Genitori, figli maschi e sviluppo sessuale

Prof. Dr. Rando, in base alla sua esperienza di andrologo, l’attenzione che un genitore ha nei confronti dello sviluppo genitale e sessuale del proprio figlio è cresciuta rispetto al passato?

Ahimè no. L’attenzione allo sviluppo sessuale da parte dei genitori, sia sul fronte genitale che sul fronte comportamentale, non ha avuto una significativa variazione rispetto ai decenni passati. I figli maschi arrivano alla pubertà e la vivono ancora con molta carenza delle conoscenze necessarie ad affrontare le modificazioni del proprio corpo e del proprio comportamento. Il riferimento paterno è quasi sempre assente, mentre il rapporto padre-figlio dovrebbe essere il perno della conoscenza relativa a questi temi. Il riferimento materno tende a scomparire con lo sviluppo fisico: un maschio raramente tende a confidarsi con la madre, anche quando questa sia disponibile.

E i mezzi di informazione? La scuola?

L’informazione è sempre spesso delegata alla scuola, che ha nel campo molto limiti, e all’auto-informazione che è sempre problematica, nonostante l’esteso impiego della rete internet. In sintesi, nonostante la società richieda maggiore consapevolezza, i maschi sono lasciati ancora soli nell’affrontare il loro sviluppo psico-sessuale e genitale.

Dove può arrivare il pediatra, al di là dell’aspetto anagrafico, e quando invece è necessario rivolgersi a un andrologo? 

Il pediatra dovrebbe fermare il proprio intervento al massimo al primo biennio della pubertà e lasciare che poi se ne occupi l’andrologo… così come accade per le femmine con il ginecologo. Purtroppo, ciò non è assodato e non accade mai, o quasi mai, e il ragazzo lascia il pediatra per passare al medico di base. Lo sviluppo sessuale, pertanto, non è seguito da chi ha le competenze per farlo.

Dopo l’inizio della pubertà, gli aspetti dello sviluppo e del funzionamento genitale e del comportamento sessuale è doveroso che siano gestiti dall’andrologo. Questi può gestire le questioni strettamente genitali e gli aspetti metabolici, ossidativi, immunitari, ormonali, comportamentali, con una buona integrazione tra loro, e valutare così il quadro complessivo dello stato di salute del maschio in via di sviluppo, adolescente e poi adulto.

I giovani d’oggi sono davvero più liberi e precoci sessualmente?

A dire il vero, ho da tempo l’impressione che tutti siano convinti della maggiore libertà e precocità dei maschi giovani, ma che, al contrario, i maschi non siano poi così liberi e precoci… o almeno che non lo siano più di quanto non lo fossero mezzo o un secolo fa. Sì… forse molte chiacchiere… ma altrettante molte paure e scarsa conoscenza delle questioni in gioco. Peraltro, ho verificato che è diventato carente il confronto tra coetanei, che per la nostra generazione era un fattore fondamentale. Insomma, manca il vecchio e sano cameratismo che almeno smitizzava molti aspetti.

In base alla sua esperienza, con quali problematiche si confronta maggiormente?

Direi problematiche prettamente genitali e problematiche comportamentali. Le problematiche genitali con cui mi confronto più spesso sono legate ai testicoli (compreso il varicocele, ma non la qualità dello sperma), della forma e delle dimensioni del pene, del prepuzio (fimosi e sclero-ipertrofia con relative infiammazioni locali). La prostata, invece, rimane un “mistero” e tutt’ora è un non-problema dei giovani.

Le problematiche comportamentali sono sempre riferite al rapporto sessuale con le relative curiosità o scelte etero, omosessuali o bisessuali. Nonostante le Leggi (sempre poco o per nulla note) e l’evoluzione culturale, siamo sempre abbastanza lontani dalla consapevolezza delle implicazioni di un rapporto sessuale e delle relazioni che esso comporta.

C’è differenza tra la reale esistenza o gravità di un problema e la percezione che ne possono avere i genitori e/o il giovane che si trova di fronte?

La differenza esiste e, come da sempre nei maschi, la tendenza porta a trascurare e a minimizzare. Minimizzano o trascurano i genitori, minimizza il medico di base, fingono di non vedere i maschi giovani e poi adulti, convinti che prima o poi passerà… ciò nella stragrande maggioranza dei casi…

Eppure la salute genitale e sessuale maschile è una questione tanto importante quanto fondamentale. Quanto ciò sia vero lo dimostra lo studio del 2019 di “Amico Andrologo” (Andrology 2019;7:769-777), uno studio interuniversitario italiano, che ha messo in evidenza come circa il 50% dei maschi neomaggiorenni (ultimo anno della Scuola Secondaria Superiore e primo anno dell’Università) abbia problematiche andrologiche di vario grado e di vario tipo, altrettanto variabilmente connesse a questioni nutrizionali e comportamentali. Un analogo studio di qualche anno fa, con analoghi risultati, fu svolto sui neomaggiorenni svedesi. Nulla, con la visione andrologica, è noto sull’arco di vita tra i 12 e i 18 anni. Purtroppo, in termini di informazione e di azione nulla è accaduto e tutto continua come prima sul fronte maschile (non così sul fronte femminile dove l’investimento mondiale è relativamente consistente).

In conclusione, c’è ancora molto da fare…

Assolutamente sì. Nonostante la diffusione dei mezzi informativi e di conoscenza, la coscienza personale dei maschi in relazione alla propria salute genitale e complessiva rimane molto tenue e tale tenuità si trasmette nelle generazioni. Molto c’è da fare per risalire questa china e richiede che i Genitori prima e lo Stato insieme e dopo agiscano adeguatamente nel merito.

Carlo Rando Andrologo Milano
Prof. Dr. Carlo Rando Andrologo a Milano

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