Oggi trattiamo un tema che sembra sempre essere più di una curiosità o di una valutazione da “medicina alternativa”, considerato che anche negli ultimi anni ha prodotto alcune centinaia di studi pubblicati e recensiti su PubMed.
Nella letteratura troviamo la valutazione del rapporto tra la lunghezza del 2^ dito e la lunghezza del 4^ dito per identificare una maggiore/minore predisposizione congenita alla produzione degli androgeni e/o alla loro sensibilità. Ne deriva un effetto sull’organismo nel suo complesso e nelle componenti genitali in particolare… in entrambi i sessi, per quanto con particolare significato negli uomini.
Differente sviluppo in uomini e donne
E’ ben noto che le differenze sessuali, ma anche quelle più generali, nella costruzione dell’organismo dipendono dall’equilibrio tra androgeni ed estrogeni nella fase fetale della vita. Si è costantemente osservato che una adeguata componente androgenica è fondamentale per lo sviluppo delle funzioni maschili.
L’azione ormonale dovrebbe sempre essere coerente con l’assetto genico, tuttavia nell’assetto genico non basta che ci siano i cromosomi corretti con i geni ben funzionanti… deve essere efficace anche la traduzione delle informazioni contenute nei geni.
Geni ed epigenetica: un effetto curioso
Il rapporto tra i geni e la loro efficace e/o corretta traduzione è ciò di cui si occupa sempre più l’epigenetica, cioè quella parte della scienza che valuta le modificazioni nella lettura e nella traduzione delle informazioni contenute nei geni stessi. I fattori che entrano in gioco sono molti e vanno dalle condizioni ambientali a quelle nutrizionali, a quelle materne in gravidanza e paterne nella formazione degli spermatozoi.
Un aspetto piccolo, ma che si è rivelato interessante, della differenza morfologica tra uomini e donne è osservabile nella lunghezza delle dita della mano, in particolare del secondo (indice) e del quarto (anulare) dito.
La differenza delle lunghezze deriva dall’influenza degli androgeni nella vita fetale e si propaga lungo la vita proprio per le modificazioni epigenetiche che si producono. Gli androgeni possono avere azione differente sia per la loro quantità circolante che per la sensibilità dei recettori a cui si devono legare per svolgere la loro funzione regolativa.
Rapporto tra le lunghezze del II e del IV dito della mano
I diversi studi statistici hanno dimostrato che negli uomini tale rapporto è minore rispetto alle donne, con un valore di separazione tra i due sessi pari a 0.970 ed oscillazioni di 0.005… Ciò significa che, tendenzialmente, gli uomini hanno un 2^ dito un poco più corto di quello delle donne, così come lo è il 4^ dito, e in ogni caso gli uomini hanno il 2^ dito è più corto del 4^ dito.
La necessità di precisione della misurazione dà ragione di valori di separazione sensibilmente differenti tra i vari studi e della necessità di usare un calibro molto preciso, meglio di tipo elettronico.
Svolgendo una sintesi tra i valori della letteratura, riportati per le diverse funzioni dell’organismo degli uomini ed in particolare per gli aspetti genitali, si può tuttavia collocare il valore soglia del rapporto 2D/4D a 0.950 con oscillazioni di 0.040. In questo modo si ottiene un accettabile se non buon riferimento di valutazione ai fini della determinazione della sensibilità agli androgeni (testosterone e DHT in via principale).
Rapporto e relazione con gli ormoni sessuali
Pertanto, un basso rapporto è sempre indice, ovviamente negli uomini, di una efficace o maggiore attività androgenica e, viceversa, un alto rapporto è sempre indice di una inefficace o minore attività androgenica… indipendentemente dalle ragioni che producono i quadri.
E’ pur vero che noi possiamo dosare sia gli androgeni (in particolare il testosterone e il DHT) e gli estrogeni (in particolare l’estradiolo), determinando così il rapporto espresso sia come E/T che come T/E, ma è anche vero che i dosaggi sul sangue hanno sempre il limite delle variazioni nello stretto arco di tempo intorno al prelievo. Comparare, pertanto, un dato stabile come il rapporto 2D/4D con i valori dei livelli ormonali e del loro rapporto ci consente di avere un quadro più definito della presenza degli squilibri o meglio della predisposizione ad essi, con i relativi effetti sulle funzioni generali e genitali.
Conclusioni
In sintesi, abbiamo a disposizione un parametro, assolutamente non invasivo e a costo nullo, che si è rivelato molto utile per:
- determinare lo stato di equilibrio tra l’attività degli androgeni e l’attività degli estrogeni negli uomini in ogni età ;
- verificare se alcune disfunzioni legate allo squilibrio tra androgeni ed estrogeni abbiano radici nelle fasi di sviluppo fetale, ovvero se quanto osservato sia dettato dalla evoluzione dello squilibrio che si è generato in quel periodo, ma anche successivamente nel periodo di sviluppo.
E’ questa una osservazione che può aiutare molto il medico, ed in particolare l’andrologo, e che nei diversi studi si è dimostrata efficace nella valutazione degli equilibri endocrini dell’asse sessuale e nelle relazioni tra questo e funzioni/disfunzioni dell’organismo maschile.