Chirurgia robotica e tumore alla prostata: indicazioni e vantaggi

La chirurgia robotica ha compiuto passi da gigante negli ultimi anni, soprattutto nella cura delle malattie urologiche. In particolare, il tumore alla prostata rappresenta il 15% dei tumori diagnosticati nell’uomo e oggi risulta in molti casi più facilmente curabile proprio grazie all’ausilio del robot in sala operatoria.  Il più importante fattore di rischio è la ereditarietà, seguito dall’età e da altri fattori che aumentano la probabilità di ammalarsi, anche se non sono direttamente responsabili dell’insorgenza della patologia.

Tumore alla prostata: cause e sviluppo

Ereditarietà ed età possono essere considerate le principali cause di questa neoplasia, anche se sarebbe più corretto parlare di fattori di rischio che aumentano la probabilità di sviluppare la malattia. Nella prostata sono presenti diversi tipi di cellule, ciascuna delle quali può iniziare a crescere in maniera incontrollata diventando cancerosa e dando così vita all’adenocarcinoma. Rispetto ad altri tumori, quello prostatico ha uno sviluppo piuttosto lento, consentendo una diagnosi precoce fino anche a 5 anni prima del suo sviluppo letale. Specie nei pazienti giovani, però, lo sviluppo può essere molto rapido, motivo per cui è necessario sottoporsi a screening periodici fin dai 40-45 anni, in assenza di casi in famiglia, e anche in età giovanile se vi sono stati casi in famiglia. Ricordiamo che un uomo su 8 ha la probabilità di ammalarsi…

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Chirurgia robotica per il tumore alla prostata

Fatte salvele comuni terapie alternative (o complementari)quali radioterapia e terapia ormonale finalizzata a sopprimere la produzione di testosterone (da valutare caso per caso), la terapia chirurgica (prostatectomia) per eradicare il tumore resta d’elezione. In presenza di una neoplasia, è essenziale comprenderne lo stadio di sviluppo, cosa possibile soltanto attraverso l’analisi (biopsia) delle cellule tumorali rimosse.  In questo ambito, la chirurgica robotica rappresenta senza dubbio la nuova frontiera, sempre più consolidata e in espansione.

Chirurgia robotica: garanzia di successo?

E’ bene sottolineare in partenza che l’utilità del robot è massimizzata nei casi di tumore non troppo aggressivo, quando cioè l’obiettivo secondario, ma non meno importante, è conservare la piena funzionalità sia della continenza urinaria che delle funzioni sessuali.

Spesso, infatti, ciò costituisce la più grande preoccupazione per i pazienti, ma la mini-invasività della chirurgia robotica garantisce un ottimo risultato anche sotto questo aspetto. L’intervento ha una durata di circa 90 minuti e necessita soltanto di piccole incisioni addominali (lunghe 8 mm), sufficienti a far giungere le braccia del robot in profondità.

Prostatectomia radicale robotica: come avviene l’intervento

L’obiettivo dell’intervento è rimuovere radicalmente il tumore. Il chirurgo manovra la strumentazione attraverso una consolle, visualizzando il campo operatorio in 3D, cosa che consente la massima fermezza e precisione dei movimenti. Inoltre, è possibile eseguire un esame istologico per valutare in corsa l’estensione della malattia e fino a che punto ampliare il raggio d’azione (può essere necessario rimuovere i linfonodi circostanti).

Prostatectomia radicale robotica: i vantaggi del post intervento

Rispetto all’intervento tradizionale a cielo aperto, il recupero è molto più veloce. In genere, le dimissioni avvengono dopo 3 giorni e dopo altrettanti è possibile rimuovere il catetere vescicale a protezione della sutura.

I rischi di complicanze, quali impotenza e incontinenza, abbiamo già sottolineato come siano minimi, allo stesso modo di emorragia e dolore post-operatorio. A seguire saranno sufficienti controlli di routine per monitorare la stabilizzazione del risultato.

La Redazione

In collaborazione con il Dr. Mirco Castiglioni – Urologo e Andrologo a Como

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