Una signora di 57 anni, in ottima salute, affetta solo da ipertensione arteriosa, mentre passeggia tranquillamente portando a spasso il cagnolino, avverte un dolore acuto, improvviso, a livello del polpaccio sinistro.
Il dolore è così intenso che la costringe a fermarsi e sedersi su una panchina.
Dopo alcuni minuti, riprende il cammino verso casa.
Prima diagnosi e conseguente terapia
A quel punto, un po’ preoccupata, anche se il sintomo sta pian piano scemando, chiama il suo medico che, nel pomeriggio, dopo averla visitata le riferisce che: “a livello del polpaccio si avverte una tumefazione profonda allungata, dolente alla compressione verosimile espressione di Trombosi Venosa Profonda”.
Pratica immediatamente una iniezione di Eparina a dosaggio scoagulante da ripetere per 15 giorni e richiede (con bollino verde) un Ecocolordoppler venoso.
Aggiunge anche un trattamento antibiotico ed un antinfiammatorio.
La signora si attiene scrupolosamente alla cura, prenota l’esame prescrittole che le viene programmato a distanza di 7 giorni.
Dopo 3 giorni dall’evento acuto, in seguito ad una crisi ipertensiva, accusa un violentissimo mal di testa e la comparsa di una emiparesi sinistra.
Ricoverata, la TAC evidenzia una emorragia cerebrale.
La prima diagnosi errata
Durante la degenza viene eseguito l’ecocolordoppler all’arto inferiore sinistro che dimostra l’assenza di trombosi e la presenza di un vasto ematoma sotto fasciale che, date le dimensioni, verrà drenato chirurgicamente.
A 6 mesi, la situazione clinica è in lento e progressivo miglioramento.
In fondo, clinicamente, il tutto si sta orientando in modo favorevole, ma…valutiamo il percorso clinico della Signora.
Gli errori nella prima diagnosi e nella terapia
1°) Non esiste alcuna patologia venosa che può esordire con un dolore acuto ed improvviso!! Si trattava in questo caso di una sindrome della pedrada o tennis leg. Fig.1-2
Figura 1
Figura 2
2°) La presenza di una tumefazione allungata,dura, dolente alla compressione è un altro segno di questa patologia, oltre alla comparsa, tardiva, di una soffusione emorragica sotto l’articolazione tibio-tarsica. Fig. 3
Figura 3
3°) Gli elementi sopradescritti depongono, in modo certo, per la Sindrome citata (spontanea rottura di un fascetto muscolare che avviene generalmente senza bisogno di eccessivi sforzi e che determina una tumefazione sotto fasciale a livello del muscolo gemello).
4°) Un trattamento con eparina (le punturine nella pancia) è oggi assolutamente abusato e messo in atto per qualsivoglia dolore agli arti prima di una diagnosi certa! A dosaggi scoagulanti, non può essere prescritto su un sospetto clinico, soprattutto di un medico non specialista.
5°) La richiesta di un esame strumentale (in questo caso assolutamente dirimente) col bollino verde non obbliga nessuna struttura a programmarlo entro 72 ore.
La legge prevede che tale tempo debba essere rispettato sull’intero territorio regionale, non presso la struttura ospedaliera “sotto casa”. Nel dubbio si doveva ricorrere ad un colloquio diretto con una U.O. idonea o ad una richiesta presso il Pronto Soccorso.
6°) La prescrizione della Terapia antibiotica è anch’esso un errore comunissimo commesso nella cura delle patologie trombotiche acute. Il rubor, in questi casi, e sintomo di infiammazione e non di infezione.
7°) Mancata applicazione di idonea terapia elasto-compressiva: caposaldo di tutte le flebopatie, acute e croniche e, in questo caso, anche della sindrome della pedrada, il cui nome deriva dal termine spagnolo “sassata” e si riferisce al sintomo di esordio per cui il paziente crede di essere stato colpito da un sasso lanciato da qualcuno.
Conclusioni
In sintesi, l’errore diagnostico ha portato ad una terapia scorretta, con due complicanze: il peggioramento della lesione emorragica a livello della gamba e la complicanza più grave legata alla crisi ipertensiva.