Test da sforzo: un minimo di rischio c’è

Test da sforzo: un minimo di rischio c'è

 

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Siamo abituati ad associarlo alle visite mediche svolte dagli atleti professionisti, in particolare calciatori, ritratti mentre camminano o corrono sul tapis roulant, ma il test da sforzo è un esame utile e necessario anche per molti “comuni mortali”. E’ balzata, purtroppo, agli onori delle cronache di qualche tempo fa la notizia shock di un decesso avvenuto in una clinica torinese nel corso di un test da sforzo di routine. Il soggetto era a rischio, ma allo stesso tempo non nuovo a questo esame: 57enne, cardiopatico con pregresso infarto, già sottoposto a intervento sulle coronarie, iperteso, motivo per cui si sottoponeva periodicamente al test.

La domanda che ci si pone è se fosse necessario questo test e se c’erano le condizioni per eseguirlo. Premesso che ogni procedura deve essere eseguita in “sicurezza”, cioè con l’osservanza di tutte le misure precauzionali, resta comunque il fatto che il test da sforzo comporta una minima componente di rischio, che aumenta a seconda dell’indicazione clinica e delle condizioni del paziente.

Possiamo molto schematicamente distinguere i pazienti che si sottopongono a test da sforzo in 3 classi di rischio: paziente. asintomatico senza precedenti noti (rischio basso); paziente con sintomi sospetti (rischio medio alto); paziente con precedenti cardiologici noti (rischio elevato). Nei Centri Cardiologici dove si effettuano questi esami si richiede un consenso informato firmato dal paziente, proprio per la pericolosità potenziale dell’esame, ben consci che il rischio di gravi complicanze o morte nella letteratura medica internazionale è di un caso su 10.000 (0,0001%).

 Il test da sforzo rimane comunque un esame diagnostico indispensabile nella diagnosi delle malattie coronariche e nella valutazione della riserva coronarica nei pazienti con pregressi by pass o angioplastiche coronariche, così come con esiti di infarto miocardico. E’ chiaro che le precauzioni non sono mai un optional, buon senso e competenza del cardiologo operatore sono chiamati a fare la differenza.

Dott. Guidalberto Guidi

Dott. Guidalberto Guidi

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