L’ernia cervicale è una delle più diffuse e disabilitanti ernie. Tutto trae origine dal disco intervertebrale e sdalla sua fisiologica degenerazione.
Ernia cervicale e disco intervertebrale
Il disco intervertebrale presenta al centro un nucleo polposo, deformabile, e all’esterno un anello fibroso, più solido, saldamente ancorato al tessuto osseo del corpo vertebrale con funzione di ammortizzatore.
Normalmente, a 20 anni non è più presente una vascolarizzazione attiva, per cui da questa età cominciano lentamente i processi che portano alla degenerazione del disco.
Ernia cervicale e colonna cervicale
La colonna cervicale è molto mobile, con ampia possibilità di escursione articolare, interposta tra la gabbia toracica rigida e la testa pesante.
E’ soggetta a danni da usura e traumatismi vari. Le unità che maggiormente sono soggette a fenomeni di degenerazione discale sono le C4-C5, C5-C6 e C6-C7. Da questi segmenti vertebrali fuoriescono le radici nervose che vanno all’arto superiore.
Nel caso di ernia cervicale, si riscontrano segni e sintomi neurologici che variano a seconda della sede, del tipo e del grado dell’ernia.
Ernia cervicale: sintomatologia
I sintomi sono generalmente di tipo radicolare, quindi neurologici, conseguenti alla compressione ed irritazione di una radice nervosa.
I disturbi principali che vengono riportati sono:
- Dolore, per lo più irradiato lungo il territorio di distribuzione del nervo interessato;
- Parestesia, sensazione di formicolio, addormentamento, eccetera;
- Ipo/Iper estesie, cioè diminuzione o aumento della sensibilità in specifiche zone dell’arto superiore;
- Ipostenia, cioè diminuzione o perdita di forza, limitata ai singoli muscoli o segmenti di un arto.
Ernia cervicale: rigidità del collo e spasmo muscolare
La rigidità del collo viene percepita costantemente, avvertita al risveglio mattutino o dopo aver mantenuto a lungo una posizione obbligata. Tende a scomparire con l’attività fisica.
Lo spasmo muscolare che genera il dolore cervicale, presente nel quadro d’ernia, è di tipo difensivo.
L’anello del disco è riccamente innervato e se viene leso produce dolore grave, che si associa al dolore neurologico.
Diagnosi
Un’approfondita valutazione ed un corretto esame clinico rivestono una notevole importanza per un’esatta diagnosi dell’ernia cervicale.
Inoltre, sono necessari per avviare un iter diagnostico che porti ad instaurare una corretta ed efficace terapia.
Indagini
Le indagini più comunemente utilizzate per confermare o escludere la presenza di un’ernia cervicale e per definirne la sede, la gravità e la conseguente richiesta di valutazione neurochirurgica sono la Risonanza magnetica, la TAC e l’Elettromiografia.
Risonanza magnetica
La Risonanza magnetica permette di evidenziare il livello sede di ernia, la posizione ed il tipo). È possibile vedere anche la presenza di osteofiti (ovvero veri e propri becchi ossei, che possono essere la causa della compressione del nervo).
TAC
La TAC permette di evidenziare meglio la componente ossea, anche se difficilmente è richiesto come esame diagnostico).
Elettromiografia
L’Elettromiografia valuta l’attività elettrica di un muscolo a riposo e durante la richiesta di contrazione, oltre che della componente sensitiva del nervo).
Una radicolopatia compressiva da ernia cervicale può comportare un quadro di denervazione dei muscoli innervati da quella radice.
Quando operare un’ernia cervicale
La valutazione dell’operabilità di un’ernia cervicale si avvale spesso dei reperti dell’indagine elettromiografica.
Questo perché l’organismo organizza da subito processi di assorbimento del materiale fuoriuscito una volta che questo genera infiammazione.
La presenza di un’ernia ha scarsissimo valore clinico se non sono presenti segni neurologici.
Infatti, diventa di interesse chirurgico quando l’ernia:
- sta danneggiando il nervo in maniera irreversibile (perdita di forza e sensibilità),
- ha dimensioni talmente ampie da comprimere il midollo spinale (con sintomi neurologici molto più gravi). Quest’ultimo è un caso molto raro.
Trattamento conservativo
Il 90% di tutte le ernie cervicali, comunque, si risolve col trattamento conservativo.
La terapia comprende il trattamento sia del dolore che delle cause che hanno generato il disturbo.
Questo è un punto fondamentale che spesso viene sottovalutato dal paziente una volta che il dolore viene gestito, predisponendolo all’insorgenza di nuovi episodi.
Fase iniziale
Nella fase iniziale è utile sicuramente:
- Un approccio farmacologico, data l’alta intensità del dolore;
- Terapia fisica (come le TENS, che hanno un effetto antalgico sulla componente nervosa);
- Cauta mobilizzazione del rachide cervicale (con l’obiettivo di aprire e creare spazio nel canale foraminale, dove esce la radice nervosa e dove c’è la compressione).
- Se tollerato, manipolazione del rachide toracico (in modo da attivare alcuni meccanismi di riduzione del dolore agendo a distanza dall’origine del sintomo);
- Consigli di gestione sulle posizioni da mantenere durante la giornata.
Cosa fare se i sintomi non migliorano
Nell’arco di 4-6 settimane dall’esordio, se i sintomi non migliorano o vanno peggiorando, è opportuna una visita neurochirurgica.
Cosa fare se i sintomi migliorano
In caso di miglioramento, il paziente entrerà nella fase subacuta, dove è importante recuperare:
- Mobilità del rachide cervicale, tramite la terapia manuale ed esercizi di mobilità;
- Resistenza muscolare, facendo un programma di esercizi specifici di collo, tronco e braccio;
- Mobilità del tessuto nervoso, utilizzando una combinazione di terapia manuale ed esercizi.
Conclusioni
Concludendo, l’ernia cervicale ha un esordio insidioso, con un’insorgenza molto acuta e con scarsi segni premonitori.
La risoluzione, nella maggioranza dei casi, è completa in un arco temporale che va da 1 a 3 mesi dall’inizio dei sintomi tramite il trattamento conservativo.
Risulta fondamentale, in un’ottica di prevenzione, che il paziente effettui gli esercizi che verranno consigliati e che mantenga uno stile di vita attivo.
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