Esami in gravidanza: quali eseguire, quando e perchè

È giusto che la donna in attesa venga presa in carico in tutte le fasi della gravidanza fino al parto, un atteggiamento che delinea una forma di investimento per il futuro, nel senso che, in questo modo, si può garantire a tutte le nuove vite in formazione la sicurezza di venire al mondo con la migliore assistenza possibile. La gravidanza è infatti un momento senza dubbio gioioso, ma anche delicato, con alcune criticità che vanno affrontate attraverso visite ed esami di controllo appropriati.

In questo articolo vedremo insieme di che esami si tratta, nonché quale sia la corretta calendarizzazione dei controlli trimestre per trimestre.

Come ben sapete, la fase di gestazione ha una durata fisiologica di quaranta settimane, e vi sono tutta una serie di esami e visite che si prefiggono il chiaro obiettivo di rilevare e, possibilmente, prevenire eventuali malformazioni o anomalie nello sviluppo fetale.

Gli esami di routine

Di seguito, vi propongo l’elenco dei test e degli esami che vanno eseguiti durante tutto il corso della gestazione e che, successivamente, andremo pian piano ad approfondire:

  • Prima visita ostetrico-ginecologica;
  • Tre ecografie ostetriche, rispettivamente a 6-8 settimane, a 20 settimane e a 30 settimane;
  • Un’ecografia con translucenza nucale, suggerita tra l’11ma e la 14ma settimana;
  • Un’ecografia morfologica, intorno alla 20ma settimana;
  • Analisi del sangue, tra cui emocromo completo e analisi della funzionalità epatica e renale;
  • Test di Coombs indiretto (anticorpi antieritrociti);
  • Test per la ricerca degli anticorpi anti rosolia (Rubeo test);
  • Test per la ricerca di anticorpi anti toxoplasma (Toxo test);
  • Test per il virus HIV;
  • Esame completo delle urine;
  • Test per le malattie a trasmissione sessuale (sifilide, clamidia, gonorrea);
  • Test per i virus delle epatiti C e B;
  • PAP test;
  • Tri test per le anomalie cromosomiche;
  • Misurazione del glucosio e curva da carico glicemico;

Altri possibili esami da effettuare in caso di rischio

Se la gravidanza risulta priva di complicazioni, gli esami sopra elencati sono più che sufficienti per poter stare tranquilli. In alcuni casi, però, può essere utile integrare con altri controlli, per lo più esami strumentali che permettono di valutare le condizioni del feto e di individuare eventuali anomalie cromosomiche o altro genere di malformazioni gravi. Mi riferisco, nello specifico, ai test  prenatali invasivi come  villocentesi ed amniocentesi, ovvero controlli che rientrano nella categoria della diagnostica prenatale, e che possono essere fatti gratuitamente SOLO CON  PRESCRIZIONE MEDICA SPECIALISTICA .

Per quanto attiene alla diagnostica prenatale, tali prestazioni possono essere indicate per due categorie di motivazioni. In primis, si annovera il cosiddetto rischio procreativo prevedibile a priori, il quale riguarda tutti quei casi in cui, sin da prima del concepimento, madre o padre (oppure entrambi) presentano un rischio particolare di generare un bambino o una bambina con anomalie, questo per ragioni genetiche, per età avanzata della madre, o per cause biologiche. In questi frangenti, le indagini genetiche sono davvero essenziali.

Gli altri casi concernono invece un rischio rilevato durante la gravidanza, cioè quando le ecografie di routine o altri controlli evidenziano delle anomalie che vanno indagate in maniera opportuna.

Il SSN eroga gratuitamente determinati controlli alle mamme che ne fanno richiesta, ma sempre in presenza di prescrizione medica specialistica .

Villocentesi e amniocentesi

Tra questi, vi è innanzitutto il prelievo dei villi coriali o villocentesi. È un test indicato tra la decima e la tredicesima settimana di gravidanza, che si realizza prelevando un piccolo campione di placenta ai fini di analizzare il DNA fetale.

Vi è poi il prelievo del liquido amniotico o amniocentesi, effettuato tra la sedicesima e la ventesima settimana prelevando un campione di liquido amniotico tramite aspirazione con una siringa dall’addome materno. Grazie a questo esame, è possibile isolare i cromosomi fetali.

Parliamo infine del prelievo di sangue fetale dal cordone ombelicale (cordocentesi o funicolocentesi), da eseguirsi tra la diciottesima e la ventesima settimana, e in cui, con l’ausilio di una sonda ecografica, si introduce un ago nell’addome materno fino a raggiungere i vasi sanguigni che irrorano il cordone ombelicale. Si preleva poi un campione di sangue, che sarà analizzato in laboratorio per scongiurare eventuali infezioni materne che possono essere state trasmesse al feto. Tra queste, le più comuni sono la toxoplasmosi e la rosolia, ma vi sono anche altre patologie del sangue del feto come la malattia emolitica fetale.

Per  ovviare  al possibile  rischio abortivo determinato  dai test prenatali invasivi,  è possibile  effettuare  il  cosiddetto  NIPT  che  è uno screening prenatale non invasivo effettuato  su prelievo di sangue materno, con prestazioni significativamente migliori rispetto ai test di screening basati sulle analisi biochimiche e sulla translucenza nucale, che possono precedere o meno i test diagnostici invasivi e grazie  al quale  è possibile invidiare il rischio di alcune anomalie  cromosomiche e/o sindromiche  del nascituro con elevatà sensibilità e specificità. Il test cfDNA/NIPT riduce drasticamente il ricorso alle indagini diagnostiche invasive, abbattendo il numero degli aborti collegati all’invasività delle tecniche di prelievo dei tessuti fetali. Inoltre, il test, utilizzato come screening contingente dopo il test combinato ha un impatto minore sulla spesa sanitaria rispetto allo screening universale.

La prima visita ostetrica-ginecologica

In genere, la prima visita ostetrica-ginecologica è da farsi entro la decima settimana di gestazione, meglio se tra la sesta e l’ottava, in ospedale oppure in consultorio,  in alternativa, in ambulatorio specialistico. Si tratta di un momento importantissimo, in cui la futura mamma può apprendere informazioni fondamentali sul suo stato e sulle condizioni del feto.

Ma cosa succede durante la fatidica prima visita da futura mamma?

Prima di tutto, si aprirà la cartella clinica della gestante, che verrà compilata e aggiornata nei mesi a seguire. Lo specialista raccoglie quindi notizie importanti sullo stato di salute della donna, ma anche sulla sua storia clinica e su quella del futuro padre.

Verrà dunque calcolata la data presunta del parto in base all’ultima mestruazione, e si procederà con il fissare gli incontri successivi. Ovviamente, si tratta di un momento in cui verranno fornite informazioni complete sulla normativa relativa alla maternità, sulle tutele, e sulle eventuali esenzioni/benefici di legge per madri e padri.

Ogni donna dovrebbe, in questa occasione, approfittarne per togliersi ogni dubbio, fugare paure, o anche chiedere consigli, per esempio sulle indicazioni nutrizionali, la dieta da seguire nel corso dei vari trimestri, l’attività fisica suggerita, le possibili integrazioni, come l’acido folico, nonché suggerimenti utili a gestire i sintomi più comuni quali le nausee mattutine, la stitichezza, o i disturbi digestivi.

La parte più prettamente medica, invece, comprende le seguenti analisi:

  • Ecografia pelvica per valutare dimensioni/età gestazionale del feto, numero dei feti stessi se si parla di gravidanza plurima, e vitalità cardiaca fetale;
  • PAP test laddove non sia stato eseguito nei tre anni precedenti;
  • Misurazione della pressione;
  • Misurazione del peso e dell’indice di massa corporea (IMC).

Altri esami del primo trimestre

Il primo trimestre di gravidanza (dalla prima alla tredicesima settimana + sei giorni) è ovviamente quello in cui la donna viene a conoscenza del fatto di essere incinta attraverso un semplice test delle urine, il quale misura i livelli un ormone specifico: il Beta HCG (gonadotropina corionica umana). Tale sostanza viene prodotta infatti subito dopo il concepimento. Si può eseguire questo primissimo esame a partire dai dieci giorni di ritardo dalla data presunta delle mestruazioni, e la risposta potrà essere confermata attraverso le analisi del sangue.

Inizia poi un lungo iter di controlli sino ad arrivare al parto, ma da dove si comincia?

Dopo la prima visita ginecologica-ostetrica, la gestante dovrà controllare alcuni parametri quali il proprio peso corporeo e la pressione arteriosa, tenendo eventualmente un diario della gravidanza, che sarà di grande aiuto anche per il medico. Vi sono ottime App disponibili da scaricare gratuitamente sul proprio telefono, le quali creano un’agenda dettagliata e facile da usare.

Tra gli altri esami, in queste settimane sono previsti:

  • Esami delle urine con urinocoltura, un’indagine importante perché la donna incinta è naturalmente più predisposta a sviluppare infezioni delle vie urinarie (IVU), quali cistiti e uretriti.
  • Analisi del sangue complete e, in particolare: emocromo, glucosio e gruppo sanguigno (se sconosciuto);
  • Esami per la funzionalità epatica e per la positività all’epatite C;
  • Ulteriori sami del sangue per la ricerca di specifici anticorpi contro alcune malattie infettive, quali Rubeo TEST (per la rosolia, da ripetere dopo la 17ma settimana in caso risultasse negativo), e Toxo TEST (per la toxoplasmosi);
  • Esami del sangue per la ricerca di anticorpi anti infezioni veneree, quali la sifilide, la gonorrea e la clamidia;
  • Test di Coombs indiretto per la ricerca di anticorpi anti eritrociti, un test che si ripete in tutte le gestanti dopo la 28ma settimana.

Tra l’undicesima e la tredicesima settimana, inoltre, si effettua l’ecografia della translucenza nucale. Tramite l’utilizzo della metodica a ultrasuoni, si controlla il livello di un liquido (detto, appunto, translucenza nucale), che tutti i feti in questa fase della gravidanza hanno nell’area cervicale, esattamente sotto la nuca. Un volume incrementato di translucenza nucale può associarsi un problema nello sviluppo del feto, che può dipendere da un errore cromosomico o genetico, da una malformazione cardiaca o da altre cause sempre da indagare.

Gli esami del secondo trimestre

Durante il secondo trimestre di gravidanza (dalla quattordicesima settimana alla ventisettesima settimana + sei giorni), il feto va incontro a una crescita molto marcata; il suo corpo, infatti, si sviluppa fino a raggiungere la lunghezza di 32-34 cm.

È un periodo in cui succedono tante cose anche alla futura mamma, trattandosi di novità di solito piacevoli e positive. Il suo corpo si è ormai adattato allo stato di gestazione, motivo per cui tendono a ridursi i fastidi del primo trimestre, in particolare la nausea e il senso di spossatezza. L’addome aumenta di volume e diventa decisamente “visibile”; il seno si inturgidisce.

In questo lasso di tempo, continuano i controlli per valutare lo stato di salute di madre e feto, ed è altresì possibile individuare il sesso di quest’ultimo attraverso l’ecografia.

Un possibile test da effettuare a questa epoca, la diagnosi prenatale di anomalie cromosomiche o malformazioni del tubo neurale (in particolare la spina bifida) è il TRITEST. 

Il Tri test per AFP, HCG totale o frazione libera, E3 va fatto tra la quattordicesima e la diciottesima settimana. In particolare, si preleva un campione materno poi analizzato in laboratorio ai fini di rinvenire il dosaggio delle tre sostanze che sono prodotte sia dal feto che dalla placenta, cosa che permette di riscontrare dei difetti cromosomici .

Sempre entro la diciottesima settimana, la futura mamma dovrà misurare nuovamente i livelli di glucosio nel sangue, ai fini di prevenire il diabete gestazionale, nonché ripetere, in caso di negatività precedente o di esito dubbio, il Rubeo Test e il Toxo test per la ricerca degli anticorpi anti rosolia e anti toxoplasmosi.

L’ecografia morfologica

Tra la diciannovesima e la ventunesima settimana, inoltre, la gestante si sottoporrà a un esame molto atteso dai futuri genitori, che desta sempre tante emozioni, ovvero l’ecografia morfologica. Si tratta di un esame di diagnostica per immagini che, attraverso innocui ultrasuoni, permette di valutare le condizioni del feto e lo sviluppo dei suoi organi, ma anche di vederne l’aspetto in 3D, compresi i lineamenti in formazione. Quest’ecografia è utile anche per scoprire eventuali malformazioni fetali, per esempio del cuore o di altri organi interni.

Dalla ventiquattresima settimana, in aggiunta, si “prendono le misure” della distanza tra fondo uterino e sinfisi pubica della madre, al fine di considerare l’accrescimento fetale.

Infine, nel corso di questo trimestre, si esegue anche un test delle urine con urinocoltura per la diagnosi di eventuali infezioni delle vie urinarie (IVU), le quali possono svilupparsi pure in maniera asintomatica, ragion per cui è essenziale scoprirle tempestivamente, prima che si estendano fino ai reni.

Gli esami del terzo trimestre

Finalmente, tra la ventottesima e la quarantunesima settimana di gestazione, si completa lo sviluppo uterino del feto. Il parto, come ben saprete, può però verificarsi qualche settimana prima del previsto, senza per questo compromettere il buon esisto della gravidanza.

Quali sono i controlli che servono in quest’ultima fase?

Inizio con il dirvi che gli esami previsti nel terzo trimestre non sono poi molti. Comunque, si comincia, tra la ventottesima e la trentaduesima settimana con:

  • Esami del sangue (emocromo e formula leucocitaria);
  • Ancora test di Coombs indiretto;
  • Toxo test in caso di negatività dei test precedenti.

Inoltre, laddove gli esami per la diagnosi prenatale delle anomalie cromosomiche o dei difetti del tubo neurale avessero dato esiti positivi, sempre in questa fase si dovrà eseguire un’ulteriore ecografia ostetrica, altrimenti non necessaria.

Dalla trentatreesima alla trentasettesima, quando il momento del parto è sempre più vicino, bisognerà ripetere nuovamente alcuni test, tra cui: 

  • Analisi del sangue complete (emocromo + formula leucocitaria);
  • Toxo test in caso di precedenti esiti negativi;
  • Test per l’epatite B;
  • Test per la sifilide;
  • Test per l’HIV;
  • Test delle urine con urinocoltura.

In questo momento, è altresì raccomandato il test per lo streptococco beta emolitico di tipo B, un batterio che in gravidanza può provocare infezioni molto pericolose per la madre e trasmettersi pure al feto.

Ecografia ostetrica e cardiotocografia esterna

Dopo la trentottesima settimana, si effettuano due esami di controllo importanti, ovvero l’ultima ecografia ostetrica e la cardiotocografia esterna. Quest’ultima serve per registrare la frequenza cardiaca fetale (FCF), e le eventuali contrazioni uterine mediante due trasduttori, che vengono posizionati sull’addome.

Naturalmente, si valuta la posizione del feto, per comprendere se sia podalico (posto con i piedini in avanti) o encefalico (a testa in avanti).

Personalmente, nel terzo semestre, consiglio sempre alle gestanti che seguo di partecipare con il proprio partner a un corso preparto, in modo da poter vivere tutta l’esperienza conclusiva della gravidanza, nonché l’avvio della vita genitoriale con un validissimo supporto.

La redazione

Dott.ssa Nicoletta Vendola Ginecologa a Vercelli

Le richieste saranno inoltrate al medico o professionista sanitario il quale risponderà direttamente. DossierSalute.com non è responsabile di tardive o mancate risposte.

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