Rottura del tendine d’Achille: le soluzioni terapeutiche

La rottura del tendine d’Achille provoca non pochi dolori. Proprio per questo motivo, in caso di rottura, sarà bene recarsi immediatamente al pronto soccorso.

Le motivazioni circa la sua rottura possono essere svariate e, nel corso di questo approfondimento, andremo ad analizzarle. Tuttavia, per fortuna, esistono delle soluzioni terapeutiche all’avanguardia  in grado di condurre il paziente coinvolto, verso una totale guarigione.

Sarà poi il medico stesso, dopo un accurato studio della tua cartella clinica, a suggerirti quale opzione curativa si sposa meglio con la tua situazione.

Il tendine d’Achille e la sua rottura

Il tendine d’Achille, chiamato anche achilleo, rappresenta il tendine più largo e robusto presente nel nostro organismo.

La sua funzione ed il suo lavoro è per noi di fondamentale importanza. Infatti, quest’ultimo, è il responsabile della trasmissione della forza durante il movimento di dorsiflessione del piede.

In poche parole, grazie al tendine d’Achille ci è permesso deambulare correttamente e in modo del tutto autonomo.

La rottura del tendine d’Achille, purtroppo, è piuttosto comune soprattutto quando si pratica sport (e non per forza a livello agonistico).

Anche coloro che per abitudine si concedono una corsa o praticano salti alquanto importanti sono maggiormente soggetti ad una eventuale lesione o rottura.

Di solito, l’età media della rottura del tendine d’Achille è attorno ai 35 anni.

Perché avviene la rottura del tendine d’Achille?

Le motivazioni circa la rottura del tendine d’Achille sono svariate e, chiaramente, cambiano da soggetto a soggetto.

Le cause possono essere di stampo meccanico o di stampo non-meccanico.

Lo stampo meccanico prevede, intesa come causa, uno sforzo molto maggiore rispetto alla resistenza del tendine stesso. Quindi, parliamo di un movimento particolarmente brusco che il tendine d’Achille non riesce a sopportare e a gestire. In questo caso, la sua rottura è praticamente inevitabile.

Lo stampo non-meccanico, invece, è l’esatto contrario. Ovvero la rottura non avviene per via di un movimento eccessivo, bensì, è legata ad altre cause.

Ti facciamo qualche esempio:

  • rottura di un tendine d’Achille già in precedenza rovinato,
  • idratazione insufficiente,
  • a causa di particolari cure farmacologiche a base di antibiotici particolari,
  • diabete,
  • aumento eccessivo e repentino del peso,
  • colesterolo alto,

Come capire se il tendine d’Achille è compromesso o meno

Ma come capire se il tendine d’Achille è rotto o meno? Capirlo non è poi così complesso.

Di solito, quando questa parte del corpo ne risulta compressa, la sensazione percepita sarà molto simile a quella data da una violenta frustata. Un dolore molto acuto che, ovviamente, va ad interessare proprio quella determinata zona. E tutto ciò, nella maggior parte dei casi, è accompagnato da una sorta di “schiocco” forte.

Ad ogni modo, oltre a questa percezione, quello che davvero dovrebbe essere per te un campanello d’allarme sono: dolore e gonfiore proprio nella zona del tallone. Ma oltre a questi sintomi già importanti, si manifesta anche una non più funzionalità della caviglia ed una difficoltà nello stare in piedi.

Appoggiare il piede a terra, da che era un movimento del tutto normale e naturale, diventa un gesto impossibile da attuare.

La prevenzione è possibile?

Prevenire la rottura del tendine d’Achille è sicuramente possibile. Basterà adottare delle buone abitudini e applicarle alla tua quotidianità.

Lo stretching e i suoi relativi esercizi è sempre consigliato. Non solo per rimanere in forma ma anche per prevenire determinate insorgenze patologiche. Nella fattispecie, ci sono degli esercizi specifici rivolti proprio all’allungamento circa la catena cinetica posteriore della gamba.

Non è necessario strafare! Bastano anche pochi minuti al giorno per ottenere dei buoni risultati.

Un’altra buona abitudine riguarda proprio lo sport. Come ripetiamo sempre, è senz’altro consigliato a tutti e a tutte le fasce d’età, tuttavia però, è altrettanto importante praticarlo con responsabilità.

Evita di allenarti su superfici non sicure (dure o scivolose) e non praticare allenamenti eccessivamente pesanti se non ne sei abituato. Poni attenzione soprattutto se ti stai allenando dopo un lungo periodo di riposo e non dimenticare mai di cominciare con un adeguato e consono riscaldamento.

Infine, ma non meno importante, non sottovalutare mai l’importanza delle calzature di qualità. Lo sappiamo che a volte il risparmio gioca un ruolo importante nei nostri acquisti, però va anche detto che una buona calzatura è un vero e proprio investimento per la nostra salute.

Durante l’attività sportiva poi, il nostro piede e caviglia devono essere adeguatamente protetti e sorretti.

Quali soluzioni terapeutiche attuare in caso di rottura del tendine d’Achille

Una volta stabilita con certezza la rottura del tendine d’Achille sarà opportuno procedere quanto prima.

Come per qualsiasi patologia, ogni trattamento viene scelto in base alla situazione presentata dal paziente. Alcune piccole lesioni possono essere trattate conservativamente cercando di evitare la chirurgia.

Per quanto riguarda invece le lesioni più profonde, dopo un periodo di immobilizzazione forzato si dovrà procedere con un trattamento chirurgico. Del resto, in alcuni casi, purtroppo, questa è l’unica via percorribile.

Ad ogni modo, l’intervento può essere effettuato mediante una tecnica open. La quale prevede un’incisione cutanea di circa 8 o 10 centimetri. Il piede invece subirà un periodo di immobilizzazione di circa 40 giorni.

Eventualmente, c’è anche la valida alternativa della tecnica mini-invasiva, la quale, ove possibile, viene sempre preferita: non solo dal medico ma anche dal paziente stesso. Questo perché, rispetto alla chirurgia tradizionale, i tempi di recupero sono decisamente minori. Qui, infatti, il tempo legato alla mobilizzazione non è richiesto, anzi. La riabilitazione parte già la settimana successiva all’intervento stesso. Già a partire dal terzo mese è possibile riprendere in mano la propria quotidianità in modo del tutto autonomo.

In questo caso, infatti, verranno praticate delle incisioni di piccole dimensioni (minori di 1 centimetro).

Il post operatorio richiede riposo

Indipendentemente dalla tecnica scelta dal chirurgo, il post operatorio richiede, senza ombra di dubbio, del sano riposo. Per circa un mese, infatti, la deambulazione sarà effettuata mediante l’utilizzo di stampelle ed il piede immobilizzato.

Trascorso questo primo mese, si procederà con un periodo che prevede un carico progressivo fino al recupero totale del piede e di una normale e corretta deambulazione.

Se invece pratichi sport dovrai aspettare per lo meno sei mesi. Ma anche la ripresa dovrà essere molto soft. Niente sessioni troppo lunghe o pesanti.

Per ritornare ad avere la stessa prestazione sportiva pre-lesionale, dovrà passare almeno un anno (circa).

La Redazione – Monica Penzo

La redazione in collaborazione con il Dott. Fabrizio Arensi – Ortopedico esperto in patologie del Piede e della Caviglia

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