Tra le analisi prescritte dal medico, soprattutto in caso di malattie infettive, può esserci l’esecuzione di un tampone.
In questi ultimi due anni se ne è parlato molto, e quasi ognuno di noi ne ha dovuto eseguire almeno uno a causa del contagio da coronavirus.
Questo tipo di esame è fondamentale, poiché molte malattie infettive possono avere sintomi simili e l’analisi del materiale prelevato tramite il tampone può fornire l’esatta natura dell’agente infettivo, permettendo la somministrazione della cura più adeguata.
Il tampone: come si esegue il test
Il tampone è generalmente costituito da un bastoncino con del cotone sterile ad una estremità (tipo un lungo e sottile cotton fioc) che viene poggiato, o leggermente strofinato, sulla zona da indagare. Il materiale prelevato viene quindi analizzato dal laboratorio di microbiologia.
Il tampone può essere eseguito sulle mucose (tampone faringeo, nasale, auricolare, vaginale, rettale, uretrale, oculare), sulla pelle (tampone cutaneo), sulle ferite e sulle ulcere.
In particolare:
- il tampone faringeo: è comunemente prescritto in caso di sospetta faringo-tonsillite da streptococco beta-emolitico di gruppo A;
- il tampone oculare: è eseguito in caso di sospetta congiuntivite o blefarite di origine batterica;
- i tamponi vaginale e rettale: sono indicati nelle donne in gravidanza per la ricerca dello streptococco di gruppo B;
- i tamponi uretrale, vaginale o del collo dell’utero: sono prescritti per l’identificazione di infezioni sessualmente trasmesse. (Ad esempio, la gonorrea, la clamidia, l’herpes genitale, la candidosi);
- il tampone sulla ferita post-chirurgica: è eseguito per verificare se è presente un’infezione.
Non è necessario seguire delle fasi preparatorie prima di effettuare un tampone, ma se dovesse esserci bisogno di accorgimenti particolari, sarà il medico curante ad indicarli al paziente. Generalmente, l’esame non deve essere eseguito durante la terapia antibiotica e, prima di effettuarlo, la cura deve essere stata sospesa da almeno sei giorni.
Comportamenti da seguire prima di sottoporsi ad alcuni tamponi
- tampone faringeo: prima di sottoporsi a un tampone faringeo è consigliato di non mangiare, non lavarsi i denti e non utilizzare colluttori orali;
- tampone vaginale: non bisogna effettuare lavande vaginali nelle 48 ore precedenti l’esame, non si devono usare ovuli o candelette e non si devono avere rapporti sessuali nelle 24 ore precedenti l’esame.
Al momento del prelievo, l’operatore informa la persona sulle modalità con cui eseguirà il tampone, per ottenere il massimo della collaborazione possibile. Alle volte, potrebbe utilizzare degli ausili come, ad esempio, un abbassalingua in caso di tampone faringeo o uno speculum in caso di tampone vaginale.
il tampone: i risultati
Le mucose e la pelle sono parti del corpo non sterili e contengono microrganismi che comunemente convivono con il corpo, senza provocare malattia in un rapporto di reciproca utilità, detta commensalismo. È importante, quindi, che i prelievi e le analisi del materiale raccolto con il tampone vengano effettuati correttamente, in modo da ottenere un risultato attendibile. A tale scopo, per ogni tipo di tampone esistono dei protocolli sulla modalità di prelievo e di analisi del materiale da analizzare, a cui gli operatori sanitari si attengono per la buona riuscita dell’esame.
Il risultato del tampone proveniente dal laboratorio contiene il nome del microrganismo che è stato scoperto durante le analisi degli esiti.
Nel caso l’agente infettivo sia un batterio, il risultato è generalmente accompagnato da un antibiogramma, che servirà al medico curante per prescrivere la terapia antibiotica più efficace.
Lavinia Giganti – Redazione