Fertilità maschile e alimentazione

l'esperto risponde

Prof. Dr. Rando, tra i vari fattori esogeni che influenzano la fertilità maschile l’alimentazione come si inserisce?

E’ ormai ben noto e consolidato che lo stile di vita ha un forte ruolo sulla qualità e quantità della produzione dello sperma e tra le componenti dello stile di vita una delle fondamentali è l’alimentazione.

L’alimentazione interagisce sia in termini di quantità degli alimenti, con la produzione di condizioni di sovrappeso o obesità, sia in termini di qualità degli alimenti, con l’assunzione di nutrienti in modo squilibrato, carente o eccedente che sia, o contenenti fattori tossici o che inducono intolleranze.

Tutto ciò genera reazioni, spesso di medio-lungo periodo e spesso di bassa o moderata percezione o manifestazione, nell’organismo che possono alterare la funzione spermatogenica e quindi il grado di fertilità.

Dobbiamo qui precisare che la valutazione della qualità spermatica non può basarsi unicamente sullo spermiogramma di base (concentrazione, motilità progressiva, morfologia) perché non sempre si osservano variazioni significative dei suoi parametri pur essendo in presenza di importanti perdite del potenziale fertile.

L’analisi spermatica va sempre completata con la determinazione dell’indice di frammentazione del DNA (per esempio il Halo-test), con l’indice di ossidazione (per esempio il s-ORP test), con la capacità di adesione all’ovocito (per esempio il HBA test). Questi consentono certamente una migliore qualità per la valutazione della capacità fertile soprattutto quando sia già evidente la disfertilità e se ne cerchino le ragioni, ovvero quando si debba valutare il quadro in vista della fecondazione assistita (ART/PMA).

E’ sempre poi possibile entrare nel merito delle carenze o degli eccessi specifici dosando le diverse componenti nutrizionali e in particolare gli acidi grassi (fondamentali per la struttura degli spermatozoi), gli steroidi (per le loro interazioni ormonali), i flavonoidi (per la loro azione sullo stato ossidante) o anche per specifiche sostanze tossiche.

Purtroppo il problema maggiore è la attuale scarsa disponibilità dei laboratori clinici ad eseguire tali determinazioni che comunque sono sempre escluse dal Servizio Sanitario Nazionale.

Quali sono i cibi che incidono negativamente sulla fertilità maschile?

Un aspetto poco considerato in relazione alle tipologie alimentari è l’induzione degli squilibri endocrini legati alla introduzione di steroidi artificiali (per esempio quelli impiegati negli allevamenti) o naturali (per esempio i vegetali contenenti steroli).

Ciò premesso, alimentazioni monoalimentari o a ristretto campo di alimenti inducono sempre riduzioni se non perdite della qualità spermatica con aumento della difficoltà a concepire oppure a dare luogo ad un embrione sano che possa portare ad un nuovo nato sano.

Più che parlare di alimenti ad azione negativa è meglio e più efficace parlare di assunzione dominante o esclusiva degli alimenti: in tale modo si possono apportare eccessi di alcuni nutrienti o ridurne drasticamente altri.

E’ certo che l’eccesso di assunzione di grassi, soprattutto saturi (formaggi e carni di vario tipo), sia per l’effetto di indurre sovrappeso o obesità, sia per l’aumento di apporto di grassi e steroidi, concorra a indurre una riduzione della qualità spermatica.

E’ altrettanto certo che l’eccesso di alcune linee vegetali, in particolare quelle basate sui prodotti ad alto contenuto di steroli e isoflavoni (legumi, cereali, oli derivati), concorra ad indurre una riduzione della qualità spermatica, soprattutto per l’azione di interferenza estrogenica.

Il pesce merita una osservazione particolare in quanto l’inquinamento dei mari, in particolare da metalli pesanti (mercurio in primo luogo), porta al deposito delle molecole tossiche nella carne del pesce che poi viene assunta con l’alimentazione.

Queste molecole hanno un forte effetto negativo sulla qualità spermatica, tuttavia sembra che questa sia almeno in parte (in particolare quando non eccessiva) neutralizzata dalla azione positiva dell’alto contenuto in acidi grassi insaturi (gli omega-3) della carne del pesce.

Infine, non dobbiamo dimenticare che spesso gli alimenti sono contaminati in modo significativo da sostanze tossiche (pesticidi, insetticidi, ftalati, ecc.) che si accumulano nel tempo e possono avere importanti effetti negativi sulla qualità dello sperma.

E’ stato osservato che ogni squilibrio non si ripercuote solo sull’uomo che assume in modo squilibrato direttamente i diversi alimenti, ma può produrre modificazioni nella struttura del DNA (variazioni dello stato di metilazione: il cosiddetto epigenoma) che si trasmettono nelle generazioni successive. In altre parole, una alimentazione squilibrata e mal gestita porta i suoi effetti nei discendenti del soggetto che l’ha operata.

Quali sono i cibi che al contrario favoriscono la fertilità maschile?

Per quanto detto è semplice e chiaro affermare che solo uno schema alimentare equilibrato, in cui siano presenti tutti gli alimenti (formaggi, carni, vegetali), sempre e comunque in moderata quantità e sempre in quantità proporzionale al consumo energetico del proprio organismo e alle necessità personali dei vari nutrienti contenuti nei cibi, sia la condizione migliore per mantenere una buona qualità degli spermatozoi ed un buon potenziale fertile.

Non facciamo qui uno sterile elenco che a poco o nulla servirebbe, ma sottolineiamo come una alimentazione in moderate quantità e mista, con prodotti che si alternino nell’arco della settimana e dove mai manchi frutta e verdura, sia la condizione migliore per preservare il potenziale fertile e la qualità spermatica (oltre al generale stato di salute) nel tempo.

Ciò è inoltre fondamentale per neutralizzare, o almeno attenuare, gli effetti tossici sulla spermiogenesi indotti nel medio-lungo periodo da alcune molecole delle terapie farmacologiche (talvolta inevitabili) o dei materiali dispersi nell’ambiente in cui quotidianamente viviamo.

Il sovrappeso danneggia la fertilità maschile?

Il sovrappeso e peggio l’obesità hanno effetti decisamente negativi sulla produzione spermatica e sulla qualità degli spermatozoi:

  • sia perché pongono in essere un ambiente scroto-testicolare negativo in cui il testicolo va in sofferenza cronica (aumento della temperatura e più lento ricambio circolatorio),
  • – sia perché inducono squilibri sul fronte dell’apporto dei nutrienti necessari alla spermiogenesi,
  • – sia perché inducono squilibri tra gli ormoni dell’asse ipotalamo-ipofisi-testicolo che regola la funzione spermiogenica e la produzione di spermatozoi di buona qualità.

Ovviamente i tempi di tali azioni sono sempre tempi medio-lunghi, così come lo sono i tempi del recupero funzionale, e quindi è meglio non mettersi mai in tali condizioni.

Esistono integratori specifici per migliorare la fertilità maschile?

Nella gamma dei prodotti oggi disponibili ci sono decine di integratori nutrizionali che sono utili per il recupero della funzione fertile.

Tuttavia, non si deve mai pensare che, essendo integratori e prodotti autonomamente acquistabili e gestibili, si possano assumere senza cognizione di causa e quindi senza una attenta e ben meditata prescrizione del medico (nello specifico dell’andrologo), chiamato a scegliere opportunamente tra i diversi integratori e/o le loro combinazioni.

Il rischio frequente è quello di sovraccaricare di nutrienti l’organismo che poi deve aumentare il lavoro di neutralizzazione portando così in fatto all’annullamento dell’azione positiva degli integratori.

Per esempio, si può ricordare che:

– un eccesso di assunzione di anti-ossidanti finisce per aumentare l’ossidazione dell’organismo,

– che un errato apporto di regolatori dell’azione steroidea finisce per alterare le informazioni ormonali,

– che un eccesso di vitamine finisce per bloccare il loro impiego nell’organismo con relativo accumulo tossico…il tutto con i relativi effetti negativi che poi richiedono tempi medio-lunghi per essere neutralizzati.

Quindi mai fare da soli e sempre affidarsi ad un buon andrologo che scelga quanto sia utile dopo aver eseguito i dovuti esami (oggi i laboratori sono in grado di fornire molti dosaggi di tali molecole e quindi di poter dire cosa serva realmente) e che svolga un attento monitoraggio degli effetti prodotti dalla assunzione degli integratori.

 

Prof. Dr. Carlo Rando

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