Le neoplasie della mammella sono in costante aumento e costituiscono oggi circa il 32% dei tumori femminili con 110 nuovi casi per anno ogni 100.000 donne. Oggi, però, grazie alla prevenzione, alla diagnosi precoce e a terapie sempre più mirate, è possibile, nella maggioranza dei casi, sconfiggere la malattia.
La prevenzione si basa su una serie di regole ed indicazioni che hanno lo scopo di ridurre la mortalità. In particolare, la prevenzione primaria è volta ad eliminare o diminuire l’esposizione ambientale ad agenti cancerogeni, modificando lo stile di vita. In questo modo il rischio di ammalarsi si riduce drasticamente.
Ciò significa, innanzitutto, contrastare obesità e sovrappeso, limitare l’assunzione di alcool, seguire una dieta a basso consumo di grassi animali, limitare il sale, non fumare e fare attività fisica costante e regolare. Fra gli alimenti che al contrario svolgono un ruolo protettivo nei confronti dello sviluppo del tumore al seno vi sono gli ortaggi a foglia, sia cotti che crudi, come spinaci, cicoria, bietola e lattuga.
La prevenzione secondaria, invece, si ottiene con la diagnosi precoce e la terapia delle lesioni pre-neoplastiche e pre-invasive, possibile grazie allo screening mammografico e a campagne di sensibilizzazione della popolazione.
E’ buona norma sottoporsi a controlli periodici almeno una volta l’anno, in modo tale da arrivare ad una diagnosi tempestiva del tumore che accresca notevolmente le probabilità di successo (guarigione di circa il 95% dei carcinomi trattati con diametro inferiore al cm e linfonodi ascellari negativi).
Il metodo più efficace per l’ individuazione precoce del carcinoma è la mammografia, consigliata ogni uno/due anni alle donne oltre i 40 anni. Nelle donne più giovani è consigliabile una visita senologica ed una ecografia mammaria dopo i 20-25 anni, in base anche agli stili di vita (assunzione di contraccettivi orali, terapie ormonali per la sterilità, gravidanza, ecc).
Alcuni tumori della mammella hanno carattere familiare ed ereditario per cui la presenza di più casi in famiglia dovrebbe condurre ad una visita oncologica di cosiddetto counselling genetico per capire se il rischio di sviluppare un carcinoma mammario sia aumentato o meno ed eventualmente quali indagini sia più opportuno eseguire.
Alessia Almasio