Il test BIA: cosa misura e i principi su cui si basa

Il test BIA è l’analisi della composizione corporea, significa precisamente Bioelectrical Impedance Analysis ovvero Analisi dell’impedenza Bioelettrica.

Ma cos’è il test BIA? Su quali principi si basa? Quali sono i pro e i contro? Perché si usa?

Rispondendo a queste quattro domande l’argomento sarà senz’altro più chiaro, ma essendo molto vasto lo affronterò in due distinti articoli.

Nell’articolo che segue risponderò alle prime due domande: cos’è il test BIA e su quali principi si basa?

Cos’è il test BIA?

Come già accennato il Test BIA analizza l’impedenza Bioelettrica.

L’impedenza bioelettrica,  BIA appunto, è una metodica relativamente recente, che ha potuto trovare impiego clinico solo a partire dagli anni ’80 con l’avvento dei bioimpedenziometri portatili.

Con gli analizzatori bioelettrici, partendo da misure dirette di proprietà elettriche dei tessuti (resistenza e reattanza), si può arrivare ad una stima quantitativa e qualitativa della composizione corporea.

L’utilità clinica di questa metodica è conosciuta da tempo e viene largamente trattata in letteratura scientifica (Barbosa-Silva, Barros 2005; Kyle et al. 2004; Bogonez et al. 2003; Guida et al. 2003; Talluri, Maggia 1995).

Già da molto tempo la BIA si utilizza a livello ospedaliero nel monitoraggio dei fluidi, ad esempio su soggetti in dialisi, oppure nell’evoluzione degli stati patologici.

Successivamente si è sviluppato poi l’utilizzo di questo tipo di test anche nei piani nutrizionali e nelle diete, proprio perché molto utile per monitorarne l’andamento.

Ad oggi si sta sempre più toccando con mano l’utilità di questo tipo di analisi anche in altri ambiti.

Ad esempio è utilizzata nel fitness e nello sport, a livello amatoriale ed agonistico, per l’impostazione e l’ottimizzazione di trattamenti e programmi di allenamento tramite il controllo dello stato di idratazione e della crescita della massa muscolare.

BIA: Di cosa si tratta?

Alla base del test c’è il principio della conducibilità elettrica.

Ci possono essere diverse modalità di effettuazione del test e diversi tipi di strumentazione, ma tutti si basano sull’immissione di una corrente impercettibile nel corpo e sull’analisi di come questa ritorna allo strumento.

Tutti sanno che un tessuto ricco di acqua (come può essere il muscolo ad esempio) conduce molto bene la corrente elettrica, diversamente da quanto accade in un tessuto povero di acqua (ad esempio la massa grassa).

La resistenza corporea misurata è infatti inversamente proporzionale alla quantità dei fluidi corporei (Jaffrin, Morel 2008; Kyle et al. 2002)

L’analizzatore BIA inietta nel corpo una microcorrente a 50 KHz, attraverso elettrodi di superficie (solitamente applicati su mani e piedi).

Il vantaggio è che si tratta di misurazioni rapide, e per nulla invasive, ripetibili e operatore-indipendenti.

Questo garantisce, diversamente da altre metodiche, un’alta precisione e ripetibilità del test.

Queste caratteristiche lo rendono uno strumento davvero molto adatto a studiare i cambiamenti e ad essere usato per pianificare strategie d’intervento efficaci.

Strategia basate anche su dati oggettivi (e non solo su sensazioni come il “mi sento meglio” o il “mi sembri migliorato”!)

Con alcuni apparecchi BIA è possibile inoltre effettuare anche un’analisi segmentale dei diversi distretti corporei (De Lorenzo, Andreoli 2003), vedendo le differenze tra arto superiore destro e sinistro, o gamba destra e sinistra.

Questa funzionalità lo rende uno strumento molto interessante anche in campo fisioterapico e riabilitativo, per monitorare il recupero muscolare di un arto, piuttosto che quantificare le differenze tra arto destro e sinistro.

Oltre che nello sport.

Si pensi a quanto può essere importante in uno sportivo o in un atleta rilevare squilibri muscolari tra arto destro e sinistro, condizione che lo potrebbe esporre a un aumentato rischio di infortuni.

Questa applicazione lo rende un test importante da inserire nella batteria di test di una squadra ad esempio, in quanto potente strumento di prevenzione!

Come si effettua il test BIA e su quali principi si basa?

Tra le tante strumentazioni e modalità differenti di analisi, oggi vi voglio parlare dell’analisi

bioimpedenziometrica con resistenza e reattanza, in quanto si tratta della sola tecnica a modello tricompartimentale, eseguibile in qualsiasi momento ed a costi molto contenuti.

E’ tuttavia indispensabile differenziare le semplici misure impedenziometriche dall’analisi delle bioimpedenze.

Con l’impedenziometria si ottiene un solo valore, quello dell’impedenza (Z).

Si tratta di un classico approccio bicompartimentale, con tutte le limitazioni evidenziate nell’articolo precedente “La valutazione del peso corporeo” in cui ho evidenziato la differenza della valutazione del peso corporeo con l’analisi bicompartimentale e con  l’analisi tricompartimentale.

L’analisi della bioimpedenza è invece eseguibile con strumenti più complessi, in grado di analizzare i vettori che compongono l’impedenza corporea (Z) distinguendo direttamente la componente resistiva (Rz) da quella capacitiva (Xc).

Nella BIA standard, in monofrequenza, viene iniettato un impulso di corrente alternata a 50 KHz e ad un’intensità di 400 µA (innocua per i tessuti) attraverso elettrodi di superficie posizionati su mano e piede.

Le variabili misurate direttamente con l’analizzatore bioimpedenziometrico sono resistenza (Rz) e reattanza (Xc).

Test BIA: resistenza (Rz), reattanza (Xc), impedenza (z)

La resistenza (Rz) è un’alterazione del segnale di ritorno direttamente proporzionale alla caduta di voltaggio della corrente, a sua volta inversamente proporzionale al volume dei fluidi.

Questo significa che tessuti contenenti un’elevata quantità di acqua (sangue, muscolo,…) avranno una resistenza molto bassa, mentre tessuti contenenti poca acqua (osso, grasso,…) avranno una resistenza alta.

La reattanza (Xc) è un ritardo temporale del segnale, proporzionale alla densità delle cellule nei fluidi.

Questo permette di distinguere situazioni ad alta densità cellulare, come la disidratazione oppure una grande quantità di cellule muscolari, da altre a grande “diluizione”.

Cosa che può accadere, ad esempio, nella sarcopenia, cioè la carenza di massa muscolare, o negli stati di ritenzione.

L’impedenza (z) è la forza che si oppone al passaggio di corrente.

La somma vettoriale delle due componenti Rz ed Xc dà origine al vettore impedenza Z.

BIA e BIVA: Stime e grafici

La misura dell’impedenza fornita dall’analizzatore BIA può essere sfruttata seguendo due vie:

  • la BIA convenzionale, ovvero l’analisi dei numeri, quindi dei Kg o dei litri di ogni comparto, che altro non è che l’applicazione di formule per arrivare a delle stime numeriche che quantificano i vari compartimenti.
  • la BIVA, o BIA vettoriale, che è l’analisi del grafico, vale a dire delle misure grezze di resistenza e reattanza, senza l’influenza di alcuna formula.

Il Professionista o il Tecnico a mio avviso deve partire dall’analisi del grafico (BIVA) e capire bene la situazione.

Solo successivamente andare all’analisi dei numeri, che sarà invece la parte più comprensibile per il cliente.

Questo passaggio permette di non incappare nel rischio di mal interpretare alcune situazioni di non semplice lettura, soprattutto quando siamo di fronte a pesi corporei elevati, ad alte percentuali di massa grassa oppure a grandi variazioni nel comparto dei fluidi.

Nel prossimo articolo parleremo della comprensione del grafico, pro e contro

e dei  possibili utilizzi del test BIA.

Dr.ssa Daniela Messa – Studio Sinergia a Bergamo

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