ‘mettersi nei panni’ delle persone neurodiverse, non solo il contrario.
  6. Non tutte le persone autistiche sono dei geni o dei fenomeni. La maggior parte delle persone con disturbi dello spettro autistico presenta delle significative difficoltà cognitive, comunicative e relazionali che spesso rendono difficile la vita in totale autonomia.
  7. I comportamenti di un bambino con disturbi dello spettro autistico non vanno considerati ‘patologici’ solo perché si ha una diagnosi: spesso le persone neurotipiche non riescono a comprenderne alcuni comportamenti che possono sembrare in qualche modo ‘sbagliati’ o ‘da modificare’, ma in realtà non lo sono affatto. Valutare attentamente quali comportamenti si vuole cercare di ridurre o eliminare e se è davvero il caso di farlo.
  8. Farsi aiutare a comprendere il funzionamento neurodiverso guardando le interviste o leggendo le tante esperienze e testimonianze di persone con autismo, oggi ampiamente disponibili.
  9. Trovare tutti i possibili punti di forza e sfruttarli per aumentare la motivazione e il senso di autoefficienza del bambino: i bambini con autismo sono una risorsa per tutti i loro compagni di classe e spesso le soluzioni educative e didattiche adottate dai docenti per venire incontro ai loro bisogni speciali risultano molto utili anche ai compagni a sviluppo tipico.
  10. I bambini autistici non sono ‘rinchiusi in una bolla’: a volte però, a causa di un sistema percettivo estremamente particolare e sensibile, hanno bisogno di ridurre al minimo gli input sensoriali.

Lavinia Giganti – Redazione

Condividi su