Riabilitazione visiva e ipovisione

L’ipovisione, una condizione visiva rappresentata da una grave riduzione della capacità visiva, può essere già presente nella prima infanzia o manifestarsi nelle diverse fasi della vita.

Cos’è l’ipovisione?

Quando ad esserne colpiti sono i bambini, la terapia riabilitativa può essere definita abilitativa perché in questo caso vanno educati alla loro condizione visiva e quindi sarà possibile lavorare sui loro punti di forza.

Quando ad esserne colpiti sono gli adulti, la terapia si basa proprio sul riabilitare quelle attività che prima della malattia venivano eseguite quasi senza pensarci, mentre adesso risultano impossibili senza i giusti mezzi correttivi e le indicazioni del terapista.

Le patologie che causa ipovisione sono molteplici e di diversa natura

Le cause che possono renderti ipovedente sono numerose.

Di solito è il risultato di disturbi o lesioni che interessano l’occhio. Tra i fattori scatenanti, ci sono la degenerazione maculare legata all’età, il diabete e il glaucoma. L’ipovisione può anche derivare da cancro dell’occhio, albinismo, lesioni cerebrali o disturbi ereditari dell’occhio, inclusa la retinite pigmentosa, e la cataratta.  Spesso, poi, è la combinazione data dalla presenza di più patologie a provocare questa disabilità visiva, tra le quali compaiono anche la miopia, l’astigmatismo, l’ipermetropia, la retinopatia diabetica o il cheratocono.

L’ipovisione può essere poi differenziata in:

  • perdita della visione centrale
  • perdita della visione periferica

Una persona ipovedente riesce a vedere ma lo fa con notevoli difficoltà, ha la necessità di ingrandire ciò che guarda, con specifici occhiali o lenti, o di avvicinarsi all’oggetto osservato, oltre a dover fare i conti con una lunga serie di distorsioni che alterano la sua percezione visiva. Tra queste ci sono l’annebbiamento, l’abbagliamento o l’incapacità di cogliere i dettagli o distinguere i colori, tutti aspetti che sono in grado di ridurre la qualità della visione. La visione di queste persone è continuamente influenzata da aspetti come l’intensità della luce di un ambiente, la conoscenza o l’affollamento di un certo habitat, motivi per cui un ipovedente è costretto ad adattarsi costantemente alla sua percezione visiva delle realtà.

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Differenza ipovisione e cecità

L’ipovisione è una condizione che consiste nella perdita parziale nella vista, caratterizzata solitamente da una acuità visiva (o visus) molto limitata, ma non solo, impedisce il normale svolgimento della vita quotidiana, personale e professionale.

Non è facile comprendere come vede una persona ipovedente, che in molti potrebbero equiparare, sbagliando, ad un soggetto cieco: in realtà si tratta di due tipi di disabilità visiva diversi, ognuno con le proprie caratteristiche e i propri parametri.

Definizione e come vede

Essere ipovedente significa soffrire di una perdita parziale della funzione visiva che può riguardare solo uno o entrambi gli occhi, condizionando fortemente l’autonomia di una persona sia sul piano lavorativo che sociale. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) sono due i fattori che definiscono una disabilità visiva, ovvero l’acuità visiva o visus, quella che per intenderci si misura in decimi e che stabilisce la tua capacità di distinguere forme o due punti vicini ad una certa distanza, e il campo visivo.

La condizione di ipovisione riguarda soprattutto il visus: sempre per l’Oms, infatti, sono considerate ipovedenti le persone la cui acuità visiva corretta nell’occhio migliore è compresa tra 3/10 e 1/20, mentre è cieco chi ha un visus inferiore a 1/20. In altre parole, la prima è un deficit della funzione visiva mentre la cecità rappresenta una perdita totale della vista.

L’ipovisione può alterare anche il campo visivo, include diversi gradi di gravità e si può distinguere in:

  • Ipovisione lieve: quando il visus corretto con lenti è maggiore di 2/10, ma non superiore a 3/10, o quando il campo visivo presenta un residuo perimetrico inferiore al 60%.
  • Ipovisione medio grave: quando il visus corretto con lenti è maggiore di 1/10, ma non superiore a 2/10, o quando il campo visivo presenta un residuo perimetrico inferiore al 50%.
  • Ipovisione grave: quando il visus corretto con lenti è maggiore di 1/20, ma non superiore a 1/10, o quando il campo visivo presenta un residuo perimetrico inferiore al 30%.

A cosa serve la riabilitazione visiva

La Riabilitazione è finalizzata ad aumentare efficacemente l’uso della visione residua, lo scopo è quello di far utilizzare in modo stabile al paziente il PRL (Preferential Retinal Locus), cioè l’area retinica funzionalmente più adatta per svolgere le sue attività, migliorando l’autonomia del paziente e la qualità di vita, ma anche insegnargli ad utilizzare tutti quegli strumenti di supporto nella vita di tutti i giorni come i libri elettronici, gli audiolibri, gli ingranditori portatili e parlanti, gli occhiali parlanti fino ai software per il computer.

Il percorso riabilitativo è articolato in varie fasi:

  • Verifica del residuo visivo centrale o campimetrico
  • Individuazione del PRL nel paziente con perdita della visione centrale
  • Individuazione dell’ausilio ottico e/o elettronico più indicato
  • Training sull’utilizzo dei dispositivi scelti
  • Gestione delle competenze acquisite nella vita di tutti i giorni, come per esempio la capacità di orientamento e movimento.
  • Biofeedback per stabilizzare la fissazione eccentrica nei pazienti con scotoma centrale con conseguente miglioramento nell’utilizzo degli ausili stessi

Con la riabilitazione visiva è possibile imparare a sfruttare al meglio le zone retiniche ancora funzionante. Essa consiste in un percorso personalizzato che – attraverso un adeguato inquadramento della persona ipovedente – consente di conservare le potenzialità visive residue (ottimizzandone l’impiego), così da superare alcune “disabilità” e recuperare la socialità, la comunicazione e la progettualità, migliorando in questo modo la qualità della vita.

Quand’è necessario farla?

La riabilitazione visiva è un percorso che andrebbe intrapreso dalle persone ipovedenti indipendentemente dalla causa e dall’età d’insorgenza dell’ipovisione.

Come si effettua?

Il primo passo della riabilitazione visiva è l’inquadramento della persona ipovedente, con particolare attenzione all’analisi delle richieste, dei bisogni e delle difficoltà psicologiche legate alla condizione visiva. A volte vengono anche assegnati esercizi domiciliari di coordinazione occhio-mano, con opportune verifiche negli incontri successivi. Si possono effettuare esercizi anche a casa propria mediante un apposito software.

In alcuni casi può essere necessario ricorrere alla stimolazione visiva (biofeedback), che si pratica ricorrendo a uno strumento chiamato microperimetro.

Quanto tempo richiede mediamente una seduta di riabilitazione visiva?

Le sedute di riabilitazione visiva richiedono tempi variabili (ma in genere ogni seduta non si prolunga più di un’ora) in relazione alla condizione visiva, alle richieste del singolo, alla sua età, alle caratteristiche dell’ausilio, ecc.

Quali risultati si possono ottenere?

Durante la riabilitazione visiva si individuano e si sfruttano le zone retiniche ancora funzionanti. L’obiettivo del percorso riabilitativo è consentire alla persona ipovedente di utilizzare al meglio queste aree così da migliorare la propria percezione visiva e ottenere un miglioramento della qualità di vita.

Dott.ssa Sara Toma – Ortottista a Milano

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