La musica come strumento di supporto al percorso nascita

La musica da sempre influenza la cultura e il modo di vivere delle persone. Permette di mantenere l’equilibrio tra corpo e anima. Questa sua caratteristica la rende uno strumento idoneo ad essere utilizzato durante il periodo della gravidanza e del post-partum. In gravidanza, con i suoi cambiamenti, la donna può provare un aumento dello stato di stress. In tale contesto, la musica può diventare uno strumento utile a neutralizzare le emozioni negative. Non solo, i benefici possono essere evidenti anche in termini di riduzione del dolore durante il travaglio ed il parto. In questo caso, gli effetti si ottengono sia dall’ascolto della musica che dall’impiego della voce. Inoltre, la musica diventa uno mezzo importante per la comunicazione tra la diade madre e feto. Le vibrazioni ed il suono della madre creano un legame fondamentale con il feto, che risponde all’intensità di questi stimoli con un aumento della frequenza cardiaca e del numero di movimenti.

Introduzione

Tra le prospettive delle scienze cognitive, la musica è considerata una delle caratteristiche più affascinanti della cultura umana. La musica mantiene l’armonia tra il corpo e l’anima, ed è un’effettiva modalità terapeutica racchiusa all’interno dell’ambito della medicina olistica.

Ciò che rende specifico l’uso del suono e della musica nel corso della gravidanza è il fatto che l’esperienza sonora è significativa tanto per la donna gravida quanto per il feto non ancora visibile, in grado di beneficiare dello stato di benessere della madre e delle caratteristiche sonore del mondo esterno.

La gravidanza può rappresentare un periodo particolare per la donna, in quanto pregno di cambiamenti fisiologici e psicologici. La donna gravida può esperire un’ampia varietà di emozioni riguardanti l’ambivalenza rispetto alla sua gravidanza, il timore rispetto alla sua incapacità di far fronte alla gravidanza ed ai cambiamenti ad essa correlati, l’ansia nei confronti della salute fisica del bambino e le trasformazioni che apporterà nella sua vita.

Lo stress, in questo contesto, rappresenta uno stato in cui una donna gravida può percepire che il suo benessere è messo in pericolo. Di conseguenza, l’ansia, una manifestazione della risposta allo stress, appare spesso uno stato d’animo predominante durante la gravidanza.

È noto che disturbi psicologici antenatali affliggono, in modo negativo, il benessere della donna e del feto. Infatti, le donne con elevati livelli di ansia o stress in gravidanza sono più propense ad avere neonati prematuri o di basso peso alla nascita. Inoltre, studi dimostrano che lo stress materno prenatale influisce negativamente sullo sviluppo e sul temperamento infantile.

Studi supportano i vantaggi sul benessere riportati dall’utilizzo della musica durante la gravidanza ed il parto in quanto a riduzione dei livelli di stress e ansia, ma anche in termini di gestione del dolore.

L’ascolto della musica a casa

Numerosi studi hanno comprovato come la pratica della musica a casa possa essere un fattore positivo di successo per l’esperienza della gravidanza, fornendo benefici psicologici quantificabili.

Uno studio condotto dall’Università del Kansas ha documentato come le donne che hanno utilizzato la musica anche a casa durante la gravidanza hanno, poi, riportato una percezione positiva della loro esperienza della gravidanza ed anche del parto, una riduzione del livello di ansia durante il parto ed un incremento dei livelli di supporto percepito. L’obiettivo dello studio è stato quello di verificare l’efficacia di un programma di musico – terapia applicato al travaglio e al parto.

I dati estratti da questo progetto indicano che le donne che partecipano ai protocolli di musico – terapia riportano una percezione della loro esperienza del parto molto positiva. Le differenze più grandi sono riportate in termini di percezione del supporto ricevuto, livelli di ansia e dolore.

Un ulteriore studio è stato condotto a Taiwan con l’obiettivo di esaminare gli effetti della musica sullo stress, l’ansia e la depressione nelle donne gravide. Il risultato di questo studio è stato che l’ascolto della musica per almeno 30 minuti al giorno riduce sostanzialmente i livelli di stress, ansia e depressione.

La musica nei corsi di accompagnamento alla nascita

Nel contesto dei corsi di accompagnamento alla nascita, il suono è lo strumento di regressione che rende mette in sintonia i partecipanti: il bambino, la madre e chi propone l’attività.

In tale momento, l’utilizzo del paradigma movimento – ritmo – suono non solo attiva nella donna gravida una relazione colloquiante con il mondo materno sonoramente connotato, ma dà l’avvio ad una comunicazione con il bambino più intensa e volta alla scoperta della sua creativa alterità.

Il canto è una delle possibilità da attivare durante i corsi. È la pratica che maggiormente attiva lo strumento corporeo; vari sono gli effetti che vi si associano come, ad esempio, la profondità del respiro, il sostegno del fiato, il controllo posturale, la risonanza ossea, la percezione di un’onda vibratoria che investe il bambino. Ma soprattutto a partire dalla materializzazione del suono all’interno del corpo, si realizzano pensieri sul trattenere e sull’espellere, le dinamiche antitetiche in gioco al momento del parto. Attraverso il sostegno del fiato si realizza il sostegno del sé. La postura necessaria alla corretta fonazione fa scoprire l’esistenza di un centro di equilibrio cosi importante nelle fasi più impegnative del travaglio. L’attività della muscolatura del torchio addominale anticipa il lavoro che si compirà quando il feto dovrà nascere. La vibrazione sollecita pensieri sul bambino, sentito come essere che partecipa al suono materno quasi nutrendosene.

La musica e il contenimento del dolore

Negli ultimi decenni, numerosi sono gli studi sull’utilizzo della musica in travaglio. I benefici riguardano lo stato psicologico della madre. Emerge come la musica incoraggia un atteggiamento positivo nei confronti della maternità, prepara la donna gravida all’esperienza del parto, induce un senso di rilassamento, riduce l’ansia, cerca di rendere positiva l’esperienza per la donna, incrementando un senso di benessere e riducendo la sensazione del dolore percepito.

Uno studio, condotto in Tailandia sul livello del dolore percepito dalle donne durante il travaglio, evidenzia come la musica fornisca un significante sollievo dal dolore nelle prime tre ore del travaglio e rallenti l’incremento del dolore per un’ora. Infatti, la musica, ed in particolare quella classica, riduce la sensazione e il dolore della fase attiva del travaglio. La qualità sedativa della musica aiuta le donne a rilassarsi e le distrae dall’incremento della sensazione dolorosa, causata dalla dilatazione cervicale e dalle contrazioni uterine.

l tempo ed il volume della musica devono seguire il regolare andamento delle differenti fasi del travaglio. Gli studi sostengono che durante il primo stadio del travaglio, la fase latente, la musica deve avere un tempo di 4/4, per seguire i movimenti di respirazione del torace lenti. In seguito, durante la fase attiva, il tempo della musica deve subire un incremento per seguire i movimenti superficiali di respirazione. Il volume deve essere aumentato, per poter favorire la concentrazione.  Durante il secondo stadio, il periodo espulsivo, è necessaria una melodia che funga da guida, con percussioni, ritmo pesante ed è auspicabile alzare il volume per sostenere le spinte attive della donna. Tuttavia, nel corso del travaglio, l’ascolto della musica è solitamente accettato solo nelle prime fasi, quando i tempi di recupero sono abbastanza ampi; l’aumentare dell’attività contrattile, infatti, con il riproporsi delle contrazioni secondo ritmi sempre più incalzanti, fa sì che il tempo musicale non sia più sintonico con quello mentale della donna. Il suono viene, allora, percepito come elemento di disturbo, mentre viene avvertita la necessità di un’immersione completa nelle sensazioni corporee.

Il canto

Quando si parla dell’impiego della musica in travaglio, non ci si riferisce solo al semplice ascolto della musica, ma anche all’utilizzo della voce. L’uso della voce avviene solitamente nella fase più impegnativa del travaglio. Questa, infatti, viene adoperata per esprimere il dolore, ed ha un ruolo fondamentale nella produzione di endorfine. Una corretta fonazione che si fonda tanto sul corretto atteggiamento posturale quanto sul sostegno del fiato, può ricaricare riempiendo lo spazio corporeo di vibrazioni, la cui percezione va a saturare i siti della percezione del dolore. Il canto delle vocali aperte e della consonante “M” nel corso della contrazione è senz’altro molto efficace a tale scopo.

Numerose sono le forze che devono essere messe in atto nel processo della fonazione. I più attivi sono:

  • i muscoli del torchio addominale anteriore, che danno luogo alla risalita del soffio e dell’energia
  • i glutei, che unitamente ai muscoli del torchio addominale producono il movimento basculante del bacino, capace di dinamizzare il respiro e di renderlo più lungo
  • l’appoggio diaframmatico, differente a seconda della natura delle emozioni espresse
  • la dilatazione costale posteriore, che realizza l’amplificazione vocale
  • il sostegno sottoclavicolare, per l’apertura toracica
  • l’appoggio della punta dei piedi, punto di forza e di equilibrio.

Cantando, si aumenta la capacità respiratoria e si libera il muscolo del diaframma da tensioni e contrazioni. In questo modo si induce il corpo ad uno stato di maggiore rilassamento.

La musica e il feto

L’esperienza prenatale è accompagnata dalle voci della madre e del padre che con le loro vibrazioni stimolano in modo irripetibile il sistema neurosensoriale del feto nel corso della sua formazione.

Di fatto, nell’utero, il feto si trova costantemente immerso in un “bagno di suoni” di natura sia endogena che esogena, i quali vengono assorbiti in maniera viscerale attraverso le orecchie, la pelle e tutto il resto del corpo. Essi si imprimono nella sua memoria e diventano parte intima del suo essere, segnando inevitabilmente la sua identità sonora.

I rumori endogeni, di origine materna e fetale, sono generati dal battito cardiaco, dai movimenti della peristalsi e dal sistema vascolare; pressoché continui, costituiscono un rumore di fondo che avvolge continuamente il feto.

Già dalla sedicesima settimana, il feto comincia a sentire e a rispondere agli impulsi sonori, ancora prima che la formazione dell’orecchio sia stata completata, e questo grazie alla stessa natura vibratoria dello stimolo che, propagandosi attraverso onde di pressione, viene percepito, oltre che per le vie uditive, anche per quelle tattili, le prime a giungere a maturazione.

Uno studio condotto ha dimostrato la maturazione della percezione della musica nel corso dell’ultimo trimestre di gravidanza, misurando sia i movimenti fetali che la frequenza cardiaca fetale. Risposte legate ai movimenti fetali non si osservano fino alla trentacinquesima settimana di età gestazionale, momento in cui sia il numero di feti che mostrano movimenti del corpo che la durata dei movimenti stessi aumentano, dopo circa tre minuti di stimolazione. Si passa, infatti, da un 32 %  di movimenti all’inizio della stimolazione ad un 55 % dopo tre minuti.

Figura 1: durata media dei movimenti fetali

Nei feti di tutte le età gestazionali del terzo trimestre, si evince, inoltre, una risposta cardiaca allo stimolo musicale. La maturazione della risposta cardiaca è evidenziata in termini di cambiamenti nella direzione della risposta, correlata all’età gestazionale e all’intensità del suono.

Figura 2: frequenza cardiaca media per i feti del terzo trimestre dopo 5 minuti dall’inizio della melodia

Dalle acquisizioni più attuali, emerge che sia la voce materna quanto quella paterna hanno specifiche proprietà. La voce paterna solleciterebbe i neurotrasmettitori delle connessioni neuronali del tronco e degli arti inferiori, mentre quella materna stimolerebbe l’attivazione neuro-senso-motoria della parte superiore del tronco. Per il feto, dunque, la voce dei genitori è un grande richiamo alla vita, che marca la sua esistenza in termini emotivi, affettivi e cognitivi.

Conclusioni

Dall’analisi degli studi, emerge come la musica aiuti le donne nel migliorare la percezione dell’esperienza del loro percorso nascita, in termini di percezione del supporto ricevuto, riduzione del livello di dolore, del livello di ansia e di quello dello stress. La dimostrata qualità sedativa della musica diventa uno strumento efficace nel sostenere le donne a raggiungere il giusto rilassamento durante il percorso nascita e a spostare la loro attenzione dal dolore e dalla paura nel travaglio di parto.

Dr.ssa Francesca Cavalieri – ostetrica


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