Malattia varicosa, ma quanto ci costi?

Focus

La spesa sanitaria rappresenta  quasi l’80% del bilancio regionale! Gli sprechi sono molti! La gestione delle aziende ospedaliere spesso è  finalizzata “solo” al contenimento delle spese!

A noi interessa di capire come viene gestita oggi la Malattia Varicosa di cui è affetto il 30% della popolazione dei paesi industrializzati. Sappiamo che dall’invenzione della sonda di Babcok per lo stripping della safena sono passati 110 anni, poi sono arrivati gli ultrasuoni (l’ecocolordoppler) e con essi si è “scoperta” l’emodinamica (la modalità con cui il sangue scorre quando la circolazione è sana e quando è “ammalata”), poi sono stati inventati il laser, la radiofrequenza, oltre alla già conosciuta e molto rivalutata scleroterapia, e, attualmente, il Vapore (Steam), la Colla Istologica etc. etc.

Molto è cambiato, molto deve ancora cambiare nella mentalità di chi è chirurgo, ma non flebologo, di chi deve essere  manager e non solo amministratore!

Un preciso e completo studio scientifico  ha evidenziato che il costo socio-economico maggiore è per quei pazienti che non vengono trattati, a cui non viene bonificata la malattia varicosa. Infatti, essi andranno incontro a complicanze, dalle più semplici, come le dermopatie, a quelle più complesse e pericolose, come le ulcere e le tromboflebiti, con il risultato di “costare” alla società ( quindi a noi!) in terapie farmacologiche, medicazioni, ricoveri, assenza dal lavoro.

Lo studio prosegue nella valutazione del costo/beneficio delle tecniche attualmente disponibili per trattare la malattia varicosa. Come premessa sappiamo dunque che il costo maggiore per l’individuo/paziente e per la società è non trattare la malattia. In questo caso, infatti, le varici si complicano arrivano le Flebiti, le Ulcere……e tutta una serie di complicanze che, tra assenza dal lavoro e costo per le cure, pone questo “non curarsi” al primo posto della spesa sociale.

Al secondo posto tra i costi, che in realtà sarebbe il primo in quanto a trattamento, c’è  la Chirurgia Tradizionale ( Stripping della safena), che comporta l’uso di: una sala operatoria, un anestesista, due chirurghi, personale infermieristico dedicato e, in alcuni casi, una notte di ricovero. Quindi troviamo le “Termo-Ablazioni”, tecniche che utilizzano diverse forme di “calore” per eliminare i tronchi varicosi ( laser-radiofrequenza-vapore, ecc.). Infine, la Scleroterapia con liquidi o schiuma, che rappresenta il trattamento più “semplice” e “mini invasivo” (se eseguito da chi lo sa fare!) e certamente meno costoso.

Senza addentrarmi nello specifico, spiegando quali siano i costi diretti,  indiretti,  aziendali, mi soffermo solo su quelli sociali che non “interessano” quasi mai a  nessuno. Un giorno perso “costa” a tutti noi 200€. Dopo un intervento chirurgico un operato interrompe la sua attività socio- lavorativa per almeno 8-10 giorni.

Ma la Medicina non è fatta solo dai costi ( per fortuna!), ma dal bene per il paziente, anche se oggi con le pochissime risorse di cui disponiamo dobbiamo preoccuparci delle spese. Le Linee guida più recenti (2013), fatte negli Stati Uniti e in Inghilterra, hanno stabilito che di fronte ad un paziente con varici la prima proposta terapeutica deve essere quella di un trattamento TermoAblativo, in alternativa (seconda scelta) di un trattamento Sclerosante, infine (terza scelta) un trattamento chirurgico.

Fino a pochi anni fa  la chirurgia  era al primo posto.

Qualcuno afferma che queste linee guida possano essere “falsate” dal diverso sistema sanitario di quei paesi ( Assicurativo) e/o dalla spinta delle industrie che producono nuove tecnologie. Sicuramente ci possono essere stati alcuni fattori che hanno portato a valorizzare le nuove metodiche, ma non possiamo dire che le guerre le fanno scoppiare i produttori di armi! La verità è che le metodiche alternative alla chirurgia sono nate una quindicina di anni fa e, come sempre, all’inizio, non esistevano prove della loro superiorità o quantomeno parità di efficacia rispetto alla chirurgia.

Attualmente i lavori sono migliaia, provengono da tutto il mondo scientifico e ci dicono che i risultati delle metodiche alternative, nell’immediato e a distanza, sono assolutamente sovrapponibili a quelli dello stripping. Allora basta chirurgia? No! Ma la chirurgia dovrà e potrà essere proposta in quei casi in cui le nuove metodiche possono trovarsi in “difficoltà” o non essere sicure ed efficaci.

Anche dal punto di vista medico-legale, il paziente dovrà essere informato sulle alternative che esistono per trattare le sue varici, sui vantaggi e svantaggi delle varie tecniche, sui risultati a breve e a lungo termine. Questo lo afferma uno che nella sua carriera ha eseguito qualche migliaia di safenectomie, convinto della tecnica, capace di eseguirla correttamente, con ottimi risultati. Ma di fronte agli evidenti vantaggi di certi trattamenti ormai garantiti dagli studi e dalle esperienze mondiali è giusto e corretto fare una pausa di riflessione. Nel primo articolo prendevo come esempio l’intervento per i calcoli alla colecisti. Oggi chi esegue ancora una colecistectomia ad addome aperto invece di una colecistectomia in laparoscopia?! Nessuno! Anche se il costo del materiale per eseguire questa metodica è decisamente superiore a  quello di un bisturi e pochi fili di sutura!

Ma veniamo alle Varici. Il paziente da sottoporre a queste tecniche mini invasive non necessita di esami pre-operatori (vengono tutte eseguite senza anestesia o con anestesia locale), non necessita di ricovero (sono interventi ambulatoriali per cui si  torna a casa dopo pochissimo tempo), non necessita di riposo ( si può riprendere a lavorare il giorno successivo).

Inoltre, come sappiamo e come abbiamo personalmente verificato, i risultati sono identici a quelli della chirurgia con anche il piccolo, ma non trascurabile, vantaggio dell’assenza di cicatrici. A questo punto credo si debba fare una attenta riflessione. con molta onestà intellettuale, senza pregiudizi o atteggiamenti ideologici.

Dott. Antonio Tori

Dott. Antonio Tori

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