Infarto: cause e forme cliniche

Per infarto si intende la necrosi, cioè la morte, di un tessuto per ischemia, cioè per un deficit di flusso sanguigno. Viene nominato anche sindrome di Kesperek. Scopriamo le cause di infarto e le sue forme cliniche.

I sintomi variano a seconda dell’organo interessato. Tuttavia, il dolore acuto ad insorgenza improvvisa è il sintomo principale, con intensità variabile. E’, però, possibile che l’infarto sia clinicamente asintomatico, soprattutto se di dimensioni molto piccole.

Infarto cause: eziologia

Clinicamente, l’infarto è una sindrome acuta provocata da una insufficiente irrorazione sanguigna ad un organo o a parte di esso. Ciò è dovuto ad una occlusione improvvisa o ad una stenosi critica delle arterie che portano il sangue in quel distretto dell’organismo.

La causa principale è l’aterosclerosi. Quando vanno incontro ad ulcerazione, le placche aterosclerotiche possono provocare occlusione arteriosa acuta, cioè infarto, sia attraverso la formazione di emboli sia attraverso la trombosi sovrapposta all’ulcerazione.

Conseguenze

La zona colpita da infarto diviene necrotica (è questa necrosi che scatena i sintomi acuti). Se il malato supera la fase acuta dell’infarto, l’organismo riassorbe i tessuti morti, ma non rigenera la parte persa, visto che senza afflusso di sangue diventa impossibile. In quella zona si forma una cicatrice di tessuto connettivo fibroso e l’organo interessato perde definitivamente una parte della sua funzionalità.

Forme cliniche

Le forme cliniche di infarto più frequenti sono:

  • cerebrale, responsabile dell’80% dei casi di ictus;
  • miocardico acuto;
  • intestinale;
  • Embolia polmonare.

Infarto miocardico

Il più frequente fra tutti è quello del miocardio, tanto che l’uso della parola infarto indica comunemente quello a carico del cuore. Questo tipo di infarto viene chiamato anche attacco cardiaco e può essere fatale.

L’infarto miocardico si verifica quando un trombo, cioè un coagulo di sangue, interrompe improvvisamente il flusso di sangue all’interno di un’arteria coronaria. L’arteria coronaria è un vaso sanguigno che porta il sangue ad una parte del muscolo cardiaco.

L’interruzione del flusso diretto al cuore, con il passare del tempo (minuti/ore), può danneggiare o distruggere una parte del muscolo cardiaco (miocardio). La distruzione prende il nome di necrosi. Nel caso il flusso sanguigno venisse ripristinato in tempi brevi, il danno al cuore potrebbe essere limitato o addirittura evitato.

La fatalità dell’infarto dipende da come i sintomi vengono interpretati. Le persone li confondono con malattie meno gravi, quali l’indigestione, e ritardano l’accesso in ospedale. E’ molto importante che le persone riconoscano i sintomi ed in breve tempo corrano in ospedale.

Altre forme di infarto

Altre forme di infarto sono relativamente rare, poiché molti distretti sono irrorati da più arterie, cosa che permette al vaso non interessato di supplire efficacemente al deficit nutritizio.

Nel fegato, l’85% del flusso nutritizio è trasportato dalla vena porta, mentre l’arteria epatica contribuisce per il 15%. Un’ostruzione di quest’ultima non provoca quindi un infarto del tessuto da essa irrorato e un’occlusione acuta della vena porta è poco frequente.
Questa doppia irrorazione viene utilizzata efficacemente per il trattamento dei tumori epatici. Essi, infatti, sono irrorati solo dall’arteria epatica e non dalla vena porta. Questo permette un approccio terapeutico sclerotizzante senza ledere il tessuto epatico sano.

Gian Marco Pesce

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