
Letteratura andrologica e notizie di cronaca parlano di crisi nella riproduzione maschile…. cosa accade?
Sono passati circa 20 anni e l’andrologia si è sviluppata molto rapidamente per cercare di dare risposte alle difficoltà di fertilità maschile e non solo. Si tratta di questioni ampiamente trascurate dagli uomini e dalla medicina, salvo non intervengano aspetti sintomatologici importanti sulla salute riproduttiva maschile.
Tuttavia, la trascuratezza, le contaminazioni ambientali, l’uso e l’abuso dei farmaci e droghe, le modificazioni ambientali, nutrizionali e comportamentali stanno accentuando sempre più la difficoltà riproduttiva ed il contesto dello stato di salute maschile.
Esistono aspetti di regolazione naturale della fertilità?
Certamente, ci sono e valgono per ogni tipo di organismo (dai microrganismi agli organismi complessi). La popolazione umana è aumentata notevolmente, spazio e disponibilità nutrizionale del pianeta sono limitati. Ne consegue che anche la popolazione umana reagisce spontaneamente, riducendo il proprio tasso di riproduzione, seppure con una distribuzione irregolare sul pianeta. Assistiamo a riduzioni molto forti nel sistema industriale, meno nei sistemi ancora agricolo-naturali.
Quindi due aspetti convergono sul medesimo risultato:
- lo “sviluppo” delle società umane,
- le mutazioni ambientali in termini di riscaldamento e tossicità chimica.
Quale è il nesso con la fertilità maschile?
La produzione degli spermatozoi è una attività continua tanto articolata e complessa quanto delicata. In ogni fase, essa può risentire di ciò che accade dentro e fuori dal corpo con effetti che vanno dall’arresto produttivo alla produzione di spermatozoi variabilmente alterati. Si deve ricordare che uno spermatozoo per essere “pronto”, ovvero maturo ed efficace, necessita di circa 75 giorni. Si tratta di un lungo tempo in cui le azioni negative possono sempre farsi sentire e tali effetti sono a medio termine. Occorrono, infatti, in media almeno 6 mesi per l’annullamento degli effetti di una azione negativa che sia cessata.
Ciò che avviene nel corpo è fondamentale, tanto che gli andrologi, oggi, finalmente, rilevano che la qualità spermatica è correlata con lo stato di salute complessivo.
Ciò che avviene fuori dal corpo è altrettanto fondamentale, in quanto le condizioni ambientali, ai vari livelli, agiscono direttamente o indirettamente sulla salute complessiva e sulla capacità dei testicoli di produrre spermatozoi sani ed efficaci.
Quali sono le condizioni comportamentali più significative che interferiscono con la fertilità?
Sono condizioni che interferiscono con lo stato di salute complessivo e genitale:
- la sovranutrizione (sovrappeso o obesità),
- il fumo di ogni tipo (tabacco e cannabis) e ogni altra assunzione tossica (droghe e alcoolici),
- la carenza di attività fisica,
- lo stress comportamentale,
- l’eccesso di calore e di radiofrequenze, soprattutto se localizzate all’area genitale,
- la tossicità ambientale da inquinanti.
Ognuna di queste condizioni può agire singolarmente, ma più spesso in modo associato, accentuando i singoli effetti negativi. Tali effetti diventano sempre più importanti con il passare del tempo e quindi con l’età.
E’ vero che esistono effetti negativi che si rivelano nei discendenti?
Certamente, come è stato ed è in corso di dimostrazione. Sono questioni legate:
- alla formazione di mutazioni genetiche che si sommano a dare poi un effetto negativo;
- alla organizzazione e lettura dei geni, ovvero le modificazioni epigenetiche, che cambiano il modo in cui geni, anche regolari, vengono espressi.
E’ stato verificato, ormai, molte volte, che le modificazioni epigenetiche dei genitori (a volte dei nonni) rivelino la loro azione nei figli (talvolta nei nipoti), quando diventano prima adolescenti e poi adulti. Come dire che i comportamenti e le condizioni si riversano sulle generazioni successive, anche se prima non hanno dato segni di sé.
I giovani maschi si preoccupano poco della propria salute riproduttiva. Si tende a pensare che dipenda più che altro dalla donna. E’ così?
E’ vero. Tutta la cultura riproduttiva è androcentrica (il maschio è sempre sano per definizione) e quindi prima è sempre responsabilità della donna. Fortunatamente, ciò sta lentamente cambiando…ma credo troppo lentamente!
Il recente studio del gruppo “Amico-Andrologo” ha dimostrato che circa il 50% degli adolescenti maschi di 18/19 anni (ultimo anno della Secondaria Superiore) ha disordini andrologici (genitali) e globali più o meno consistenti, tutti con effetto negativo sulla capacità riproduttiva e sullo stato di salute maschile complessivo. Questo perché i giovani tendono a trascurare tutto e/o rinviare ogni valutazione e correzione al futuro.
Lo studio è stato sostenuto da varie Università e dal Ministero della Salute, con qualche limite relativo alle modalità di gestione dello studio stesso, ma con un campione molto grande.
Quali sono le prospettive di intervento istituzionale per il mondo maschile?
Direi molto basse e sempre dettate dal cercare di riparare il danno emergente, trascurando, comunque, la prevenzione e/o il recupero stabile di un buon equilibrio.
Infatti, non esistono programmi per la prevenzione dei disordini andrologici, sia per l’età adolescenziale che adulta. Tutto è lasciato alla iniziativa, alla cultura ed alla disponibilità economica personale.
Purtroppo, sul fronte Istituzionale non emerge una utile disponibilità ad agire né sugli adulti, né sugli adolescenti maschi, con assenza o forte carenza di finanziamenti.
Fortunatamente, qualche segnale di attenzione arriva e possiamo solo auspicare che acquisisca sempre più voce per indurre le Istituzioni ad agire significativamente. C’è tutto il mondo adolescenziale maschile, reclutabile nella Scuola Secondaria, che ha bisogno di un serio ed efficace programma di prevenzione e di diagnosi e cura sia delle questioni andrologiche che delle questioni di salute complessiva.