La prassi medica prevede un approccio ben strutturato, che inizia con l’anamnesi (familiare, personale, patologica remota e prossima) e l’esame obiettivo. Mai come nel campo della vulnologia, questo approccio è necessario ed ancor più prezioso, perché la causa delle ulcere degli arti inferiori è da ricercare sempre nella storia clinica del paziente. Saltare a piè pari questo approccio e focalizzare l’attenzione esclusivamente sulla ferita significa fallire nel percorso diagnostico e soprattutto terapeutico.
Le ferite croniche non guariscono?
E’ purtroppo ormai diffusa l’opinione che dato che le ferite croniche non guariscono, sia sufficiente medicare la ferita ed abbandonare il paziente al proprio destino. Nulla di più errato, la guarigione è possibile in circa l’ottantacinque per cento dei casi, percentuale assai alta rispetto a tante altre patologie come ad esempio quelle neoplasiche.
Ferite croniche spontanee agli arti inferiori, anamnesi
Tornando pertanto al corretto approccio clinico, ribadisco che ricostruire la storia clinica del paziente è fondamentale. E’ frequente infatti riscontrare in un solo paziente più di una patologia responsabile delle ferite croniche spontanee (diabete, insufficienza venosa, arteriopatia, artrite reumatoide etc.), addirittura possono coesistere sullo stesso arto ulcere a genesi diversa, come un’ulcera malleolare interna provocata dall’insufficienza venosa ed ulcere classificabili come “necrobiosi lipoidica diabeticorum” in un paziente diabetico e con insufficienza venosa ad esempio.
Una volta redatta l’anamnesi si procede con l’esame obiettivo e con l’esame visivo delle lesioni.
Esame visivo delle ulcere agli arti inferiori
Come già esposto in precedenza, le ulcere degli arti inferiori sono diverse per forma, sede, colore e dimensioni. Infine il confronto con l’anamnesi sarà fondamentale, perché se le caratteristiche della ferita non corrispondono ad una delle patologie elencate in anamnesi sarà lecito pensare che esista un ulteriore patologia sistemica non ancora diagnosticata.
Appare chiaro pertanto come sia complicato individuare il percorso terapeutico corretto.
Il percorso terapeutico e trattamento delle lesioni
Quest’ultimo dovrà necessariamente correre su due binari distinti, il primo sul trattamento della patologia di base responsabile della lesione, ed il secondo sul trattamento locale della lesione e cioè trattamento chirurgico, medicazione e bendaggio, che varieranno in base al tipo di ferita da trattare.
Orbene, dato che le cause a monte coinvolgono varie specialità mediche, l’approccio dovrà essere multidisciplinare ed integrato. Multidisciplinare perché il paziente dovrà essere seguito dallo specialista competente (diabetologo, angioradiologo, reumatologo etc) ed integrato perché il chirurgo coordinerà il percorso e concluderà l’opera con le procedure di “Chirurgia Rigenerativa” per poter portare la ferita a guarigione.
Dott. Alberico Balbiano Di Colcavagno – Chirurgo
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