Arriva un certo punto della nostra vita in cui ci sentiamo pronti “per mettere su famiglia”. Ci sono coppie che hanno la fortuna, già dopo pochi mesi, di riuscire a coronare il proprio desiderio di genitorialità, mentre ce ne sono altre che necessitano di un pochino di tempo in più.
Ma quando quest’ultimo comincia a scorrere inesorabilmente, i dubbi che qualcosa non vada come invece dovrebbe, arrivano. E questo è del tutto normale.
L’infertilità di coppia colpisce moltissimi giovani e il problema è che se ne parla sempre molto poco.
Qual è dunque l’alternativa a questa situazione? È comunque possibile diventare madre o padre? La Procreazione Medicalmente Assistita (PMA) potrebbe essere una valida soluzione!
Ma non temere, ti spieghiamo tutto nelle prossime righe.
Cosa significa la parola “infertilità”?
L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) considera l’infertilità al pari di una vera e propria patologia. Quando si parla di infertilità ci si riferisce all’impossibilità di avere un figlio in modo naturale. Generalmente, se dopo 24 mesi di regolari rapporti sessuali mirati e non protetti non si riesce a procreare, si parla, appunto, di infertilità.
In Italia, le coppie colpite da questa patologia sono circa il 15%.
Questo stato può colpire indifferentemente sia l’uomo che la donna, ma si preferisce parlare in genere di “infertilità di coppia” non solo perché nella maggior parte dei casi ci possono essere elementi problematici in entrambi, ma anche perché spesso non tutte le cause della difficoltà ad avviare una gravidanza possono essere identificate in modo netto.
Cosa scatena l’infertilità e le possibili cause
Determinare il perché dell’infertilità di un paziente non è difatti sempre così semplice e scontato. Ci sono molti casi in cui si definisce “idiopatica”, cioè senza causa evidente, la sterilità, mentre talora ci si imbatte in patologie specifiche (ad esempio il varicocele per l’uomo e l’endometriosi per la donna, ma anche infezioni come la Chlamydia, ed altre ancora) che sembrano in grado di determinare già da sole il problema.
Fortunatamente però la scienza continua ad evolversi e la ricerca medica consente di conoscere sempre meglio questi quadri e di identificare terapie idonee. Anche l’Istituto Superiore di Sanità (ISS) in collaborazione con il Ministero della Salute, finanzia studi e ricerche in merito. E attraverso quest’ultimi si cerca di studiare fattori di tipo:
- ambientale,
- psicologici,
- clinici.
Non dimentichiamoci nemmeno del ruolo di condizioni quali fumo, obesità o eccessiva magrezza. Anche questi sono fattori estremamente importanti e in grado di influire sul naturale buon fine del concepimento.
Le patologie che concorrono all’infertilità
Nei casi di infertilità secondaria ad altre patologie, molti possono essere gli elementi coinvolti. Vediamo di ricordarne alcuni:
Negli uomini, tra le patologie che determinano l’infertilità, citiamo:
- varicocele,
- criptorchidismo,
- malformazioni genitali,
- infiammazioni testicolari,
- patologie prostatiche,
- patologie legate alla qualità del liquido seminale,
Nelle donne, invece:
- alterazioni tubariche,
- malattie infiammatorie pelviche,
- fibromi uterini,
- alterazione del muco cervicale,
- endometriosi,
- alterazioni ormonali,
- alterazioni ovulatorie,
- disfunzione della riserva ovarica,
Se nell’uomo lo spermiogramma è l’esame base da cui iniziare la valutazione (in caso di anomalie dovranno poi seguire gli approfondimenti del caso ad opera di specialisti andrologi ed urologi per comprendere le cause del problema), nella donna la valutazione è più complessa e necessita sin dall’inizio di uno sguardo ad ampio spettro ad opera di uno specialista ginecologo esperto in patologie della riproduzione, che possa indagare le varie componenti coinvolte.
L’importanza dei rapporti sessuali “mirati”
Sicuramente avrai già sentito parlare di rapporti sessuali “mirati”, ma cosa significa? È molto semplice in realtà: significa, nel vero senso della parola, organizzare e pianificare i rapporti sessuali in determinati momenti del mese. Infatti la fertilità femminile non è continuativa, e la donna può concepire solo se ha rapporti completi nei giorni dell’ ovulazione ed in quelli immediatamente precedenti e successivi.
Pertanto gli specialisti consigliano in primis di tenere monitorata l’ovulazione. Questo è un primo punto fondamentale per poter comprendere in quali giorni ci possano essere rapporti sessuali con possibilità di portare ad un concepimento.
Tieni a mente questa informazione importante: un ciclo mestruale di 28 giorni prevede l’ovulazione circa 14 giorni prima dell’inizio della mestruazione successiva.
Va anche specificato che ogni corpo è a sé per cui i dati non sono mai assoluti. Tuttavia, tenere un calendario mestruale può esserti molto utile.
Se invece tutto questo è per te “troppo matematico”, allora l’ideale è cercare di avere almeno tre rapporti sessuali alla settimana, meglio a distanza di un giorno tra uno e l’altro. Così facendo, dovresti comunque riuscire a coprire il periodo fertile, anche in caso di ovulazioni molto irregolari.
Fecondazione medicalmente assistita (PMA): quando farvi ricorso?
La Procreazione Medicalmente Assistita (PMA) viene consigliata nel momento in si riscontri uno specifico ostacolo al concepimento naturale, o vi siano comunque le condizioni che fanno rientrare la coppia in un contesto di ridotta fertilità.
Per cui, dopo aver sostenuto delle visite di coppia (presso ginecologo ed urologo esperti in tema di riproduzione), il medico ti illustrerà cosa significa intraprendere un percorso di questo tipo e come si articola.
Esistono tre livelli di PMA.
Il primo prevede la fecondazione “in vivo”. Ossia, l’obiettivo è quello di favorire il concepimento naturale. In questo primo livello rientra l’induzione dell’ovulazione, ovvero la stimolazione farmacologica della maturazione del follicolo ovarico e dell’ovocita in esso contenuto, per determinare l’ovulazione in un momento specifico e consentire quindi di avere rapporti sessuali mirati o di procedere tramite l’inseminazione intrauterina al trasporto degli spermatozoi all’interno del corpo femmile; la fecondazione (ingresso dello spermatozoo all’interno dell’ovocita) sarà poi naturale.
Il secondo ed il terzo livello comprendono tutte le varie tecniche di fecondazione (“in vitro”) dove l’incontro tra ovocita e sparmatozoo non avviene più naturalmente, ma, con tecnologie differenti, in laboratorio. Entrambi i gameti in questo caso vengono prelevati dalla coppia, e la fecondazione si realizza appunto al di fuori del corpo femminile.
I tre livelli di PMA: i percorsi
Queste metodiche prevedono dapprima un percorso specifico. Alla donna viene esercitata una multipla stimolazione ovarica in modo da ottenere quanti più ovociti maturi possibili. Essi vengono poi avviati alla fecondazione: la quantità degli ovociti raccolti è molto importante. Più aumenta il numero degli ovociti maturi da prelevare e più aumentano le possibilità di successo della PMA.
Gli ovociti prelevati possono essere conservati anche per anni in laboratorio (il cosiddetto “congelamento” degli ovociti) oppure avviati alla fecondazione; gli embrioni (ovvero i gruppi di cellule che inizialmente si formano a partire dall’ ovocita fecondato) possono a loro volta essere conservati per futuri tentativi di impianto, oppure trasferiti in utero per la ricerca della gravidanza.
Il secondo livello di PMA prevede la possibilità di impiegare due tecniche differenti: nella prima (FIVET), l’ovocita e lo spermatozoo vengono solo posti in piastra di coltura insieme, e la fecondazione vera e propria è spontanea; nella seconda (ICSI), invece, lo spermatozoo viene iniettato all’interno dell’ovocita.
Il terzo livello di PMA invece, si applica in caso di gravi forme di sterilità maschile: in questi casi, infatti, non si riesce ad avere una adeguata raccolta di spermatozoi semplicemente prelevandoli dall’eiaculato, e si rende necessario procedere ad un prelievo microchirurgico o con agoaspirazione dello spermatozoo direttamente dal tessuto del testicolo; segue poi una ICSI e, in caso di successo della fecondazione, il trasferimento dell’embrione in utero.
Perché la sensibilizzazione è fondamentale
È sempre molto importante, fin dalla pubertà, fare prevenzione anche relativamente ai problemi di infertilità. Infatti molte patologie che possono determinare difficoltà o impossibilità a procreare possono essere prevenute o risolte grazie a precoci valutazioni diagnostiche. Alcuni quadri possono già essere evidenziati in età neonatale o pediatrica, ma rimane poi fondamentale che sia i ragazzi che le ragazze a partire dalla pubertà effettuino regolari controlli urologici e ginecologici.
Un altro elemento su cui è bene porre l’attenzione è la curva della fertilità femminile: infatti, mentre nel soggetto maschile, a partire dallo sviluppo in fase adolescenziale, la produzione di spermatozoi rimane sostanzialmente attiva e stabile per molti anni (salvo che in caso di comparsa di patologie specifiche), nella donna non solo la fertilità è limitata – come abbiamo visto – ad alcuni giorni in ogni mese, ma soprattutto tende a raggiungere il suo picco intorno ai 16-18 anni per poi iniziare a decrescere rapidamente, e già dai 35 anni le possibilità di ottenere una gravidanza spontaneamente diminuiscono in modo drastico.
Questa riduzione purtroppo non viene più di tanto compensata dall’impiego di tecniche di PMA, che vedono a loro volta diminuire il tasso di successo in modo proporzionale all’aumentare dell’età femminile. Poiché in molti casi però le donne rinviano la ricerca di gravidanza ad un’età superiore ai 30 anni, sia per motivi personali che per ragioni di studio e lavoro, assume un ruolo sempre più importante la possibilità di prelevare e crioconservare (ovvero conservare a temperatura molto fredda, in azoto liquido all’interno di laboratori dedicati) gli ovociti. Questa tecnica consente alla donna di “mettere in cassaforte” ancora in giovane età i suoi ovociti (tutelandone non solo la quantità, poiché un ovaio giovane sarà capace di rispondere meglio alla stimolazione farmacologica e quindi produrrà più ovociti, ma anche la qualità: infatti questo tipo di congelamento blocca ogni tipo di attività biochimica all’interno della cellula, e quindi funge quasi da “macchina del tempo” per l’ovocita, che, quando verrà scongelato per portare avanti il tentativo di concepimento, avrà l’età biologica di quando era stato prelevato).
E’ importante presentare questa opportunità alle giovani donne, perché costituisce una strada per preservare la loro possibilità riproduttiva futura senza andare a scapito dei percorsi di studio, lavoro e realizzazione personale che nel frattempo desiderano portare avanti.
Il fattore psicologico
Infine, non possiamo non ricordare la grandissima importanza del fattore psicologico in ambito riproduttivo. Incontrare difficoltà nella ricerca di una gravidanza è sicuramente un elemento di forte stress che può avere ricadute gravi sul benessere dei soggetti coinvolti e sulla stabilità della coppia.
Il supporto psicologico è quindi fondamentale per aiutare i partners ad affrontare nel modo migliore quanto necessario, dalle indagini diagnostiche ai vari trattamenti, in modo che il percorso di ricerca di gravidanza possa essere seguito con la serenità e l’equilibrio necessari per la tutela del benessere della coppia.
La redazione in collaborazione con il Dr. Stefano Fracchioli – Medico Ginecologo a Torino
Monica Penzo – redazione
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