Tumore al seno: la prevenzione passa anche attraverso lo stile alimentare

Il tumore al seno è la più comune causa di tumore femminile, nei paesi ad alto, medio e basso reddito. I tassi di incidenza correlati all’età sono in aumento in molti paesi, soprattutto in aree in cui questa inizialmente era bassa, come il Giappone, la Cina e il sud-est dell’Europa.

I dati in Italia

Si stima che in Italia ogni anno vengano diagnosticati oltre 40.000 nuovi casi di carcinoma della mammella. Il numero di donne attualmente viventi in Italia che hanno avuto in passato una diagnosi di tumore al seno dovrebbe superare i 380000 casi. Le stime di incidenza, basate sulle statistiche di mortalità e di sopravvivenza e sui dati dei registri tumori, mostrano valori più alti al Nord, intermedi al Centro ed inferiori al Sud: i tassi di incidenza standardizzati per età sono del 30-35% più alti nel Nord che nel Sud. Le differenze geografiche si stanno, però, riducendo e sono quasi esclusivamente confinate alle età superiori a 50 anni: nelle donne più giovani l’incidenza è ormai simile in tutta Italia.

La sopravvivenza relativa (eliminata la mortalità dovuta a cause diverse dal tumore) delle pazienti con cancro della mammella è stata stimata in base ai dati dei registri tumori italiani. La sopravvivenza relativa a 5 anni è passata dal 65% per i casi diagnosticati alla fine degli anni ’70 al 75% per i casi diagnosticati alla fine degli anni ’80; in quest’ultimo periodo studiato, la sopravvivenza a 1, 3, 5, 8 e 10 anni dalla diagnosi è stata rispettivamente del 95, 84, 75, 68, e 64%.

Il carcinoma del seno è fino ad 8-10 volte più frequente nelle popolazioni occidentali ricche rispetto alle aree più povere del terzo mondo o del Giappone rurale. In generale è più frequente nelle popolazioni urbane che in quelle rurali e nelle classi sociali culturalmente o economicamente più favorite. Gli studi sulle popolazioni emigrate da paesi a basso rischio verso i paesi ad alto rischio indicano che le cause delle differenze internazionali sono da ricercare in fattori ambientali, intesi nel senso più ampio di ambiente fisico e culturale. In tale contesto, anche la condotta alimentare pare rivestire un ruolo non trascurabile.

Le cause del tumore al seno

Le cause eziopatogenetiche del carcinoma della mammella non sono ben conosciute. I fattori di rischio accertati o fortemente sospettati sono numerosi ed è probabile che possano interagire tra loro in vario modo. Pur individuandosi fattori di rischio di ordine genetico e familiare, endocrino, dietetico, ambientale e di abitudini di vita, oltre la metà dei casi di carcinoma mammario non è riconducibile ad alcun fattore di rischio noto.

Tabella 1 – Fattori di rischio per il carcinoma mammario (Dati F.O.N.Ca.M.)

La familiarità per il tumore al seno è correlata ad un rischio 2-3 volte maggiore di sviluppare la malattia. Alcune mutazioni, in particolare BRCA1, BRCA2 e p53 sono correlate ad un elevato rischio di tumore al seno. Queste mutazioni sono rare e costituiscono solo il 2-5% del totale dei casi. Frequentemente in queste donne il tumore insorge in giovane età e spesso è bilaterale.

I soggetti portatori di queste mutazioni hanno il 50-80% di probabilità di sviluppare un tumore della mammella nell’arco della vita contro il 10% della popolazione generale.

Il tessuto mammario, così come gli ormoni e lo stato dei recettori ormonali, varia nelle diverse fasi della vita. È tuttavia possibile che fattori di rischio individuali possano avere effetti diversi a differenti stadi di vita.

Un tempo prolungato di esposizione agli ormoni riproduttivi rappresenta un fattore di rischio, mentre la perdita della funzione ovarica in età precoce svolge un ruolo protettivo. Il menarca precoce, la menopausa tardiva, il fatto di non aver partorito, la prima gravidanza tardiva (oltre i 30 anni) incrementano il rischio. Per quanto riguarda la gravidanza, si è notato che essa provoca un aumento del rischio di carcinoma mammario negli anni immediatamente seguenti, successivamente ne determina una certa protezione, così come l’allattamento.

Gli ormoni giocano un ruolo importante nella progressione del tumore al seno, in quanto modulano la struttura e la crescita delle cellule epiteliali tumorali. Tumori differenti hanno diversa sensibilità ormonale. Alcuni carcinomi mammari producono anche ormoni, come fattori di crescita, che agiscono localmente, e possono sia stimolare che inibire la crescita tumorale.

Ampi studi epidemiologici hanno suggerito una possibile associazione tra tumore della mammella e dieta. L’obesità, con conseguente aumento della sintesi di estrogeni, l’assunzione di alcol ed il fumo di tabacco svolgono un ruolo favorente.

L’iperinsulinemia cronica, riscontrabile nelle donne obese, può in parte spiegare il legame tra fattori dietetici e genesi di un profilo ormonale ad alto rischio, con elevati livelli di estrogeni e androgeni. L’età a cui il seno si sviluppa e la menopausa sono entrambi influenzati dalla nutrizione. L’ipernutrizione porta a pubertà precoce e menopausa tardiva, mentre la denutrizione ritarda la pubertà e accelera la menopausa.

Cosa dice la letteratura

Uno dei campi più controversi nella ricerca su dieta e cancro è costituito dai tumori della mammella. Gli studi epidemiologici hanno dato risultati spesso contrastanti sia sui principi alimentari, in particolare sul ruolo del consumo di grassi totali e saturi, sia su specifici alimenti, ad esempio il latte e le carni.

La ragione di queste difficoltà potrebbe dipendere dalla scarsa accuratezza dei questionari alimentari, ma anche dal fatto che lo stile alimentare complessivo delle popolazioni ad alto rischio è più importante che non l’esposizione a singoli fattori, un aspetto che le tecniche epidemiologiche comunemente usate non sono in grado di valutare compiutamente.

Frutta e Verdura

Numerosi studi hanno cercato di dimostrare come il consumo di frutta e verdura possa ridurre il rischio di tumore della mammella. Grazie alla presenza di alcuni costituenti, quali i carotenoidi, i polifenoli, gli isotiocianati e i folati, che modulano lo stress ossidativo pro-tumorale, lo stato infiammatorio e la relativa espressione genica.

Dagli studi emerge che le donne che consumano cinque o più porzioni di frutta e verdura al giorno hanno una modesta riduzione del rischio rispetto a quelle che ne consumano due o meno (RR = 0.77, 95% CI = 0.58-1.02); questa associazione si evidenzia maggiormente tra le donne con familiarità  per tumore al seno (RR = 0.29, 95% CI = 0.13-0.62) o confrontandole con coloro che consumano 15 g o più di alcol al giorno (RR = 0.53, 95% CI = 0.27-1.04).

Soia e derivati

Nel corso degli anni si è sviluppato un interesse crescente sulla relazione tra il consumo di soia e il rischio di tumore al seno, legato al fatto che la soia è essenzialmente l’unica fonte di isoflavoni, composti difenolici che hanno una struttura chimica simile a quella degli estrogeni e che fanno parte di un’ampia classe di composti flavonoidi, potenti agenti anticancro.

Gli isoflavoni esercitano un’azione potenzialmente rilevante ai fini della carcinogenesi sia ormono-dipendente che indipendente.

È noto che i cibi contenenti soia sono componenti comuni della dieta dei paesi del Sud Est Asiatico. Il consumo medio giornaliero di una donna asiatica si aggira intorno a 20-50 mg, rispetto ad un consumo inferiore a 1 mg al giorno nelle società occidentali. Studi sui migranti hanno mostrato che, dopo successive generazioni, l’incidenza del tumore al seno nelle donne asiatiche trasferite diventa simile a quella delle donne occidentali. Inoltre, l’incremento dell’incidenza di tumore della mammella nelle donne cinesi va in parallelo con l’occidentalizzazione della dieta cinese.

Questi dati suggeriscono che la differenza del tasso di incidenza del tumore al seno tra le donne occidentali e quelle orientali è prevalentemente influenzato dagli stili di vita e dalle abitudini alimentari piuttosto che da aspetti genetici.

Uno degli aspetti più interessanti degli studi riguarda il fatto che l’effetto protettivo della soia osservato negli studi sulle popolazioni asiatiche risulta da un’esposizione agli isoflavoni che dura tutta la vita o, comunque, che inizia fin dall’infanzia. Infatti, alcuni studi sostengono che il consumo quotidiano di una porzione di soia, seppur modesta, che fornisca approssimativamente 5-8 g di proteine della soia e 15-25 mg di isoflavoni, potrebbe ridurre il rischio di tumore al seno in età adulta fino al 50%. Gli effetti antiestrogenici esercitati dagli isoflavoni sulla mammella durante l’infanzia e/o l’adolescenza mimano ciò che accade all’inizio della gravidanza riducendo notevolmente il rischio di tumore al seno.

Conclusione

Il tumore della mammella è una malattia multifattoriale, influenzata prevalentemente da fattori di rischio non modificabili, quali:

  • età,
  • sesso
  • predisposizione genetica.

I rimanenti fattori di rischio modificabili sono coerenti con un meccanismo ormonale, mediato principalmente dagli ormoni sessuali, androgeni ed estrogeni, ma anche da altri fattori di crescita.

Tra questi, un ruolo importante è svolto dall’alimentazione.

Dr.ssa Francesca Cavalieri – ostetrica


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