L’emicrania è un disordine neurologico che comprende il 10% circa di tutte le forme di cefalea.
Ha un’alta prevalenza nel sesso femminile e solitamente i primi segni cominciano a comparire nell’età adolescenziale.
Dalle evidenze scientifiche recenti l’emicrania non è più considerata una patologia, perchè nessun esame diagnostico è in grado di evidenziarla.
Chi ne soffre, infatti, non ha danni alla struttura cerebrale.
Emicrania: la causa
La causa dell’emicrania sembra dovuta ad un malfunzionamento del sistema nervoso, il quale genera un’eccessiva risposta ad una serie di stimoli/stress che fanno partire l’attacco di cefalea e ne predispongono i successivi.
La struttura specifica che poi genera l’attacco è il nucleo trigemino-cervicale.
L’origine dell’emicrania, infatti, viene definita multifattoriale proprio perché le cause che la generano sono molteplici e diverse da persona a persona.
Non solo, data la complessità delle connessioni a livello cerebrale, vengono attivati anche circuiti neurali non strettamente legati al dolore, creando una disabilità severa data l’intensità dei sintomi ed il coinvolgimento della sfera emotiva.
Sintomi e segnali dell’emicrania
I segni e i sintomi che consentono di effettuare diagnosi di emicrania sono:
- La durata degli attacchi: dura 4-72 ore quando non trattata o trattata con insuccesso.
- Il dolore coinvolge tipicamente un lato della testa, ma può alternarsi tra un episodio e l’altro o all’interno dello stesso episodio.
- Il dolore solitamente è di qualità pulsante, di intensità da moderata a severa;
- Le attività normali della vita quotidiana peggiorano i sintomi (camminare, salire le scale,…).
- L’emicrania presenta almeno uno dei seguenti sintomi associati: fotofobia (ipersensibilità alla luce), fonofobia (ipersensibilità ai suoni), osmofobia (ipersensibilità agli odori), nausea/vomito.
L’emicrania può essere o meno associata alla cosiddetta “aura”, ovvero dalla presenza di sintomi neurologici reversibili, di cui quelli visivi sono i principali, che solitamente anticipano l’attacco emicranico.
La Diagnosi di emicrania
La diagnosi di emicrania viene fatta dopo la visita col medico neurologo.
La sua gestione fino a poco tempo fa era di esclusiva pertinenza medica, con trattamento farmacologico.
Negli ultimi anni, con l’avanzamento della ricerca scientifica e data la complessità della sintomatologia, il trattamento dell’emicrania ha subito un cambiamento diventando multimodale.
Sempre più importanti diventano i fattori correlati che hanno una funzione stressante o irritante per il sistema nervoso.
Tra questi hanno un ruolo determinante i fattori muscolo-scheletrici.
Il 90% delle persone con emicrania ha associato disfunzioni al rachide cervicale, mentre il 70% di essi presenta un disordine temporo-mandibolare.
Emicrania: la correlazione neurologica di rachide cervicale e distretto temporo-mandibolare
L’emicrania sembra sia una condizione che rende il nucleo trigemino-cervicale particolarmente irritabile.
Questo nucleo ha il compito di innervare testa e volto, quindi, una volta che si attiva, quella diventa l’area bersaglio in cui il dolore viene percepito dal paziente.
Le prime 3 vertebre cervicali sono le principali strutture che portano informazioni nel nucleo trigemino-cervicale, assieme a tutto il distretto temporo-mandibolare.
Quindi disfunzioni a questi sistemi portano informazioni dolorifiche in un nucleo già molto sensibile, aumentando frequenza, durata e intensità dell’emicrania.
Una valutazione muscolo-scheletrica, da parte di un fisioterapista specializzato in cefalee, diventa quindi opportuna, assieme alla visita neurologica.
Inoltre, il team che gestisce le cefalee è composto anche da nutrizionista e psicologo, nei casi in cui fattori alimentari e psicogeni siano rilevanti come fattori scatenanti.
La valutazione delle emicranie
La valutazione fisioterapica dell’emicrania comincia con un’attenta anamnesi e raccolta dati sulle caratteristiche della cefalea del paziente, nel rispetto della soggettività di ogni persona.
La fase della valutazione risulta particolarmente importante, dato che i consigli di gestione quotidiana dipendono da dettagli che emergono dal colloquio iniziale.
Particolarmente importanti sono frequenza, durata ed intensità della cefalea, che definiscono il grado di disabilità e diventano parametri misurabili da cui si valuta l’efficacia del trattamento.
La valutazione muscolo-scheletrica dell’emicrania
La valutazione muscolo-scheletrica dell’emicrania sarà indirizzata alla ricerca delle aree correlate al mal di testa.
I test che vengono effettuati sono provocativi, nel senso che come obiettivo innescano la cefalea familiare del paziente, in maniera transitoria, senza che abbia effetti postumi.
L’area individuata, sul collo o sulla mandibola, sarà l’area principale in cui si incentrerà il trattamento, essendo la zona che direttamente si ricollega al mal di testa.
Trattamento e percorso terapeutico dell’emicrania
Il trattamento è sempre un insieme di tecniche manuali indirizzate all’area individuata durante la valutazione ed i distretti direttamente collegati, associati ad una serie di esercizi per rendere le strutture più resistenti e forti.
Il percorso terapeutico dell’emicrania prevede un periodo di 6-8 settimane di gestione fisioterapica, con un controllo a 3 e 6 mesi durante i quali il paziente auto-gestisce il suo problema con i consigli dati durante le sedute, e dal quale si monitorano i risultati ottenuti.
L’obiettivo è rendere le informazioni che provengono dai distretti cervicale e mandibolare un fattore protettivo piuttosto che uno irritante per il sistema nervoso del paziente.
Emicrania: i benefici comprovati di terapia manuale ed esercizio terapeutico
Gli effetti benefici dell’insieme di terapia manuale ed esercizio terapeutico per il dolore muscolo-scheletrico provocato da emicrania sono più che comprovati.
Nei soggetti emicranici questo si traduce in una riduzione di frequenza, durata ed intensità degli attacchi cefalalgici.
Date le premesse iniziali, è importante sottolineare che il trattamento fisioterapico non sostituisce il piano farmacologico proposto dal neurologo.
Il successo del trattamento si evidenzia in un miglioramento delle condizioni cliniche del paziente, che avrà meno bisogno di utilizzare i farmaci, ma la modifica del piano farmacologico necessita comunque di supervisione medica.
Dott. Edoardo Balli – Fisioterapista a Prato
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