Tumore alla prostata e chirurgia robotica

Focus

Il tumore alla prostata rappresenta il 15% di tutti i tumori diagnosticati nell’uomo. Il più importante fattore di rischio è la ereditarietà, seguito dall’età e da altri fattori che aumentano la probabilità di ammalarsi, anche se non sono direttamente responsabili dell’insorgenza della patologia.

Nella prostata sono presenti diversi tipi di cellule, ciascuna delle quali può iniziare a crescere in maniera incontrollata e diventare cancerosa (adenocarcinoma).

Fortunatamente, lo sviluppo è piuttosto lento ed è così possibile diagnosticarlo almeno 5 anni prima che la malattia possa svilupparsi in modo irreparabile.

In alcuni casi, però, soprattutto in pazienti giovani, è veloce e letale.

Screening della prostata

Il paziente esegue di routine il test del PSA, che è un esame specifico per la salute della prostata, ma non specifico per il tumore.

L’urologo sottopone il paziente ad un esame obiettivo (esplorazione digito-rettale), ecografia dell’addome, dei testicoli, della prostata trans rettale, uroflussometria, in modo di avere un quadro completo ed immediato dello stato di salute.

Il sospetto tumorale dovrà essere confermato attraverso una risonanza magnetica multiparametrica e successivamente da un’eventuale biopsia prostatica su guida ecografica, sulla base del risultato della risonanza.

Il tessuto prelevato con la biopsia assegna al tumore il cosiddetto grado di Gleason, cioè un numero compreso tra 6 e 10 che indica l’aggressività della malattia. I gradi inferiori al 6 non sono più considerati aggressivi.

In caso di neoplasia con PSA maggiore di 10 viene eseguita una TAC addome e una scintigrafia ossea per valutare l’eventuale presenza di metastasi.

La fascia di età nella quale è utile seguire dei controlli periodici va dai 45 anni in poi.

Terapia del tumore alla prostata

Il trattamento è in funzione dello stadio della malattia, dell’età e del quadro clinico generale del paziente.  Le cure consistono principalmente nell’intervento chirurgico che rimuove il problema alla radice e permette di stadiare il tumore.

Terapie alternative e a volte complementari alla chirurgia sono la radioterapia e la terapia ormonale con soppressione della produzione di testosterone.

La chirurgia rappresenta il trattamento più evoluto ed efficace per rimuovere le cellule tumorali.

Prostatectomia radicale robotica

La nuova frontiera, alternativa all’intervento tradizionale, è la prostatectomia radicale robotica, eseguita con l’ausilio di un sistema robotico denominato “Da Vinci”.

L’ intervento mini-invasivo è semplice e dura circa 90 minuti. Il medico effettua delle piccole incisioni di 8 mm nell’addome, attraverso le quali le braccia del robot arrivano nelle cavità più profonde.

L’operatore manovra gli strumenti a distanza da una consolle. L’immagine è in 3D e i particolari sono magnificati. Le perdite di sangue sono minime ed il recupero post operatorio è veloce. Il paziente può essere dimesso dopo soli 3 giorni e dopo altri 3 può rimuovere il catetere vescicale posizionato a protezione della sutura fra vescica e uretra.

L’obiettivo dell’intervento chirurgico è l’eradicazione completa della malattia, preservando il più possibile la continenza urinaria e la funzione erettile.

Alberto Bozzolan

Dott. Salvatore Scuzzarella

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