Secondo la mitologia indiana, e non solo, la musica ha origine divina e un grande potere.
In molte culture è attraverso la musica che l’uomo può contattare la sua vera natura; la voce è il veicolo per eccellenza per percorrere il sentiero della musica.
La conoscenza ed il sapiente utilizzo della musica sono in grado non solo di evocare e risvegliare la particolare energia insita nell’entità musicale ma anche di aprire la porta allo stato estatico nell’esecutore e in chi ascolta.
Come si svolge il concerto
Il rilassamento iniziale è fatto con lo scopo di attivare l’ascolto.
Come in ogni pratica yogica, ai partecipanti viene chiesto di mettere un’intenzione alla quale viene dedicato l’ascolto; questo permette di attribuire un significato profondo al concerto, che diventa così un’esperienza più profonda.
La musica è frutto di una composizione estemporanea che nasce dal dialogo sonoro e dall’intesa tra i musicisti e si svolge con luci molto basse.
Per poter creare questa condizione anche i musicisti stessi sono pienamente immersi nella pratica, e devono avere l’ascolto profondamente attivo per riuscire a instaurare un dialogo profondo, sia reciproco che con il pubblico.
Il ritorno, la parte finale, richiede qualche minuto.
Deve essere rispettoso dei tempi necessari agli ascoltatori per riprendere contatto con la realtà; viene guidato e condotto, dalla ripresa della coscienza del proprio corpo fino all’apertura degli occhi.
Si conclude con una condivisione delle esperienze (per chi lo desidera) e con uno spazio dedicato a eventuali domande e curiosità rispetto agli strumenti o alla modalità con cui si è svolto il concerto.
Chi è Nadia Braito
Canta e si appassiona allo strumento voce sin da piccola.
Si avvicina spontaneamente al jazz e all’improvvisazione vocale come mezzo di libera espressione della sua individualità.
E’ la voce del trio Three Spirits con il quale ha registrato il disco Blue Chorale prodotto da Abeat Records, insieme a Francesco D’Auria (batteria, hang, percussioni) e Stefano Dall’Ora (Contrabbasso, programming).
Nel 2017 la sua ricerca la porta a Rishikesh, in India, a studiare Nada Yoga, lo yoga del suono.
Il canto è la sua modalità più naturale per connettersi con la dimensione spirituale e con il mondo.
Da dove nasce l’idea
L’improvvisazione vocale ha sempre rappresentato per Nadia Braito la base dello studio e della sua ricerca musicale.
E’ stata molto influenzata dalla musica e dal pensiero dei Griot Dudù Kouate (Senegal) e Hado Ima (Burkina Faso), con i quali ha condiviso le prime esperienze di cantante.
Con la loro generosità e profonda esperienza, le hanno permesso di sperimentare in prima persona il trasporto e l’elevazione spirituale con cui la musica ci può mettere in contatto.
Il Griot, il cantastorie africano, rappresenta la connessione tra terra e cielo.
Il canto, soprattutto con l’improvvisazione vocale, ha una funzione liberatoria, meditativa e quindi curativa per se’ stessa.
L’esperienza di studio del Nada Yoga in India la ha avvicinata alla sua vera essenza; all’interno della scuola che ha frequentato si tenevano quasi ogni sera concerti in Savasana, con strumenti sempre differenti, a lume di candela.
L’improvvisazione musicale e la meditazione in India erano quasi gemelle.
L’incontro con Matilde al Totem Studio di Colico è stata la spinta che le ha dato la voglia di partire verso questa nuova avventura.
I concerti in Savasana sono nati da un’idea spontanea di Matilde Robustelli Della Cuna, Benny Bettane e Nadia Braito: una piccola scintilla che ha regalato una grande luce.
La ricerca del suono
In questi anni, Nadia Braito ha sviluppato una certa libertà vocale grazie allo studio della musica jazz, e soprattutto al suo carattere curioso e piuttosto libero.
Le piace sperimentare e cercare suoni sempre nuovi, con l’ausilio della sua ricerca nella strumentazione elettronica esalta ulteriormente questa sua propensione: le piace sorprendersi e non ha paura di rischiare se la finalità è quella di trovare vie nuove.
Finora Nadia Braito ha condiviso i concerti in Savasana con:
- Benny Bettane, Australia (Handpan)
- Dudù Kouate, Senegal (Strumenti e percussioni tradizionali africane)
- Fausto Radaelli (Gong, campane tibetane, campane di cristallo)
- NAAD TRIO con Marco Xeres (Basso) e Paolo Xeres (Tabla)
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