Il trattamento della fibrillazione atriale, la principale aritmia cardiaca, può anche essere non farmacologico. Vi sono essenzialmente due alternative. La prima, la più attraente, è l’ablazione della fibrillazione atriale. La seconda è la strategia cosiddetta dell’ “ablate & pace”. L’ablazione è la più attraente poiché mira alla guarigione completa del paziente, senza più sintomi e senza più farmaci, né anticoagulanti né anti-aritmici.
Viene eseguita mediante cateterismo cardiaco, una tecnica che consiste nell’avanzamento per via venosa di piccoli fili – i cateteri per l’appunto – fino a raggiungere le parti malate del cuore e a riscaldarle con una piccola bruciatura applicata attraverso la punta del catetere. Così da produrre una cicatrice “guaritiva”.
I risultati sono buoni, se il paziente viene rigorosamente selezionato e se si opera una programmazione multi-procedurale, tale per cui vengano eseguite fino a due o tre ablazioni nel giro di pochi mesi l’una dall’altra. I risultati riportano percentuali di successo a fine percorso che si attestano all’80% dei pazienti, un traguardo davvero non trascurabile se si considera che fino a 20 anni fa non si avevano armi per la terapia curativa di questa tachiaritmia.
L’alternativa ablate & pace
La seconda alternativa terapeutica non farmacologica, l’”ablate & pace” per l’appunto, consiste nella eliminazione mediante cateterismo cardiaco elettrofisiologico del nodo atrio-ventricolare, uno snodo cruciale, e insostituibile, posto al centro del cuore (si potrebbe dire nel “cuore del cuore”!). In condizioni normali, il nodo atrio-ventricolare, detto anche nodo AV, modula e regola il traffico “elettrico” proveniente dagli atri e in ingresso ai ventricoli del cuore, esattamente come fa un casello autostradale. In corso di fibrillazione atriale, il “casello” nodo atrio-ventricolare perde la capacità di controllo per l’enorme intensità del traffico in ingresso consentendo così l’accesso caotico del traffico stesso ai ventricoli. Da qui i disagi del paziente che nei sintomi in corso di fibrillazione atriale avverte gli effetti del traffico caotico in corso nello snodo atrio-ventricolare.
L’ablazione (“ablate” per l’appunto) del nodo AV chiude definitivamente il traffico attraverso quello snodo. La conseguenza è che il medico deve istituire un secondo snodo che consenta di deviare il traffico elettrico tra atri e ventricoli in maniera completamente controllabile dall’esterno, attraverso uno strumento chiamato pace-maker (“& pace, per l’appunto), un dispositivo da inserire all’interno del cuore in maniera permanente per ottenere l’effetto desiderato.
L’”ablate & pace” è più efficace dell’ablazione primaria della fibrillazione atriale (più del 90% di efficacia a lungo termine), ma non è preferibile ad essa in quanto rappresenta una terapia palliativa, che rende il paziente pace-maker dipendente. E’ indicata pertanto per lo più in pazienti anziani o in quelli che non hanno risposto alla ablazione primaria della fibrillazione atriale.