Soluzioni avanzate per le protesi all’anca

Soluzioni avanzate per le protesi all'anca

 

articoloL’intervento di artroprotesi d’anca ha subito negli ultimi anni notevoli modifiche sia dal punto di vista tecnico chirurgico che da quello dei materiali migliorando quindi sia il recupero post-operatorio che la durata dell’impianto.

In passato questo intervento era destinato a persone medio-anziane (dai 70 agli 80 anni circa) la cui patologia degenerativa artrosica a carico dell’articolazione coxo-femorale impediva di deambulare senza zoppia o per lunghi tratti, limitava severamente la mobilità ed impediva una vita serena senza dolore.

Ad oggi pazienti anche giovani e sportivi affrontano questo intervento per tornare a riappropriarsi della propria vita attiva e fisica. E grazie anche alle nuove tecniche anestesiologiche, visto l’aumentare della vita media, si può proporre la ricostruzione dell’articolazione dell’anca anche a pazienti che superano gli 80 anni in buone condizioni generali.

Analizzo in particolare tre aspetti che hanno portato enormi progressi in questo intervento: la via d’accesso all’articolazione mininvasiva, il miglioramento dei materiali e dei design protesici.

Le vie d’accesso mininvasive innovative sono 2: quella postero-laterale modificata e quella anteriore. Ambedue permettono di arrivare all’articolazione diminuendo notevolmente l’aggressività sui tessuti molli (tendini e muscoli) riducendo il sanguinamento ed il dolore post-operatorio. In questo modo inoltre si aumenta la stabilità e la propriocettività (sensazione di avere la propria anca) permettendo al paziente di eseguire qualsiasi movimento senza paura di lussazione della protesi; in questo modo il paziente riprende le proprie attività in poche settimane. Non ultimo, particolarmente importante per il sesso femminile, queste 2 vie d’accesso permettono di avere una cicatrice molto piccola in rapporto però alla struttura fisica del paziente.

Fondamentali per realizzare queste vie chirurgiche sono le innovazioni nel design protesico: steli sempre più piccoli e meno invasivi per preservare tendini e muscoli e per risparmiare maggior osso possibile (bone stock). Questo è fondamentale chiaramente in previsione di una possibile revisione protesica, intervento che permetterebbe al chirurgo di posizionare una protesi tradizionale come da primo impianto.

allegato protesi anca

Discorso a parte merita l’intervento di rivestimento dell’anca in cui la testa del femore non viene tagliata ma solo “incappucciata” da una emisfera in metallo che si articolerà con la coppa acetabolare anch’essa in metallo; questo permette di preservare al massimo l’osso femorale e di ridare al paziente la propria anca senza rischi di dismetrie. D’altra parte la presenza della testa nel campo operatorio durante l’intervento non permette l’utilizzo di vie d’accesso mininvasive. E’ un intervento consigliato per pazienti giovani e sportivi.

Lo studio e la realizzazione di materiali sempre più resistenti all’usura è stato sicuramente il campo in cui si sono fatte le più grandi migliorie per garantire la durata di questi impianti. Dopo l’avvento della ceramica si pensava di aver trovato la tribologia (accoppiamento testina-inserto della coppa acetabolare) più longeva evitando il problema dell’usura del metallo e del polietilene di vecchia generazione; ma si dovette far fronte al rischio di rottura della ceramica dalla bassissima usura ma in alcuni casi rivelatasi fragile.

La novità in questo campo è arrivata dalle testine in oxinium, un materiale che unisce la resistenza del metallo (lega di zirconio e niobio) con la superficie ceramizzata in modo da unire le caratteristiche dei due materiali evitando i loro difetti ed unendone i pregi; queste si articoleranno dentro un coppa in polietilene di ultima generazione reticolato dalle altissime garanzie di affidabilità. La durata di questa nuova tribologia è stata accertata maggiore di 30 anni. Inoltre è un sistema che permette una grande escursione articolare senza rischio di lussazioni.

allegato 2 protesi anca

Altre innovazioni della bio-ingegneria si sono avute per i materiali che vanno a contatto con l’osso del paziente: una volta impiantata la protesi si ottiene così un stabilità tale da poter permettere al paziente di caricare dal primo giorno dopo l’intervento. Questo è importante soprattutto per le persone più anziane che hanno necessità di camminare il più presto possibile.

In casi in cui il paziente è portatore di grave coxartrosi bilaterale si può prevedere la riprotesizzazione di ambedue le anche in un tempo solo. Infatti la riduzione della mobilità di un’anca gravemente artrosica e le problematiche posturali ad essa connesse fanno sì che operando un’articolazione soltanto si crea uno scompenso tale che il paziente non trova beneficio fino a che non viene operata la controlaterale. Questo è reso possibile grazie alle tecniche mininvasive precedentemente descritte. Ovviamente essendo un doppio intervento è consigliato in pazienti in ottime condizioni generali.

In conclusione le migliorie apportate per l’intervento di protesi d’anca portano ad un recupero più veloce con minor incidenza di complicanze che riducono il tempo di degenza diminuendo i costi della sanità pubblica e l’impegno economico e temporale dei familiari impegnati nella cura del paziente; non da ultimo agevola il reinserimento nell’attività produttiva del paziente recando il minor stress possibile al sistema nel quale è inserito.

Dott. Pierantonio Gardelin

Dott. Pierantonio Gardelin

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